Nulla a che vedere (come potrebbe suggerire l'intitolazione) con il “Lessico famigliare”, un libro di ricordi di Natalia Ginzburg che nel 1963 vinse il prestigioso “Premio Strega”.
Si tratta invece, qui, di evidenziare come il “lessico” (ossia il linguaggio) italiano si stia modificando in Italia specie sotto la spinta di avvenimenti che, negli ultimi tempi, hanno molto interessato la pubblica opinione.
Si direbbe, infatti, che sia attualmente in atto lo sforzo, da parte di taluni, di legalizzare rapporti che, in realtà, legali non lo sono affatto.
Si comincia da “cognato” che dovrebbe qualificare il fratello della moglie o del marito, mentre, impropriamente, lo si vuole attribuire anche al fratello della o dello amante.
Poi, la parola “suocera”, che qualifica, correttamente, la madre di uno dei coniugi, viene oggi da molti estesa anche alla madre di uno degli amanti.
Oltre a ciò, anche per la “moglie”, è in atto un tentativo di adattamento perché, mentre con tale parola si indica il “coniuge di sesso femminile”, si cerca, sempre più spesso, di attribuirla a chi donna lo è sicuramente, ma coniuge proprio no.
E si potrebbe continuare con nonni, zii, cugini e nipoti vari che, in realtà, non hanno alcun legame con la persona più o meno illustre della quale si desidera vantare la parentela.
Ma non è certo appioppando terminologie legali a rapporti interpersonali che di legale non hanno assolutamente nulla, che uno può mettersi in pace con la propria coscienza.
Giovanni Zannini
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