Il 15 ottobre 1860,
sancita l’annessione delle Due Sicilie al Regno d’Italia, Garibaldi
considera conclusa la missione dei Mille
ed allarga lo sguardo all’infuori dell’Italia scrivendo di suo pugno un “Memorandum alle Potenze
d’Europa” che non può non stupire per la
lucida trattazione di argomenti tuttora di viva attualità: l’eliminazione delle spese militari ed il
conseguente disarmo.
Egli parte dalla considerazione che la Francia,
l’Inghilterra, la Russia, la Prussia, l’Austria (e altri “stati secondari che
per spirito di imitazione e per fare
atto di presenza, sono portati ad imitarli”) erano costretti, a causa “dello
stato agitato” dell’Europa ove “passiamo
la nostra vita a minacciarsi continuamente e reciprocamente”, a dotarsi di
eserciti sempre più potenti e costosi.
E ciò nonostante che in Europa “non solo la grande
maggioranza dell’intelligenza, ma degli uomini di buonsenso, comprende
perfettamente che potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo
perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri…che sembra
fatalmente imposta ai popoli da qualche
nemico segreto ed invisibile
dell’umanità di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza”.
Come, quindi, si chiede Garibaldi, eliminare quelle
cause “che rendono febbrile e tormentano
ogni giorno questo povero popolo?”.
“Che la Francia e l’Inghilterra” risponde, “ si stendano francamente,
lealmente, la mano, e l’Italia, la
Spagna, il Portogallo , l’Ungheria, il Belgio,
la Svizzera, la Grecia, la
Romania verranno esse pure, e per così dire, istintivamente, a raggrupparsi
intorno a loro”.
“Ma” si chiede ancora “in tal caso, dato che i conflitti interni
all’Europa sarebbero eliminati, che fare
di questa innumerevole massa di uomini
impiegati ora nelle armate e nella marina militare?”.
“La risposta è facile” afferma, ”nel medesimo tempo
che verrebbero licenziate queste masse… lo spirito dei sovrani non
più preoccupati dall’ambizione, dalle conquiste, dalla guerra, dalla
distruzione, sarebbe rivolto invece alla creazione di istituzioni utili… alle famiglie ed agli
individui. D’ altronde, la quantità incalcolabile di lavori creati dalla pace…ingoierebbe tutta questa
popolazione armata, fosse anche il doppio di quello che è oggi. La
guerra non essendo quasi più possibile, gli eserciti diverrebbero inutili e gli
immensi capitali strappati quasi sempre ai bisogni ed alla miseria dei popoli
per essere prodigati in servizio di sterminio, sarebbero convertiti invece a vantaggio del popolo in uno sviluppo colossale dell’industria, nel
miglioramento delle strade, nella costruzione di ponti, nello scavo di canali
che salverebbero dalla miseria e dalla ignoranza povere creature che in tutti
i paesi del mondo sono condannate
dall’egoismo delle classi privilegiate e potenti all’abbrutimento, alla
prostituzione dell’anima o della materia…”.
Infine, la conclusione, nobile, con un riferimento
a quel Dio (anche se non collimante in tutto con l’ortodossia cattolica) in cui Garibaldi credeva: “ Desidero
ardentemente che le mie parole
pervengano a conoscenza di coloro a cui Dio confidò la santa missione di
fare il bene , ed essi lo faranno certamente preferendo ad una grandezza falsa
ed effimera la vera grandezza, quella che ha la sua base nell’ amore e nella
riconoscenza dei popoli”.
Non è chi non veda come l’auspicio garibaldino di
un’Europa unita si sia in gran parte
realizzato – anche se molti passi in avanti si debbono ancora fare - con la
caduta delle frontiere, la moneta unica, un Parlamento rappresentativo ed una
legislazione comune in determinate materie per cui l’ipotesi di una guerra fra gli stati che costituiscono l’Unione Europea appare,
francamente, impensabile.
Eppure, di
disarmo, che dovrebbe essere la logica
conseguenza di un’Europa rappacificata, oggi non si parla proprio, dimentichi delle parole di un grande italiano
che ha passato gran parte della propria vita in mezzo al sangue ed al dolore
delle battaglie.
Anzi, ogni stato europeo continua tuttora non solo a mantenere le proprie forze armate, ma anche ad adeguarle ai più recenti strumenti di distruzione e di morte: ed anche
l’Italia dimentica dell’invito di un suo
grande figlio a riconvertire le spese militari in opere di pace e di benessere sociale, stanzia miliardi per l’acquisto di inutili
caccia-bombardieri e di inutili sommergibili.
Purtroppo,
quello che Garibaldi un secolo e mezzo fa definiva un “nemico segreto ed invisibile dell’umanità capace di
ucciderci con tanta scienza e raffinatezza”, esiste tuttora, è vivo e vegeto e
si chiama, con linguaggio aggiornato e
quasi elegante “lobby”, la “lobby delle armi”,
che tutti gli uomini di buona volontà (e speriamo che il partito che
vincerà le prossime elezioni, voglia occuparsene) debbono combattere e, speriamolo,
sconfiggere. Giovanni Zannini
Padova 9-1-2013
Nessun commento:
Posta un commento