La
guerra civile spagnola ebbe inizio il 17/18 luglio 1936 (quindi 70
anni fa) con il “pronunciamento” - la rivolta dei militari in
Marocco Spagnolo dei quali assunse il comando il generale Francisco
Franco Bahamonde - contro il governo legittimo del ”Fronte
Popolare” di sinistra uscito vittorioso dalle elezioni del 16
febbraio 1936.
E,
come tutte le guerre, vide un enorme dispendio, oltre che di vite
umane, anche di armi e di materiale bellico.
Dato
il sottosviluppo industriale spagnolo degli anni 30 e, quindi,
l’impossibilità di produrre armamenti (con l’eccezione di alcune
fabbriche nei Paesi Baschi ed in Catalogna), le forniture militari
dall’estero erano un necessità e per poter prevalere gli uni sugli
altri i due fronti contrapposti si dovettero rivolgere a nazioni
simpatizzanti per le due ideologie in contrasto: i nazionalisti di
Franco all’Italia fascista ed alla Germania nazista; il governo
spagnolo di sinistra all’Unione Sovietica.
Con
ciò il conflitto assunse una dimensione internazionale nonostante
l’esistenza di un “Comitato del non intervento” (cui
parteciparono 24 nazioni fra cui principali Inghilterra, Francia,
Germania, Italia e Unione Sovietica) che, sorto per “sterilizzare”
la guerra civile spagnola vietando ogni afflusso di armi nella
penisola, si manifestò organismo equivoco da nessuno rispettato e
men che meno da Italia, Germania ed URSS, definito dal Pandit Nehru
“la suprema farsa del nostro tempo”.
Ma
gli aiuti forniti da Italia e Germania ai nazionalisti del ribelle
generale Franco, e dall’URSS al legittimo governo repubblicano, non
furono gratuiti gesti di solidarietà fra gente che la pensava allo
stesso modo, sibbene vere forniture commerciali che esigevano il
pagamento di un prezzo.
L’Italia,
oltre a circa 50.000 (altri dicono 100.000) volontari che erano, in
realtà, soldati del regio esercito e camicie nere delle divisioni
“Littorio”, “23 Marzo” e “Fiamme Nere” con molti
reduci dalla guerra d’Abissinia), fornì da 7 a 800 aerei (fra i
piloti, Bruno Mussolini), carri armati leggeri (inferiori dunque a
quelli russi), artiglieria mobile, autoblindo, autocarri ed anche 90
unità navali fra cui sommergibili e cacciatorpediniere.
Da
“La guerra civile di Spagna” di Harry Browne si apprende che gli
aiuti italiani furono di tre volte superiori a quelli forniti dalla
Germania, che il pagamento avvenne a rate mensili e che dopo molto
tempo, alla fine del 1967 l’Italia addivenne ad una transazione con
i camerati franchisti accontentandosi di incassare un terzo del
credito maturato, mentre i tedeschi trattarono con i nazionalisti con
modalità di tipo più affaristico.
La
Germania aveva fornito 12000 uomini molto ben mimetizzati cui era
severamente proibito indossare le uniformi germaniche, un migliaio di
aerei (gli “Junker 52” da trasporto - cui si deve, con il primo
ponte aereo della storia, il trasferimento dell’Armata d’Africa
di Franco dal Marocco al sud della Spagna -, bombardieri “Heinkel
111” e “Junker 52”, ed i velocissimi “Messerschmitt 109”
da caccia in grado di competere con i “Chatos” ed i “Rata”
russi), fra cui quelli della Legione Condor, un’unità mista aerea
e carrista che contava 6000 uomini, responsabile del bombardamento su
Guernica, ed i cui carri armati riuscirono a contrastare validamente
quelli russi.
A
conflitto terminato essi trattarono con i nazionalisti con modalità
di tipo più affaristico.
Così,
alla fine, scrive Browne “i nazionalisti combatterono la guerra
soprattutto a credito“ al contrario di quanto accadde, come
vedremo, ai repubblicani con i loro compagni sovietici.
La
Russia, oltre a provvedere al reclutamento dei volontari
internazionali attraverso il “Cominform” e ad inviare 500
“consiglieri militari”, aveva costituito alla fine di agosto
1936, su ordine di Stalin, un apparato incaricato di spedire ai
repubblicani spagnoli aerei, carri armati, autoblindo, artiglierie ed
altre attrezzature militari cosicché la maggior parte degli
equipaggiamenti dell’esercito repubblicano era russa.
Ma
per il pagamento di queste forniture i sovietici, mettendo da parte
ogni solidarietà si dimostrarono con i compagni spagnoli freddi,
intransigenti e malfidenti, in stile con la peggiore mentalità
commerciale capitalistica.
I
primi aiuti militari dell’URSS (carri armati, autoblindo ed
artiglieria) arrivarono ai repubblicani spagnoli il 15 ottobre 1936
nel porto di Cartagena (base militare della Marina repubblicana) a
bordo della nave “Konsomol” solo dopo che un decreto del ministro
delle finanze Juan Negrin, firmato dal Presidente Manuel Azana e mai
sottoposto all’approvazione delle “Cortes” (il parlamento
spagnolo) aveva autorizzato il trasferimento dell’oro della Banca
di Spagna in Russia a garanzia del pagamento delle future forniture
militari.
E
nell’inserto-storia n.8 della “Domenica del Corriere” dal
titolo “La guerra di Spagna” a firma Ricciotti Lazzero si legge
che pochi giorni dopo arrivò a Cartagena, a capo di una missione
composta da agenti segreti ed esperti militari e da Paul Allard,
“colletto bianco” della pirateria finanziaria del Comintern, il
generale russo Alexander Orlov che aveva ricevuto un ordine cifrato
con il quale Stalin in persona gli ordinava di “disporre la
spedizione delle riserve auree spagnole nell’URSS per mezzo di un
piroscafo sovietico senza rilasciare sul posto alcuna ricevuta”.
Egli provvide perciò a far caricare il tesoro su di una nave
sovietica (la stessa Konsomol?) diretta a Odessa donde il prezioso
carico fu trasbordato su di un treno che lo portò a Mosca.
Si
trattava di 7800 cassette di legno tutte eguali contenenti 510.079
chili d’oro in lingotti e monete del valore di 1 miliardo e 582
milioni di pesetas dell’epoca costituenti il 78% del tesoro della
Banca di Spagna.
In
tal modo i sovietici si erano fatti pagare pronta cassa, in via
anticipata ed anche, a quanto si dice, guadagnandoci sopra: fu
infatti calcolato un divario contabile a favore della Russia fra il
prezzo degli armamenti da essa forniti ed il valore dell’oro dato
in pagamento.
Oltre
a ciò, i russi, assieme a materiale bellico nuovo e moderno,
rifilarono ai loro compagni spagnoli anche pezzi di artiglieria
obsoleti ed armi portatili antiquate.
Scrive
Adriano Bolzoni nell’articolo “1939: Morire a Madrid – Al resto
pensò Stalin” che all’arrivo a Mosca del treno carico dell’oro
spagnolo “”..Stalin offrì un sontuoso ricevimento e che tra le
risate di tutti, Nikolai Yezhov – detto “Il nano sanguinario” -
capo della polizia segreta e della NKVD disse, brindando:”Non
rivedranno mai più il loro oro così come non vedono i propri
orecchi.” “” Giovanni Zannini