sabato 26 luglio 2014

QUANDO GLI INGLESI SPARAVANO SULLA "CROCE ROSSA" TEDESCA

Da “La seconda guerra mondiale”, la monumentale storia del secondo conflitto mondiale che meritò a Churchill nel 1953 il premio Nobel per la letteratura emergono fatti, episodi ed informazioni  del tutto ignorati dalla pubblicistica corrente e noti solo a pochi  specialisti.
Fra gli altri, una situazione creatasi  in occasione della cosiddetta “Battaglia d’Inghilterra” che vide contrapposti l’aviazione tedesca impegnata in una vasta azione di bombardamenti  destinata ad aprire la strada alla successiva invasione  delle forze di terra sul suolo britannico (l’operazione, poi abbandonata, denominata “Sea Lion”), e quella  inglese che ad essa disperatamente si oppose.
A seguito dei violenti scontri verificatisi nel cielo sopra la Manica nel luglio-agosto 1940, nella sue acque caddero  molti aviatori dell’una e dell’altra parte che, avendo avuto la peggio nei duelli aerei, o avendo dovuto abbandonare gli aerei colpiti dalla contraerea si erano salvati con il paracadute.
Per recuperare questi naufraghi la “Croce Rossa” internazionale aveva attrezzato degli aerei a ciò destinati portanti ben visibili sulle ali e sulle carlinghe le relative insegne: i tedeschi, però, nel luglio-agosto 1940  si erano attrezzati con aerei propri (ma ciononostante portanti le insegne della “Croce Rossa”) per recuperare ogni qualvolta ci fosse stata una battaglia aerea, i propri piloti precipitati in acqua.
Tale circostanza creò una situazione equivoca che Churchill nella sua opera non esita ad affrontare dichiarando legittima la decisione inglese di aprire il fuoco sugli aerei tedeschi pur contrassegnati (abusivamente) dalla “Croce Rossa”, intenti al salvataggio  dei propri piloti precipitati.
Il suo ragionamento , freddo e spietato, è reso  logico dalla drammaticità ed iniquità della guerra che mira al massimo annientamento del nemico.
I piloti tedeschi salvati dalle loro aeroambulanze, scrive, “avrebbero potuto tornare a bombardare di nuovo la nostra popolazione civile”, e dunque, in quanto ulteriore potenziale pericolo per gli inglesi,  dovevano essere  eliminati: per questo, scrive Churchill, “tutte le aeroambulanze germaniche furono allontanate o abbattute dalla nostra caccia su ordini precisi approvati dal gabinetto di guerra”.    
I piloti tedeschi abbattuti  li salvavamo noi stessi, aggiunge, “ogni qualvolta fosse possibile, e ne facevamo dei prigionieri di guerra” che, in quanto tali, contrariamente a quelli salvati dai tedeschi, non avrebbero più potuto nuocere ulteriormente all’Inghilterra.
I tedeschi, da parte loro, protestarono vivacemente per la decisione inglese, accusata di essere contraria alla “Convenzione di Ginevra”, ma essi replicarono che “essa non aveva previsto questo genere di guerra e che in essa non vi era accenno ad una simile contingenza” (ossia al caso di aeroambulanze “di parte” recanti, abusivamente, le insegne della “Croce Rossa”).    
Oltre a ciò, aggiunge Churchill,  “ i tedeschi non erano nelle condizioni ideali per lamentarsi dati tutti i patti, tutte le leggi di guerra  e tutti i solenni impegni ch’essi avevano violato  ogni qualvolta fosse convenuto loro”.
Alla fine, però,  conclude Churchill,  i tedeschi “abbandonarono l’esperimento ed i salvataggi marittimi per ambo le parti furono effettuati dai nostri battelli minori su cui i tedeschi, naturalmente, sparavano ad ogni occasione”.
Dunque: gli  inglesi sparavano sulle aeroambulanze tedesche intente a salvare i piloti tedeschi per impedire che essi potessero tornare  a bombardare l’Inghilterra; i tedeschi sparavano sui battelli inglesi intenti a salvare i piloti inglesi perché avrebbero potuto continuare ad impedire ai tedeschi di bombardare l’Inghilterra, e così la ferrea logica della guerra aveva vinto.
                                                                                                    Giovanni  Zannini  


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