Il che, proseguono i tedeschi, giustifica anche il massacro di Cefalonia: poiché l’Italia (affermano)
dichiarò guerra alla Germania solo il 13 ottobre 1943, fino a tale data i
soldati italiani dell’isola erano loro alleati, e la punizione di un alleato che tradisce
deve essere esemplare
Ma va rilevato, a proposito di tutto quanto sopra, che
Mussolini ribaltò a sua volta sui
tedeschi l’accusa di tradimento allorchè
apprese che essi avevano condotto, senza dirgli nulla,
trattative con gli Alleati per por termine al conflitto e che la firma dell’armistizio era imminente,
se non, addirittura, già avvenuta.
Quando, infatti, nel corso del
drammatico colloquio avvenuto nel
tardo pomeriggio del 25 aprile 1945 nell’Arcivescovado milanese con i
rappresentanti della Resistenza italiana , egli apprese la notizia, ebbe una
violenta reazione affermando: ” I
tedeschi ci hanno dato la pariglia dell’ 8 settembre…Per una volta tanto si
potrà dire che la Germania ha pugnalato nella schiena l’Italia. I tedeschi ci
hanno sempre trattati come schiavi..” ritenendosi con ciò libero da ogni impegno verso di loro che il
maresciallo Rodolfo Graziani, presente
al colloquio, lo invitava, invece, a rispettare ancora.
La rottura dell’alleanza fra inglesi e francesi avvenne invece
con modalità ben diverse, alla luce del sole,
a seguito di ripetute trattative condotte fra di loro in base all’accordo stipulato il 28 marzo 1940 tra Francia ed Inghilterra che prevedeva il
divieto di trattative separate con i tedeschi per l’armistizio o per la pace.
L’argomento è diffusamente trattato nel volume III -
intitolato “Il crollo della Francia” - della monumentale opera in 12
volumi “ La Seconda Guerra Mondiale” di Winston Churchill, che nel 1953 gli valse
l’attribuzione del Premio Nobel per la Letteratura.
Quanto segue recepisce i fatti quali riferiti
dall’autore,ma l’autorevole riconoscimento del Premio Nobel attribuisce loro implicitamente serietà ed autorevolezza.
Per completezza, viene altresì
commentato un articolo a firma
Roberto Festorazzi apparso sul quotidiano “Avvenire” del 5 luglio 2011 dal
titolo “1940, il tradimento di Churchill” che esamina il problema dal punto di
vista francese.
LA FRANCIA IN GINOCCHIO
Nel giugno 1940 le truppe francesi ed alleate che
si battevano contro i tedeschi invasori erano sfinite.
Il generale Maxime Weygand, comandante supremo delle
forze armate francesi, riteneva impossibile proseguire la guerra ed era dunque
favorevole a chiedere l’armistizio mentre il solo giovane generale De Gaulle con pochi altri era
favorevole alla prosecuzione.
In tale drammatica situazione Paul Reynaud,
capo del governo francese, consapevole del solenne impegno assunto da
Francia ed Inghilterra con l’accordo del 28 marzo, in un incontro a Tours ove il governo
francese, lasciata Parigi, si era trasferito, riferì a Churchill che il
governo lo aveva incaricato di sondare le intenzioni britanniche ove la
Francia intendesse richiedere l’armistizio. Il Primo Ministro inglese rispose affermando
che, pur comprendendo le drammatiche condizioni in cui si trovava, la Francia
avrebbe dovuto proseguire la guerra a fianco degli inglesi: anche se avesse perduto
l’intero territorio metrolitano, la
lotta contro la Germania avrebbe potuto continuare dal Nord Africa francese,
Algeria, Tunisia e Marocco ove il governo
si sarebbe potuto trasferire.
Contemporaneamente Churchill sollecitò Reynaud ad
inviare un appello urgente al Presidente Roosvelt per sollecitare l’ intervento degli USA.nel
conflitto a fianco degli alleati, con il che la
resistenza francese ai tedeschi avrebbe potuto proseguire ed in tal modo la pace separata sarebbe stata
evitata. Intanto, in attesa della
risposta, i francesi erano invitati a “tener duro”.
Nonostante anche il convinto appoggio di Churchill alla pressante richiesta
francese, la risposta di Roosvelt fu
sconfortante: riconosceva ed ammirava l’eroismo dei francesi, avrebbe incrementato
gli sforzi per inviare agli anglo-francesi
aiuti
in armi e materiali, ma non poteva
dichiarare immediatamente guerra
alla Germania.Infatti la Costituzione degli Stati Uniti vietava e vieta al Presidente di prendere una decisione così importante: il
farlo avrebbe costituito un grave scandalo
e provocato le accuse di
comportamento antidemocratico e di abuso
di autorità nocivi soprattutto in vista delle elezioni che erano
alle porte in quel periodo negli USA.
