mercoledì 6 agosto 2014

Racconto - LA CANTATRICE ALLEGRA

Dopo la morte, assai compianta,  della Lina, la soprano del coro della parrocchia di S.Bernardo, tutti, Parroco in testa, si erano dati da fare per trovarle una degna sostituta.
Dopo molte ricerche andate a vuoto arriva un giorno da don Franco Enrico Bonfigliolo, presidente del consiglio parrocchiale, che tutto trionfante gli annuncia di aver finalmente trovato la  soprano. “E chi è?” chiede. “La Giovanna Benfatti” è la risposta. A quel punto il buon don Franco fa uno zompo come se gli avessero messo uno spillo sotto il sedere, e prorompe:” Che? Quella poco di buono, quella svergognata, quella femminista incallita, quel pericolo pubblico che fa girar la testa a  tutti i giovanotti del paese! Ma sei impazzito, come hai il coraggio di  farmi una proposta del genere? Ti immagini la Giovanna nel  coro con le gonne che gli arrivano all’ombelico e certe scollature che non nascondono niente?  C’è il rischio che tenori e baritoni, distratti dalla sue grazie,  facciano delle stecche di troppo”,  concludendo con un  deciso “ No, Enrico, della Giovanna non se ne parla neppure!”.
L’altro, conciliante:” E’ vero, la Giovanna non è uno stinco di santo, è allegra e piena di vita, e  di morosi ne ha avuti tanti. Ma la sua voce, don Franco, l’ha sentita? Un capolavoro: intonata, potente,  ma nello stesso tempo dolce e delicata, e le note escono dal suo torace – ben sviluppato, come  Lei sa -  con grande naturalezza, come se stesse bevendo un bicchier d’acqua.  Sono certo che, se l’assumiamo, il coro farà un salto di qualità anche da un punto di vista estetico - perché, diciamolo, pur con tutto l’affetto per la defunta, la Lina aveva una gran voce, ma era proprio racchia - e   diverrà famoso”.
Ma niente da fare, quando quel benedett’uomo si metteva in testa una cosa, non c’era verso di fargli cambiar idea.
Intanto il coro, orbato della voce della Lina, languiva, alcuni coristi che disdegnavano di far parte di un coro così scassato  se ne erano andati, e molti fedeli, delusi, avevano preso a frequentare altre parrocchie dotate di un buon coro.
Ripetute audizioni per scovare una degna sostituta della defunta erano andate a vuoto e  quel  giorno che  don Franco,  incontrando il fido capo del consiglio parrocchiale,  gli chiese, affettando indifferenza:”Ne’, Franco, quella Giovanna…”, l’altro si rese conto che finalmente il prete si era arreso, e organizzò l’audizione.     
La Giovanna arrivò tranquilla e, nonostante le raccomandazioni dell’Enrico, con il solito vestitino un po’ tirato.             
Ma quando la ragazza prese a cantare in atteggiamento ispirato, con il  viso cui la soavità delle note dava un’espressione dolce, nuova e diversa da quella consueta troppo sicura di sé ed anche un pochino strafottente, lo sguardo del prete che la guardava in modo arcigno gradualmente mutò espressione: la prevenzione lasciò il posto all’ammirazione sincera per quella voce stupenda ed alla fine dell’Ave Maria di Gounod il buon Parroco si trovò, quasi inconsciamente, ad unirsi al battimani che tutti i componenti della commissione esaminatrice tributarono alla Giovanna, che perciò  fu, per acclamazione, immessa nel coro.
Ma non mancarono le difficoltà. Infatti, quando don Franco, per annullare le curve in eccesso della ragazza,  propose di dotare tutte le coriste di una tunica che le copriva da capo a piedi, si trovò di fronte ad una reazione che minacciò di mandare a monte l’intera operazione.”Cosa?” sbottò la Giovanna “io mettermi addosso quello scafandro? Mica sono una monaca, io!” concludendo con un “se il parroco non cambia idea, si cerchi un altro soprano” che mise in grande difficoltà il buon prete.
Si aprì allora una trattativa lunga e delicata, con fasi alterne ed alla fine fu raggiunto il seguente accordo: 1°- la gonna arrivi al ginocchio, non un centimetro sopra!, e 2° - la scollatura giunga fino al punto in cui il seno comincia a fiorire, ma, assolutamente, mai al disotto!
Superata anche questa difficoltà, la Giovanna finalmente debuttò, e fu un trionfo: i fedeli tornarono a Messa nella parrocchia di S.Bernardo, baritoni, bassi e tenori  che se   ne erano andati si accalcarono attorno alla Giovanna la quale, a furia di cantare in chiesa mise la testa a posto e si sposò con il basso, un giovanottone pieno di salute con il quale ebbe molti figli tutti belli e di sana e robusta costituzione.      


                                                                           Giovanni Zannini

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