Perché Eroe non è solo colui che muore per la Patria (come nelle guerre di ieri) o chi si immola in difesa dei diritti civili di popolazioni oppresse da regimi dittatoriali e da violenze di ogni genere, o per ristabilire ordine, legalità e pace fra nazioni in conflitto (come, oggi, le missioni di “Peace Keeping” dell’ONU), ma anche chi dona la vita, come d.Ruggero Ruvoletto, mentre sta combattendo in campi di battaglia non meno insidiosi degli altri, contro miseria, ingiustizia, ignoranza, violenza, perDON RUGGERO RUVOLETTO
portare Cristo ove non è conosciuto o è, addirittura, perseguitato.
portare Cristo ove non è conosciuto o è, addirittura, perseguitato.
Ecco perché, di fronte alla sua bara, dopo aver rivolto la preghiera di affidamento della Sua anima al Signore, sono risuonati nella mia mente, solenni, i versi dei “Sepolcri” del Foscolo:” A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei morti…..”.
Quali “cose”, dunque, deve portare a noi Cursillisti l’esempio del sacrificio di d.Ruggero?.
Spingerci ad insistere con rinnovato vigore sulle vie indicate dai nostri padri fondatori, primo fra tutti l’indimenticato Eduardo Bonnin, raddoppiando le nostre preghiere al Signore perché ci aiuti nel nostro cammino.
Studiare e migliorare la nostra preparazione culturale ed approfondire i principi ispiratori del Movimento per dare maggiore efficienza alla nostra azione.
Reagire alla tentazione del quieto vivere che vorrebbe indurci a lasciare che il mondo vada come sta andando perché tanto non vi è niente da fare.
Rafforzare i vincoli che ci uniscono agli altri Cursilllisti per muoverci assieme ed esaltare la fratellanza solidale derivante dalla “filosofia” del “Gruppo”.
Cogliere ogni occasione per far conoscere maggiormente il Movimento e favorire la partecipazione ai nostri “Cursillos”.
Studiare il metodo migliore per recuperare quanti, dopo la meravigliosa esperienza dei tre giorni, si sono allontanati dal Movimento.
Se, dunque, non prenderemo lo spunto dal sacrificio di d.Ruggero per reagire al tran-tran e riprendere con rinnovato vigore il cammino, il nostro dolore sarà di facciata e non darà frutti.
G.
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