Il ministro Brambilla ha qualche tempo fa affermato che “se la Catalogna rinuncia alla corrida anche noi possiamo rinunciare a qualche palio – chiaro il riferimento a quello di Siena - che danneggia l’immagine dell’Italia e del “Made in Italy””.
Personalmente sono favorevole all’abolizione di quella manifestazione non tanto per motivi “umanitari” nei confronti di cavalli sfruttati e maltrattati che spesso ci rimettono la pelle di fronte alla folla plaudente, quanto per il fatto che la competizione e ciò che vi sta attorno costituiscono la mostra, una specie di esposizione di molti italici vizi che andrebbero criticati e non invece esibiti con compiacimento e quasi con fierezza.
In un momento in cui si criticano aspramente immoralità, intrigo ed “inciuci” in campo politico, e non solo, si assiste ad uno spettacolo indecoroso di indisciplina, di slealtà e di corruzione evidenziati da servizi giornalistici che spesso, per far colore, giungono perfino ad esaltarli.
A cominciare da capi contrada o loro emissari che, con borse gonfie di banconote, si aggirano di notte per ordire intrallazzi e alleanze spesso non rispettate; alla corruzione di fantini che prendono quattrini assicurando un certo comportamento in gara poi clamorosamente smentito per cui accade che qualcuno di essi giri poi prudentemente alla larga da Siena; ed ad occhiuti contradaioli che presidiano giorno e notte i loro destrieri ad evitare che si tenti di dar loro qualche malefico beverone, o di azzopparli.
Gli stranieri, ammaliati dallo stupendo spettacolo della piazza pavesata a festa, dalle note potenti di trombe e tamburi, dai colori dei drappi, dalle prodezze degli sbandieratori, dai costumi sgargianti e dalle beltà delle “madonne” che li indossano, guardano però con disgusto alla ”bagarre” delle ripetute false partenze in cui i “mossieri” non riescono a tenere a freno un branco di scalmanati, agli scalciamenti dei cavalli, ai fantini che tramano fino all’ultimo e che si scambiano nerbate furtive prima di avventarsi con furia belluina sul percorso ove tutto è permesso pur di arrivare primi alla meta, in una gara scomposta in cui a vincere non è il migliore ma il più furbo, e chi è maggiormente senza scrupoli.
Per cui mi permetto umilmente di raccomandare a Sua Eccellenza il Vescovo di Siena che collabora al buon esito del Palio benedicendo cavalli, cavalieri e capi contrada, di ricordare a questi ultimi le virtù dell’onestà e che, se si commettono delle birbonate occorre poi pentirsene ed anche fare il proposito di non commetterne più.
Ad evitare che qualcuno , sull’onda della provocazione del ministro Vittoria Brambilla, proponga di abolire il Palio di Siena o, quanto meno, di vietarne la visione ai minori di 16 anni.
Giovanni Zannini
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