UN INNO NAZIONALE CHE NON SI PUO’ CANTARE
Molti si stupiscono perché negli stadi dei
campionati europei di calcio allorchè
suona l’inno nazionale spagnolo i “diavoli rossi” restano, ostinatamente, in silenzio, al contrario di quanto fanno, più o meno, gli
atleti delle altre squadre nazionali.
A cominciare dagli Italiani che, appena la banda
attacca l’”Inno di Mameli”, si scatenano e cantano a squarciagola - a cominciare dal capitano Buffon in
atteggiamento ispirato e ad occhi chiusi
- che l’Italia s’è desta e che, per vincere la partita, son pronti alla
morte.
Gli spagnoli, invece, non fanno neppure una piega
limitandosi ad ascoltare, nel più assoluto mutismo, le note della “Marcha
Real”.
C’è chi dice che ciò dipenda dal fatto che sono un
po’ ammosciati a causa dello “spred” troppo alto rispetto ai titoli tedeschi, e
che perciò lo spirito patriottico che in
passato animava i loro cuori, ne abbia risentito.
Altri, invece, pensano che quei giovinotti, assai
abili nel palleggiare la sfera, lo siano assai meno nel canto, e che siano addirittura stonati per cui, ad
evitare brutte figure, è meglio tenere la bocca chiusa.
Ma la verità è diversa e dipende dal fatto che gli
spagnoli, e quindi anche i loro atleti, l’inno nazionale non lo possono cantare per il semplice fatto che le parole da cantare non ci
sono.
In sostanza, nell’inno nazionale spagnolo la musica
c’è, ed anche di pregio, ma il testo manca proprio.
La cosa è preoccupante e turba l’opinione pubblica
spagnola , e, dicono, anche il re, tanto è vero che è stato lanciato un
concorso per far “parlare” la “Marcha Real”, e già poeti, scrittori e semplici
cittadini si sono messi in moto per risolvere finalmente questo grave problema
e mettere così in grado gli atleti iberici di dimostrare, alla prossima
occasione, che il patriottismo, che tanto
animò in passato gli “hidalgos”, è
tuttora vivo e vegeto.
Giovanni Zannini
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