giovedì 3 gennaio 2013

DIVISE D'OGGIDI'

E’ innegabile che nell’uomo, ed anche nella donna   il fascino della  divisa è molto sentito. La divisa aumenta la prestanza dei belli e attenua gli  inestetismi di chi non lo è. Rende più maschio e virile l’uomo, mette in evidenza, nella donna, aspetti nuovi ed  inesplorati.
Fu il ventennio fascista l’epoca in cui la divisa ebbe la sua gloria: tutti ne ebbero una. Gli  impuberi quella di Figlio della Lupa poi via via, l’uomo in divenire indossava quella del Balilla  (il Moschettiere era il più pregiato, per via dei guantoni alla Aramis,  mentre i Tamburini erano guardati con rispetto perché tenevano alto il prestigio musicale italiano), dell’Avanguardista, del  Giovane  Fascista  e del “premilitare “ prima di approdare a quella grigioverde  del soldato , mentre l’orbace si manifestò prezioso  per la manifattura sarda oltre che  per ammortizzare la  pancetta di qualche gerarca non proprio longilineo.
Senza dimenticare, ovviamente, l’”escalation” delle donne che si sviluppava dalle Piccole Italiane (confesso che non ricordo se pur esse partissero da  Figlie della Lupa)  e Giovani  Italiane per approdare, alla fine, alla categoria delle Donne Fasciste con una vasta gamma  di specialiste quali le “Massaie Rurali” et similia.
E  l’Oscar della divisa,  in tempo fascista, sarebbe senza dubbio alcuno spettato a  Giuseppe  Starace famoso, oltre che per il  suo perentorio invito al  “Saluto al Duce”, per il suo sbizzarrirsi in divise “fuori  ordinanza” degne della fantasia del miglior creatore di mode.             
Confessiamolo: ad indossare la divisa nel Sabato Fascista o nei cortei, e poi, durante la ferma obbligatoria, quella di fante, marinaio o aviere,  specie se si apparteneva alla categoria scelta  degli  Ufficiali,un certo gusto lo si provava.
Ma oggi le cose sono cambiate: con la fine del fascismo e poi, con quella della coscrizione obbligatoria, le occasioni d’indossare una divisa sono assai diminuite.
E allora?
Per ovviare a questa crisi per i più giovani ci sono i Boy Scout (anche i comunisti ci provarono con i Pionieri, ma non pare abbiano avuto molta  fortuna ), mentre per gli adulti desiderosi di rendere evidenti le  proprie qualità ed  appartenenze  esistono fortunatamente per loro molte possibilità.
Ed ecco  le fiammanti, policrome e riflettenti divise della Protezione Civile,  quelle delle associazioni  di volontariato  per l’assistenza  umanitaria  (le varie Croci Rosse, Bianche o Verdi), le confraternite religiose fra le quali, a Padova, spiccano i mantelli azzurri indossati con molta fierezza dalla  Confraternita dei Macellai,  e quelli candidi  dei Cavalieri di Malta; le divise gallonate  dei piloti  delle società di trasporto aereo  e, accanto a loro, quelle leggiadre delle assistenti di volo.
Chi non ha titolo per indossare divise importanti, ne crea di nuove ed originali come i vari circoli sportivi,  ed ecco  plotoni di ciclisti sfrecciare sulle nostre strade indossando regolamentari magliette, calzoncini  e copricapi  tutti rigorosamente eguali e controllati con  cura alla partenza, gruppi di podisti recanti sulle loro sudate canotte il nome della loro, motociclisti coperti di cuoio sul quale appaiono simbologie  talora bizzarre ma rigorosamente eguali, per non  parlare delle più  elitarie casacche indossate da dame e “gentlemen” dei circoli ippici dei quali ostentano il nome ed  il  logo, o degli  innumeri cori che popolano l’Italia   e che affidano  l’armonia delle loro  voci anche a fazzolettoni, camiciotti o maglioni tutti eguali, per gli uomini, o a bluse, corpetti e, assai spesso, abiti lunghi, tutti seriali, per le donne. 
Certo,  è passata l’epoca  (salvo qualche reperto d’antiquariato   che resiste tuttora) delle divise scintillanti dei  militari, dei loro imponenti copricapi, delle spalline dorate o  dei galloni che ornavano i loro  avambracci, del blu austero o del bianco immacolato delle loro casacche, o del rosso fiammante delle loro brache.
Per fortuna, al giorno d’oggi, per  affermare la propria identità,  basta talora all’uomo la più pacifica  scritta apposta sul berrettino per indicare  l’appartenenza al “Circolo Bocciofilo Rionale”, alla squadra di calcetto  o al Club  degli “Amici del Baccalà”.
                                                                                                                                                        Giovanni Zannini

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