A fronte di ciò i francesi tornano alla carica con
Churchill per ottenere dall’Inghilterra
l’autorizzazione a chiedere l’armistizio ai tedeschi : ed a questo punto la
situazione si fa confusa. “Gli
avvenimenti” scrive infatti il Primo Ministro inglese “avevano luogo con un
ritmo così vertiginoso al di qua ed al dilà della Manica, che sarebbe
ingannevole presentare il corso dei fatti come un flusso ordinato di discussioni e di decisioni”.
In risposta alla richiesta di Reynaud il gabinetto di guerra inglese decide di
concedere ai francesi l’invocata autorizzazione a sondare con i tedeschi i
termini di un armistizio a condizione che “la flotta francese salpi immediatamente per i porti britannici “.
Churchill scrive che tale decisione viene comunicata da lui, direttamente, per
lettera, al Primo Ministro francese Reynaud che l’accoglie assai tiepidamente : ma, poco dopo, lo stesso Reynaud viene invitato dagli inglesi a non tener
conto della comunicazione da essi
inviatagli.
Perché?
Subito dopo averla spedito , Churchill si era incontrato con De Gaulle
secondo il quale per convincere il
governo francese a proseguire la guerra
sarebbe stato necessario inviare a Reynaud
una proposta più audace, sensazionale ed allettante, che
avesse l’effetto di una bomba: la
proclamazione di un’indissolubile UNIONE DEI POPOLI FRANCESE E BRITANNICO il
cui progetto egli stesso ( assieme ad altri importanti personaggi, Sir Robert Vansittart ed il Magg.Desmond
Morton, inglesi, ed i francesi Jean Monnet e Renè Pleven) aveva predisposto.
Esso fu esaminato
da Churchill che in un primo momento non lo approvò, ma successivamente
(scrive) “il dolore per lo strazio della
nostra alleata ed il desiderio di fare qualsiasi cosa umanamente possibile per aiutarla” prevalsero
cosicchè il progetto fu approvato dal governo di guerra inglese e De Gaulle fu
autorizzato a consegnarlo a Reynaud.
UNA PROPOSTA SENSAZIONALE
Ecco dunque il testo – veramente clamoroso - della Dichiarazione che, se accettata dal
governo francese di allora, avrebbe
visto nascere in Europa una nuova nazione.
“”” DICHIARAZIONE
DI UNIONE.
IN QUESTO TRAGICO MOMENTO NELLA STORIA DEL MONDO, I
GOVERNI DEL REGNO UNITO E DELLA REPUBBLICA FRANCESE FANNO QUESTA DICHIARAZIONE
D’UNIONE INDISSOLUBILE E D’IMMUTABILE DECISIONE NELLA COMUNE DIFESA DELLA
GIUSTIZIA E DELLA LIBERTA’ CONTRO L’ASSERVIMENTO A UNO SCHEMA CHE RIDUCE IL
GENERE UMANO AD UNA VITA DI AUTOMI E DI SCHIAVI.
I DUE GOVERNI DICHIARANO CHE LA FRANCIA E LA GRAN BRETAGNA NON SARANNO
PIU’ DUE NAZIONI MA UN’UNIONE FRANCO-BRITANNICA.
LA COSTITUZIONE DELL’UNIONE PROVVEDERA’ A ORGANISMI ABBINATI DI DIFESA E DI POLITICA
ESTERA, FINANZIARIA ED ECONOMICA.
OGNI CITTADINO FRANCESE GODRA’ IMMEDIATAMENTE DELLA
CITTADINANZA BRITANNICA; OGNI SUDDITO BRITANNICO DIVERRA’ CITTADINO FRANCESE.
I DUE PAESI CONDIVIDERANNO GLI ONERI CONSEGUENTI ALLLE DEVASTAZIONI
BELLICHE IN QUALSIASI PUNTO DEI RISPETTIVI TERRITORI E LE RISORSE DI ENTRAMBI
SARANNO EGUALMENTE, E COME UNA SOLA, VOLTE A QUESTO SCOPO.
DURANTE LA GUERRA
CI SARA’ UN SOLO GABINETTO DI GUERRA E TUTTE LE FORZE DI GRAN BRETAGNA E
FRANCIA DI TERRA, DI MARE E DELL’ARIA SARANNO POSTE SOTTO LA SUA DIREZIONE. ESSO GOVERNERA’ DA OVUNQUE GLI SARA’
POSSIBILE. I DUE PARLAMENTI VERRANNO
UFFICIALMENTE ASSOCIATI. LE NAZIONI DELL’IMPERO BRITANNICO STANNO GIA’
COSTITUENDO NUOVI ESERCITI. LA FRANCIA TERRA’ LE SUE FORZE ARMATE A
DISPOSIZIONE IN TERRA, SUL MARE E NELL’ARIA. L’UNIONE SI RIVOLGE AGLI STATI
UNITI AFFINCHE’ RAFFORZINO LE RISORSE ECONOMICHE DEGLI ALLEATI E PORTINO IL
LORO POSSENTE AIUTO MATERIALE ALLA CAUSA COMUNE.
