Sia ben chiaro, a scanso di equivoci,
che non auspico certamente l'affondamento di quei natanti allorchè
navigano con il loro triste carico: non ci penso nemmeno.
Allorchè ci si trova di fronte, in
mare aperto, ad imbarcazioni cariche di gente in pericolo,
è dovere trarli in salvo: ma poi,
effettuato il salvataggio, fino all'ultimo uomo, sarebbe opportuno
(e non so se ciò avvenga) provvedere alla distruzione delle
imbarcazioni ad evitare un loro possibile riutilizzo criminale.
Ma allora, perchè non farlo quando
questi natanti sono ancora, vuoti, a terra, sulle spiagge
africane?
I luoghi d' imbarco non sfuggono
certamente alla polizia, e se il governo libico vuole veramente
collaborare con l'Italia (e pare sia così, tenuto conto degli
interventi, talora anche troppo rigorosi, delle motovedette da noi
fornite alla Libia) non dovrebbe essergli difficile provvedere al
sequestro o, addirittura, alla distruzione, sulla spiaggia, di quel
naviglio. A tal fine, si potrebbe, occorrendo, pensare alla
collaborazione dei libici con corpi speciali italiani che, addestrati
a compiti ben più impegnativi, potrebbero facilmente mettere fuori
uso l'intera flotta dei criminali eliminando così alla base,
radicalmente, il problema che, da troppo tempo, affligge il nostro
paese.
Fermo restando, però, che esso va
affrontato dall'intera comunità internazionale in maniera ordinata e
con quello spirito di solidarietà più volte invocato dal nostro
grande Papa Francesco.
Padova 7-6-2018
Giovanni Zannini