martedì 10 dicembre 2013

LA PARALISI ITALIANA DA DEBITO

Francesco Gesualdi, autore di “Catene del debito e come possiamo spezzarle” così definisce su “Avvenire”  del 12-9-us. l’attuale situazione economica italiana. A suo parere, infatti,  la crisi è determinata dagli  interessi da pagare sul debito pubblico (i titoli di stato) che assorbono quasi completamente le entrate cosicchè poco, anzi,  pochissimo, rimane nelle sua casse  da dedicare alle manovre di politica economica.
Per comprendere il suo punto di vista, pensiamo ad un capofamiglia che abbia contratto un mutuo per l’acquisto della casa,  ed anche un contratto di assicurazione sulla vita per il caso che la sua morte improvvisa metta in pericolo la sussistenza della propria famiglia.
Fino a  che il contratto di mutuo sarà in corso, una gran parte del reddito di quel capofamiglia sarà destinato a pagare le rate dovute.
Ma allorchè quel debito sarà stato finalmente estinto, ecco che il capofamiglia avrà a disposizione l’importo fino ad allora destinato a pagarlo, e lo potrà utilizzare per migliorare, con una gestione attenta e responsabile,  le condizioni di vita della propria famiglia.               
Ma la polizza sulla vita? Certo, il capofamiglia dovrebbe continuare a pagare le rate di  quel debito che però,  essendo assai minore di quello del mutuo sulla casa, gli consentirà di utilizzare la maggior parte del  risparmio derivatogli  dall’estinzione del debito principale per la casa.
Lo stesso accadrebbe sul piano pubblico se lo stato potesse liberarsi, anche se non totalmente (dato che, così nel privato come nel pubblico, l’esistenza di un modesto debito è fisiologico) dal peso enorme degli interessi che esso deve pagare a chi gli ha prestato i soldi acquistando Bot e CCT.
Ed ove ciò si verificasse lo stato potrebbe finalmente disporre dei miliardi necessari per migliorare la pubblica istruzione, la sanità, l’ assistenza, le  pensioni e, di attualità, per effettuare quei  lavori pubblici necessari per evitare il dissesto del suolo che provoca micidiali allagamenti e spreco di pubblico denaro.
Occorre che, gradualmente, allo scadere di Bot e CCT lo Stato non  sia costretto ad emetterne altrettanti evitando che, una volta pagato un  debito, se ne debba subito contrarre uno nuovo.
Ma come può lo Stato finanziare le proprie spese senza i quattrini che incassa  vendendo  Bot e CCT?
Riducendo le spese con una politica decisa e coraggiosa vendendo, ad esempio, i propri immobili inutilizzati (come le caserme, che a Padova abbondano);  eliminando spese per enti inutili come il C.N.E.L. (Comitato Nazionale per l’Energia ed il Lavoro che non si sa bene a cosa serva), ed anche quelle per il Senato della Repubblica che andrebbe  eliminato e non trasformato in Camera delle Regioni, dato che allo scopo basterebbe un organismo molto meno numeroso, snello, moderno ed efficiente; riducendo il numero dei parlamentari ed i compensi loro e quelli di quell’altra miriade di pubblici amministratori;  aggredendo  pensioni d’oro scandalose che dovrebbero essere sottoposte ad un alto regime di tassazione destinando il risparmio relativo  al rafforzamento del personale per combattere l’evasione fiscale, e così via, lasciando a partiti, enti, associazioni ed anche a singoli cittadini di individuare e denunciare spese e sprechi da eliminare. E perché non pensare ad un premio (magari da calcolarsi sulle pensioni future, per non aggravare ulteriormente i bilanci)  per chi li  abbia evidenziati ed aiutato ad eliminarli? 
Anche le amministrazioni locali dovrebbero fare la loro parte: ferme le spese intoccabili per sanità, istruzione ed assistenza, si rinunci a ciò che sarebbe bello realizzare qualora se se ne avessero le possibilità. Per venire a noi: siamo certi di aver bisogno di un nuovo polo sanitario quando già la città dispone di un complesso ospedaliero che funziona bene e che potrebbe funzionare ancor meglio solo con qualche modesto intervento? Oltrettutto si eviterebbe un’ ulteriore cementificazione del territorio comunale. Molto bella la sistemazione di via Porciglia e di Piazza Eremitani, ma forse si sarebbe potuto tirare avanti con la viabilità  esistente, e destinare quei fondi agli asili e ad altri enti assistenziali.            
Ma, accanto a questi provvedimenti di finanza pubblica, occorre anche rivedere le nostre abitudini di privati cittadini instaurando  un tenore  di vita sobrio, diverso da quello del passato che è stato  superiore alle nostre reali possibilità, destinando il nostro denaro a saggi acquisti e non ad un vacuo consumismo.
Sono, questi, discorsi difficili, che solo politici ed amministratori generosi, attenti più al bene della società  che non alla propria carriera (ed alle prebende connesse), e non generatori di spesa per acquisire consenso (e voti), ma disposti a non assecondare richieste sbagliate, dovrebbero fare. Ed è di questi politici ed amministratori che abbiamo tanto, tanto bisogno.                                                                   Giovanni Zannini