L’UNIONE CONCENTRERA’ TUTTE LE SUE ENERGIE CONTRO
LA POTENZA DEL NEMICO , OVUNQUE LA BATTAGLIA POSSA AVER LUOGO.
E COSI’
VINCEREMO.
“””
LA FRANCIA DICE NO E SI ARRENDE
Ma le speranze affidate a questo documento,
“extrema ratio” per convincere il
governo francese a desistere dalla richiesta d’armistizio, andarono deluse.
Esso era stato accolto dal Primo Ministro francese,
assai depresso, con grande soddisfazione
- come un “tonico” disse Sir Ronald
Campbel - sicuro che con quella carta in mano sarebbe
riuscito a convincere il governo a proseguire la guerra.
Ringalluzzito,
“con passo alacre”, scrive Churchill, egli si avviò per leggere il
documento al Presidente della Repubblica Albert Lebrun che si trovava in seduta
con il governo, ma la sua lettura, ripetuta per ben due volte, non ebbe l’effetto sperato.
Infatti Il gruppo disfattista contrario al
proseguimento del conflitto contro la
Germania, capitanato dal vecchio Maresciallo Philippe Pétain - che Reynaud aveva imprudentemente imbarcato nel suo governo - si dichiarò assolutamente contrario all’Unione
anglo- francese definita “piano dell’ultimo minuto”, “tranello”, “progetto per
imporre una tutela britannica alla Francia o portarle via l’Impero coloniale e relegarla al rango di Dominion”, concludendo che “l’unione con la Gran
Bretagna era la fusione con un cadavere”.
Alla fine, trascinato dall’autorevolezza del vecchio Maresciallo, il sentimento dominante in seno al Consiglio fu di rigetto della proposta che, neppure messa ai voti, dice
Churchill, “cadde da sé”.
Reynaud, stremato dalla tensione fisica e mentale cui era sottoposto da tanti giorni, mandò le dimissioni al
Presidente della Repubblica
consigliandogli, inspiegabilmente,
di convocare al suo posto Pétain.
Era il 17 giugno 1940.
Il giorno 22 dello stesso mese i plenipotenziari di
Francia, pur senza aver ottenuto lo svincolo ufficiale della Gran
Bretagna degli obblighi contratti con l’intesa anglo-francese del 28-3-1940, firmarono
a Rethondes l’armistizio con i tedeschi, su quello stesso vagone
ferroviario che nel novembre 1918
aveva visto la delegazione
tedesca piegarsi al “diktat” dei vincitori di allora.
LA BEFFA DI DE GAULLE
Oramai, dopo il divorzio, gli inglesi non avevano più alcun titolo per rimanere in
Francia .
Fra i partenti, il generale inglese Spears che aveva
fin ad allora collaborato con i colleghi
francesi contro i tedeschi.
Il 18 giugno
1940, il generale De Gaulle si recò
all’aeroporto di Bordeax per salutare il
generale inglese Spears, suo amico, in
partenza.
Churchill
racconta che Spears e De Gaulle si strinsero la mano e si dissero addio: ma
quando l’aereo cominciò a muoversi, De Gaulle, che evidentemente, essendosi fin
ad allora opposto strenuamente alla resa francese, fiutava il pericolo che i nuovi
governanti gliel’avrebbero fatta pagare,
vi saltò dentro e chiuse lo sportello mentre poliziotti e funzionari francesi,
forse in procinto di arrestarlo, “a bocca aperta – scrive
Churchill – osservavano il velivolo che, libratosi nell’aria, si allontanava
sempre più” .
E De Gaulle,
giunto in Inghilterra, si rivolse ai suoi connazionali con un discorso nel
quale fra l’altro disse: ”…La Francia non è sola. Essa ha un vasto Impero
dietro di sé; può unirsi con l’Impero
Britannico che regge i mari e continua
la guerra. Può utilizzare al massimo, come la Gran Bretagna sta facendo, le
vaste risorse degli Stati Uniti…”.
Così, in questo modo rocambolesco, nacque la
Resistenza francese che non volle rompere il vincolo che legava
indissolubilmente la Francia all’Inghilterra nella lotta contro il nazifascismo.
Giovanni Zannini
Nessun commento:
Posta un commento