Nel momento in cui è diffusa e condivisa la giusta ansia
di individuare riduzioni di spesa per favorire la ripresa dell’Italia ed uscire
dalla crisi economica che da troppo tempo ci attanaglia, viene sostenuta specie
da partiti e movimenti populisti alla ricerca
di facili consensi elettorali, la necessità di por fine alla
partecipazione di militari italiani alle operazioni di polizia internazionale
svolte sotto l’egida dell’ONU.
Questa richiesta è solo parzialmente condivisibile.
Non lo è allorchè si sostiene che l’Italia dovrebbe
disinteressarsi di quanto avviene nel mondo e rinchiudersi nei confini del
proprio stato senza tener conto che la globalizzazione impone invece un sistema
di sicurezza e di solidarietà internazionali simili a quelle vigenti all’interno di ogni stato.
E’ dunque doveroso l’intervento dell’autorità
internazionale (leggi ONU) per evitare conflitti fra stati, punire gli
eventuali aggressori, interporsi fra i contendenti per evitare violenze inumane,
ed anche attivarsi all’interno degli
stati per ristabilire la legalità violata
da avventurieri alla ricerca della
propria personale ricchezza ed anche per
metter fine a lotte tribali, etniche o di religione che provocano massacri
inenarrabili: ed è doveroso che a tali
operazioni partecipino militari italiani.
Ma è anche giusto che l’onere relativo a tali
interventi gravi sull’organismo deputato al mantenimento della pace e della legalità
nel mondo (l’ONU), e non sulle finanze degli stati che partecipano a tali
operazioni di polizia internazionale fornendo gli uomini a ciò necessari.
E allora si ai “Caschi blu” sul capo di soldati di
ogni parte del mondo, italiani compresi,
a questo pacifico esercito di pace: ma le spese relative le paghi l’ONU.
E si anche, all’interno di alcuni stati, a quelle
“basi” dell’ONU da considerarsi come “posti di polizia internazionale” pronti
ad intervenire all’occorrenza in caso di crisi in ogni parte del mondo, in sostituzione di
quelle basi militari USA disseminate in vari stati, fa cui il nostro (vedi Sigonella
e Vicenza), che costituiscono, diciamolo, un vero e proprio abuso, con il
riconoscimento ad una grande potenza (gli U.S.A. aventi interessi e finalità
proprie), di quel ruolo di garante dell’ordine mondiale che spetta invece, solo
ed esclusivamente, all’ONU.
Giovanni Zannini
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