Churchill di memoria ne aveva molta, moltissima, tanto da riempire ben 12 volumi sulla storia della 2a guerra mondiale che gli hanno valso il Premio Nobel per la Letteratura 1953: strano dunque che abbia dimenticato un'informazione che, oltrettutto, gli fa onore.
La guerra fra Inghilterra e Germania è appena scoppiata il 3 settembre 1939 e già i tedeschi assestano agli inglesi un brutto colpo.
La potente "Home Fleet" britannica è ormeggiata nella base di Scapa Flou, nelle isole Orcadi (Orkney), a nord della Scozia, un'immensa baia protetta da una serie di isole tra le quali esistono stretti canali ostruiti con navi affondate per impedire l'accesso ad eventuali audaci incursori: la sua sicurezza è considerata massima.
Ma non è così perchè alle 1,30 del 14 ottobre 1939 il sommergibile tedesco U 47 al comando del tenente di vascello Gunther Prien con un'audacia ed abilità eccezionali che tuttora suscitano ammirazione, riesce a violare Scapa Flou.
Approfittando di un'eccezionale alta marea, nonostante il mare mosso e le violente correnti, imbocca il canale Kirk Sound, sguscia fra le navi affondate che non costituiscono, come dovrebbero, un'ostruzione insuperabile, e si trova indisturbato - nessun allarme è scattato - al centro della base ove si eleva l'imponente mole della corazzata "Royal Oak".
Il sommmergibile lancia un primo siluro che colpisce la prua della grande nave senza arrecarle danni importanti e gli inglesi ritengono che si tratti di una deflagrazine dovuta ad un g uasto interno , ritenendo impensabile un'aggressione esterna.
Ma venti minuti dopo una salva di tre o quattro siluri colpisce in pieno la corazzata che in meno di due minuti si capovolge e affonda trascinando con sè 800 fra marinai e ufficiali compreso il comandante contrammiraglio H.E.C. Blagrove.
L' U 47, indenne, si mette in salvo percorrendo al contrario la rotta seguita all'andata.
Il fatto ha un'enorme risonanza negativa in Inghilterra ed il governo decide di abbandonare la baia in attesa del suo rafforzamento dislocando le navi nei porti di Firthof Forth, Cromarty Firth, Firth of Clyde e Loch Ewe.
I lavori di rafforzamento sono conclusi in 6 mesi ed il 12 marzo 1940 lo stesso Primo Ministro accompagna la flotta che riprende possesso della storica base.
Essi, effettuati per "porre riparo alle negligenze del tempo di pace" sono descritti dallo stesso Churchill.
Anzitutto, le tre entrate principali del golfo furono difese da mine e reti e si provvide a chiudere con navi affondate (in aggiunta, evidentemente, a quelle , come visto, già colate a picco, alcune addirittura durante la guerra 14/18) il passaggio di Kirk Sound attraverso il quale era penetrato il sommergibile tedesco. Oltre a ciò "una numerosa guarnigione armava la base e le batterie in continuo aumento. Avevamo progettato di mettere in azione oltre 120 cannoni antiaerei, numerosi proiettori ed una linea di sbarramento di palloni aerostatici per avere il controllo del cielo nella zona di ancoraggio della flotta. Non tutte queste misure erano state completamente messe in atto ma le difese aeree erano già formidabili. Un incessante servizio di pattuglie sorvegliava gli accessi al golfo ed una delle migliori installazioni Radar poteva in qualsiasi ora del giorno e della notte richiamare su Scapa Flou la protezione di due o tre squadriglie di "Hurricanes" dall'areoporto di Caithness".
Finalmente, conclude Churchill, ""la "Home Fleet" aveva una base. Era la famosa base da cui, durante la guerra precedente, la Marina di Sua Maestà aveva dominato i mari"" e che vide, aggiungiamo noi, l'ecatombe della flotta tedesca che, terminata la 1a Guerra Mondiale, concentrata a Scapa Flou in attesa della sua sorte, nel dubbio di esser divisa fra le marine militari dei vincitori preferì autoaffondarsi cosicchè la formidabile base inglese della "Royal Navy" britannica divenne la tomba di 54 unità su 74 della potente "Hochseeflotte", la "Flotta d'altomare" della marina tedesca.
Ed eccoci al punto della "dimenticanza" di Churchill supportata, tra l'altro, da un opuscolo illustrante un'opera altamente significativa: la "Chiesetta italiana di Orkney " che costituisce, per la sua singolarità, una meta per i turisti in visita alle Orcadi. Il piccolo, grazioso manufatto, tuttora perfettamente conservato grazie ad un comitato locale che si occupa della sua manutenzione, fu costruito da prigionieri italiani catturati in Africa settentrinale e trasferiti nelle isole Orcadi (Orkney) per essere adibiti ai lavori di rafforzamento della base di Scapa Flou ivi esistente.
Si legge, nel suddetto opuscolo, che i prigionieri italiani furono utilizzati per costruire una serie massiccia di strade rialzate in cemento , vere e proprie dighe, per bloccare i canali che fra isola ed isola portavano alla zona di ancoraggio della flotta, per evitare il ripetersi di "incidenti" come quelli causati dal sommergibile tedesco del tenente Prien.
"Il metodo scelto - si legge ancora - fu quello di gettare sul fondo del mare, da isola a isola delle massicce barriere di pietra e cemento.
La lunghezza totale delle 4 sezioni della barriera è di circa due chilometri e mezzo. In certi punti la profondità dell'acqua era anche di 18 metri. Come fondamenta furono posate sul fondo del mare più di un milione di tonnelllate di pietra e roccia, e sopra queste furono costruite le strade rialzate. Esse furono realizzate con 66.000 enormi blocchi di cemento che pesavano da 5 a 10 tonnellate l'uno. Questi blocchi sono collocati in posizioni diverse lungo entrambi i lati della barriera in modo che i loro spigoli ed i loro interstizi impediscano che la marea invada la strada che ci corre sopra".
L'immane impresa è documentata, nel fascicolo relativo alla chiesetta italiana di Orkney, da un dipinto di Domenico Chiocchetti, l'artigiano dotato di uno spiccato senso artistico che partecipò a quei lavori e che fu il promotore della costruzione della chiesetta effettuata con rottami ed altro materiale di scarto della costruzione delle dighe.
Esse furono denominate e sono tuttora conosciute come "Barriere Churchill".
Ebbene, di queste "barriere" che portano il suo nome e che attestano la sua inventiva e la sua intraprendenza, Churchill,
nella sua opera citata "La seconda Guerra Mondiale", non parla proprio.
Per evitare il protagonismo, o per semplice dimenticanza?
Padova 12.X.2016 Giovanni Zannini
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