martedì 2 dicembre 2014

O POLITICI O PROFESSIONISTI

Le cronache hanno informato sulla scarsa  frequentazione – che lo pone al vertice di una singolare classifica ad hoc - delle aule del Senato da parte di un Senatore cittadino noto professionista principe del foro.
Ciò pone il problema se sia opportuno, come attualmente avviene ,   consentire a chi svolge un’attività professionale,  di  proseguirla una volta eletto al parlamento,  o se, invece,  vi debba essere incompatibilità. 
E’ infatti di tutta evidenza che una professione intensamente  vissuta impedisce al politico di dedicare, come dovrebbe, il suo tempo  alle incombenze cui  i suoi elettori lo hanno destinato e che egli ha liberamente, e sempre con piacere, accettato di svolgere.
Con la conseguenza che se, invece, queste due attività vengono contemporaneamente esercitate, il politico-professionista   viene a percepire  dalla collettività un compenso (come noto, non irrilevante)  per un’attività parlamentare che egli, nella realtà non ha svolto, e che si somma a parcelle spesso laute. 
E dunque il professionista al quale  è offerta una candidatura politica dovrebbe decidere se accettarla, e quindi sospendere la sua attività professionale in caso di elezione,  o se, invece, rinunciando all’offerta fattagli, proseguirla.
Non sarebbe dunque male se questo problema di giustizia e di equità venisse affrontato anche dagli ordini professionali e, auspicabilmente, risolto.

                                                                                                     Giovanni Zannini    

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