La decisione dell’Europa e dell’Italia di armare le
milizie che si oppongono all’avanzata dei rivoluzionari dell’ISIS che intendono
istituire in Irak e nei confinanti stati mediorientali lo “Stato islamico dell’Irak e del Levante” è
certamente da approvare. Anche il Papa ha affermato che è legittimo fermare con
le armi la violenza di chi vuole imporre con la forza un regime assoluto
violatore della libertà altrui che non esita ad uccidere senza pietà chiunque
non condivida la religione islamica o, meglio, quello che essi, erroneamente,
affermano essere la religione dell’Islam.
Ciò premesso, si ritiene che la decisione presa
(l’invio delle armi ai controrivoluzionari) non sarà in grado di risolvere da
sola gli scottanti problemi che
assillano attualmente tutto il medio oriente se non sarà nello stesso tempo
accompagnata da interventi mirati ad eliminare le cause che a quella inumana,
feroce violenza, hanno dato origine.
Infatti, scopo dichiarato dell’autoproclamatosi
Califfato è quello di instaurare in Irak e Siria e, successivamente, in tutto
il medio-oriente, lo stato islamico, una società perfetta modellata secondo i
dettami del Corano e quindi priva di quelle ingiustizie sociali, politiche ed
economiche attribuite al mondo occidentale.
Se dunque fosse proprio quest’ultimo ad eliminare con
la cooperazione internazionale le ingiustizie sopra denunciate dagli estremisti
dell’ISIS ecco che sarebbero ad
essi sottratte quelle motivazioni che
spingono molti musulmani a seguirli ed a compiere orrendi delitti.
Andare, quindi, all’origine, per comprendere quali
sono le cause scatenanti della barbara violenza degli estremisti, per
combatterle ed eliminarle. Una politica del doppio binario, dunque, fermare con
le armi la violenza ma poi agire sul piano politico sociale in aiuto a
popolazioni miserabili perchè la sola
resistenza armata all’estremismo avanzante, e la sua sconfitta, non servirebbe a risolvere le problematiche
della società medio-orientale, ma solo a coprirle lasciandole, irrisolte, ardere sotto la cenere.
Un discorso, questo, che la società internazionale
dovrà decidersi, finalmente, a recepire,
e che saremmo lieti di sentir fare dal nostro Presidente del Consiglio aduso ad
affrontare problematiche incancrenite e per troppo tempo tollerate: che le
battaglie sin qui intraprese in campo internazionale per motivi umanitari si
vincono non solo sul piano militare ma anche, e soprattutto, su quello della
giustizia.
Giovanni
Zannini
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