CHURCHILL E LA "LEGIONE GARIBALDI"
Fin dal giorno dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli alleati Churchill si sforzò in ogni modo di indurre gli italiani a separarsi da Mussolini ed a rovesciare il duce. E dopo che l’Italia ebbe perso l’Etiopia e fu sconfitta in Cirenaica egli tentò di indurre molti del gran numero di militari italiani di sentimenti antifascisti fatti prigionieri a combattere a fianco degli alleati.
Fin dal giorno dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli alleati Churchill si sforzò in ogni modo di indurre gli italiani a separarsi da Mussolini ed a rovesciare il duce. E dopo che l’Italia ebbe perso l’Etiopia e fu sconfitta in Cirenaica egli tentò di indurre molti del gran numero di militari italiani di sentimenti antifascisti fatti prigionieri a combattere a fianco degli alleati.
Nacque così, nel 1941 il progetto, appoggiato da Churchill, di
organizzare questi ex prigionieri in una “Legione Garibaldi” facendo leva
sull’esempio dei molti garibaldini che in passato avevano combattuto per
l’unità d’ Italia e che ora avrebbero dovuto salvarla abbattendo la dittatura fascista.
Il Primo Ministro inglese ipotizzava che tra “ le centinaia
di migliaia di prigionieri che abbiamo
preso” se ne sarebbero potuti selezionare “quattro o cinquemila…votati alla
liberazione dell’Italia dal giogo di Hitler e Mussolini”. Si sarebbe potuto
insediarli “in Cirenaica sotto bandiera libero-italiana trattandola non
diversamente da come sono trattate le colonie di De Gaulle sottoposte al nostro
controllo militare”: Da lì sarebbero partiti una forte propaganda antimussoliniana ed
anche missioni di antifascisti
clandestini in Sicilia e Sardegna che
avrebbero dovuto preparare il terreno per uno sbarco alleato e costituire i nuclei di una libera Italia.
Per raggiungere tale risultato il progetto prevedeva
anzitutto di separare i prigionieri di sentimenti chiaramente antifascisti dagli
altri più tiepidi o addirittura filofascisti,
per dare ai primi una nuova
cultura politica ed addestrarli al sistema militare alleato.
Il compito di creare la “Legione Garibaldi” fu affidato dall’inglese
S.O.E. (Special Operations Esecutive) a Peter Fleming, ufficiale del reggimento
“Grenadier Gards”, viaggiatore e scrittore, amante dell’avventura come del
resto molti altri componenti delle Missioni Militari Alleate che assistettero
ed organizzarono partigiani combattenti contro i nazifascisti in molte nazioni.
A tal fine Fleming creò la “Missione YAK” composta da una
mezza dozzina di uomini che, muniti dei fondi
necessari e di dizionari tascabili di lingua italiana che nessuno
conosceva, coperta da “priorità straordinaria”, raggiunse Il Cairo iniziando
ivi la sua attività.
Ma il suo fallimento fu completo perché non riuscì a
reclutare fra i prigionieri italiani un solo volontario disposto a far parte della costituenda Legione.
Non solo, ma non fu neppure in grado di trovare un De Gaulle
italiano disposto a comandarla: infatti la proposta di
affidarla al gen.Bergonzoli (detto
“barba elettrica”) fu respinta dal Ministero della Guerra britannico che lo
giudicò un “gabbamondo”.
Il progetto della “Legione” restò sulla carta, fu archiviato
e non se ne parlò più.
Peccato, perché una “Cobelligeranza” ben anteriore a quella
tardiva succeduta all’armistizio fra Italia ed alleati, avrebbe potuto
migliorare le future condizioni del trattato di pace.
E Fleming? La “Missione YAK”, dato il fiasco ottenuto, sarebbe stata cancellata se non vi fosse stato
il pericolo tedesco nei Balcani e la conseguente
necessità di assistere i partigiani ivi
operanti, il che egli fece, con il consueto spirito di avventura, di buon
grado.
Aggiungiamo, in argomento, che non ebbe miglior sorte un analogo tentativo di Randolfo Pacciardi che dopo la
fine della guerra civile spagnola alla quale aveva partecipato a fianco dei
repubblicani contro il gen.Franco, si era rifugiato negli Stati Uniti.
Ivi egli si attivò, ma senza esito, per creare una “Legione
Italiana” composta da prigionieri italiani antifascisti da affiancare agli Anglo-Americani;
ed una sua lettera al gen.De Gaulle per chiedergli di associare al suo
movimento “France Libre” la “Legione” che stava progettando, restò senza
risposta.
Padova 17-3-2016
Giovanni Zannini
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