Egregio Signor Sottosegretario, mi permetto rivolgermi a Lei che in quanto persona per bene, cattolico dichiarato e, in più, titolare di un'importante onorificenza pontificia (Cameriere di Sua Santità o qualcosa di simile) è sicuramente in grado di comprendermi.
Lei ben conosce il significato della “correzione fraterna” nella dottrina cattolica.
Per chi non lo sapesse, ricordiamo che essa consiste nel dovere morale di tutti - e non solo di chi ha responsabilità pastorali - di correggere il fratello quando si accorgono del suo errore.
Lo prescrive la carità cristiana, ed essa va praticata con discrezione e rispetto, mai con atteggiamento risentito e senza aver l'aria di giudicare: è una prova di affetto verso tutti ed in particolare nei confronti delle persone che ci sono amiche.
Ebbene, Signor Sottosegretario, Lei è amico del nostro Presidente del Consiglio del quale è apprezzato consigliere politico, e appare spesso al suo fianco condividendo e appoggiando la sua azione politica, sul che non vi è nulla da ridire perchè, come Lei ben sa, oggi la Chiesa ritiene che il cattolico possa partecipare in partiti politici diversi, purchè in essi manifesti apertamente e, sostenga, all'occorrenza, con decisione, i propri principi religiosi e morali.
Ebbene, se, come ritengo, Lei concorda con i molti che criticano il comportamento privato del Presidente e talune sue dichiarazioni che contrastano con la dottrina cattolica, e che lasciano veramente stupiti e addolorati, glielo dica Lei, Signor Sottosegretario, di mettere la testa a posto, di non fare e dire certe scemenze, e di comportarsi come una persona per bene e responsabile.
Anche per evitare che qualcuno, in malafede, voglia affacciare l'ipotesi assurda e ingiuriosa che Lei, Signor Sottosegretario, condivida, del Presidente, non solo la politica, ma anche il resto.
Lei è certamente la persona più adatta per fare certi discorsi saggi e pacati al Presidente, e se Lei mi dicesse che, per dovere di coscienza, glieli ha già fatti, visti i bei risultati ottenuti vien da dire che il soggetto, come taluno va dicendo, sia veramente incurabile.
Giovanni Zannini
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