martedì 13 marzo 2018

LA "PARTECIPAZIONE" SFUMATA


Negli ultimi anni la ricchezza che pur si è prodotta in Italia ha avuto una distribuzione anomala: infatti essa è andata ad arricchire i pochi che già lo sono raggiungendo solo in minima parte gli italiani meno abbienti, alcuni dei quali hanno avuto addirittura una riduzione delle loro già scarse risorse.
Perciò una politica sociale veramente attenta dovrebbe dedicarsi oggi alla redistribuzione della ricchezza per trasferirne una parte da quella minoritaria più ricca a quella più vasta dei poveri.
Si tratta allora di studiare le modalità per dare soluzione pacifica a questo problema opponendosi a prevedibili resistenze egoistiche con la forza della legge, evitando così il rischio che il risentimento sociale ricorra, malauguratamente, ad altre vie.
Tra i possibili mezzi vi è certamente la riforma del mercato del lavoro con la realizzazione della partecipazione dei lavoratori alla gestione ed agli utili delle aziende in cui lavorano: in tal modo verrebbe infatti a realizzarsi quel trasferimento di una parte di ricchezza prodotta dall'azienda, che non andrebbe più esclusivamenre a favore del datore di lavoro, ma anche dei suoi dipendenti.
Incredibilmente, solo pochissimi si sono accorti che questa importante riforma era stata realizzata dalla legge n.92/ 2012 - meglio conosciuta come ”legge Fornero” - approvata dal parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 3/7/2012.
Essa prevedeva all'art.4 che “al fine di conferire organicità e sistematicità alle norme in materia di informazione e consultazione dei lavoratori, nonchè alla partecipazione dei dipendenti agli utili ed al capitale, il Governo (Monti – ndr) è delegato ad adottare, entro 9 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, uno o più decreti legislativi finalizzati a favorire le forme di coinvolgimento dei lavoratori nell'impresa nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi” precisati in 7 punti redatti sul modello della “Cogestione” tedesca.
Malauguratamente i decreti legislativi destinati a dare pratica attuazione alla legge non furono emessi nei prescritti 9 mesi ed essa, per l'inerzia del Ministero proponente e la mancata vigilanza di politici e sindacalisti, fatalmente decadde.
Vi è però da augurarsi che il prossimo governo riprenda l'argomento cosicchè l'art.46 della Costituzione - ...”La Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende” - che dopo 70 anni è ancora inattuato, diventi finalmente, da mero programma, una concreta realtà.

Padova 3 marzo 2018 Giovanni Zannini

AMICI MUSULMANI, CORAGGIO


Gianromano Gnesotto nella sua rubrica “Buona settimana” sulle colonne de “La difesa del Popolo”, settimanale della Diocesi di Padova del 7 gennaio 2018 evidenzia la decisione di Papa Paolo VI di eliminare i Salmi 58,83 e 109 (cosiddetti “imprecatori”) perchè “la storia li aveva superati, stonavano”.
E' noto che la Chiesa, prima del Vaticano II, sconsigliava, se non addirittura vietava, ai fedeli, la lettura del Vecchio Testamento nel timore che il lettore considerasse esemplari, perchè contenuti nel testo sacro, fatti ed episodi accaduti in momenti storici oramai superati dalla civiltà e dal progresso, quali, ad esempio, le orrende stragi di donne e bambini dopo la vittoria sul nemico.
Ora la decisione papale invita i cattolici a leggere il Vecchio Testamento, fondamentale nella storia della Chiesa, assaporandone il valore sacro ed eterno sopravvissuto alle mutevoli variazioni del tempo e della storia.
E' auspicabile che anche nell'Islam si provveda all'aggiornamento del suo testo sacro, il Corano.
Si eliminino, o, almeno, si dica con la massima chiarezza, che alcuni versetti (come quelli, ad esempio, che invitano alla violenza contro gli “infedeli”) non vanno più osservati, lasciando in tal modo emergere in tutta la loro bellezza quelli che invece, invitano alla fratellanza, alla tolleranza, al rispetto delle altre religioni, alla Misericordia, di cui il Corano è ricco.
Già molte voci si sono levate in tal senso nel cosiddetto mondo musulmano moderato, ma è auspicabile che esse abbiano maggiore risonanza con un ordinato coordinamento, in modo da raggiungere, e convincere quei fedeli dell'Islam adusi ad una lettura letterale e pedissequa del Corano, che da esso vanno tolti quei “versetti” carichi di odio e di violenza che tanto allarme ed ostilità suscitano, purtroppo, nei confronti dei musulmani, in Italia e nel mondo intero.
Con lo stesso coraggio con cui noi cattolici abbiamo saputo togliere i salmi “imprecatori” dal Vecchio Testamento.

Padova 12-3-2018                                                                                            Giovanni Zannini