Dopo la morte, assai compianta,
della Lina, la soprano del coro della parrocchia di S.Bernardo, tutti, Parroco
in testa, si erano dati da fare per trovarle una degna sostituta.
Dopo molte ricerche andate a vuoto arriva un giorno da don Franco
Enrico Bonfigliolo, presidente del consiglio parrocchiale, che tutto trionfante
gli annuncia di aver finalmente trovato la
soprano. “E chi è?” chiede. “La Giovanna Benfatti” è la risposta. A quel
punto il buon don Franco fa uno zompo come se gli avessero messo uno spillo
sotto il sedere, e prorompe:” Che? Quella poco di buono, quella svergognata,
quella femminista incallita, quel pericolo pubblico che fa girar la testa a tutti i giovanotti del paese! Ma sei
impazzito, come hai il coraggio di farmi
una proposta del genere? Ti immagini la Giovanna nel coro con le gonne che gli arrivano
all’ombelico e certe scollature che non nascondono niente? C’è il rischio che tenori e baritoni,
distratti dalla sue grazie, facciano
delle stecche di troppo”, concludendo
con un deciso “ No, Enrico, della
Giovanna non se ne parla neppure!”.
L’altro, conciliante:” E’ vero, la Giovanna non è uno stinco di santo,
è allegra e piena di vita, e di morosi
ne ha avuti tanti. Ma la sua voce, don Franco, l’ha sentita? Un capolavoro:
intonata, potente, ma nello stesso tempo
dolce e delicata, e le note escono dal suo torace – ben sviluppato, come Lei sa -
con grande naturalezza, come se stesse bevendo un bicchier d’acqua. Sono certo che, se l’assumiamo, il coro farà
un salto di qualità anche da un punto di vista estetico - perché, diciamolo,
pur con tutto l’affetto per la defunta, la Lina aveva una gran voce, ma era
proprio racchia - e diverrà famoso”.
Ma niente da fare, quando quel benedett’uomo si metteva in testa una
cosa, non c’era verso di fargli cambiar idea.
Intanto il coro, orbato della voce della Lina, languiva, alcuni coristi
che disdegnavano di far parte di un coro così scassato se ne erano andati, e molti fedeli, delusi,
avevano preso a frequentare altre parrocchie dotate di un buon coro.
Ripetute audizioni per scovare una degna sostituta della defunta erano
andate a vuoto e quel giorno che don Franco, incontrando il fido capo del consiglio parrocchiale, gli chiese, affettando indifferenza:”Ne’,
Franco, quella Giovanna…”, l’altro si rese conto che finalmente il prete si era
arreso, e organizzò l’audizione.
La Giovanna arrivò tranquilla e, nonostante le raccomandazioni
dell’Enrico, con il solito vestitino un po’ tirato.
Ma quando la ragazza prese a cantare in
atteggiamento ispirato, con il viso cui
la soavità delle note dava un’espressione dolce, nuova e diversa da quella
consueta troppo sicura di sé ed anche un pochino strafottente, lo sguardo del
prete che la guardava in modo arcigno gradualmente mutò espressione: la
prevenzione lasciò il posto all’ammirazione sincera per quella voce stupenda ed
alla fine dell’Ave Maria di Gounod il buon Parroco si trovò, quasi inconsciamente,
ad unirsi al battimani che tutti i componenti della commissione esaminatrice
tributarono alla Giovanna, che perciò
fu, per acclamazione, immessa nel coro.
Ma non mancarono le difficoltà. Infatti, quando don
Franco, per annullare le curve in eccesso della ragazza, propose di dotare tutte le coriste di una
tunica che le copriva da capo a piedi, si trovò di fronte ad una reazione che
minacciò di mandare a monte l’intera operazione.”Cosa?” sbottò la Giovanna “io
mettermi addosso quello scafandro? Mica sono una monaca, io!” concludendo con
un “se il parroco non cambia idea, si cerchi un altro soprano” che mise in
grande difficoltà il buon prete.
Si aprì allora una trattativa lunga e delicata, con
fasi alterne ed alla fine fu raggiunto il seguente accordo: 1°- la gonna arrivi
al ginocchio, non un centimetro sopra!, e 2° - la scollatura giunga fino al
punto in cui il seno comincia a fiorire, ma, assolutamente, mai al disotto!
Superata anche questa difficoltà, la Giovanna finalmente
debuttò, e fu un trionfo: i fedeli tornarono a Messa nella parrocchia di
S.Bernardo, baritoni, bassi e tenori che
se ne erano andati si accalcarono
attorno alla Giovanna la quale, a furia di cantare in chiesa mise la testa a
posto e si sposò con il basso, un giovanottone pieno di salute con il quale
ebbe molti figli tutti belli e di sana e robusta costituzione.
Giovanni Zannini
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