mercoledì 9 aprile 2014

Operazione "Catapult" - DISTRUGGETE LA FLOTTA FRANCESE!

Le drammatiche vicende che portarono, durante la II guerra mondiale,  alla distruzione di numerose navi della flotta francese  da parte della  “Home Fleat” inglese – fino a poco tempo prima alleate nella lotta contro i tedeschi - sono rievocate da Churchill nel 4° volume della  sua monumentale opera “La  Seconda Guerra Mondiale“ che gli valse nel 1953  il premio Nobel  per la letteratura.
Le riassumiamo qui sottolineando che la rievocazione è di parte, anche se il prestigioso riconoscimento da parte  dell’autorevole consesso svedese consente di attribuir loro un sufficiente margine di credibilità.
Nel giugno 1940, dunque,  l’invasione tedesca della Francia  appare  irrefrenabile  nonostante la disperata resistenza dell’esercito francese e del contingente inglese sbarcato sul continente in suo aiuto.
I francesi, stremati, intendono chiedere un armistizio ai tedeschi per evitare ulteriori lutti, ma per fare ciò desiderano, correttamente, ottenere il consenso  degli inglesi con i quali sono legati da un’alleanza che prevede, fra l’altro, il divieto di trattative separate con i tedeschi per l’armistizio o per la pace.
Gli inglesi, pur rendendosi conto della drammaticità della situazione in cui si trovano gli alleati (e loro stessi con il proprio corpo di spedizione in Europa), ritengono invece che essi debbano continuare a resistere ed a sussistere come  nazione trasferendo il loro legittimo governo  nel nord-Africa, in Algeria facente parte della Francia come dipartimento d’oltremare, e da lì, potenziando le risorse del proprio impero coloniale, proseguire la lotta contro i tedeschi.
Per favorire l’accettazione del  proprio punto di vista, gli inglesi formulano ai francesi una sensazionale proposta che, secondo De Gaulle, sarebbe servita a convincere il governo francese a proseguire la lotta: l’Unione Franco-Britannica, una sola nazione nella quale “ogni cittadino francese godrà immediatamente della cittadinanza britannica e ogni suddito britannico diverrà cittadino francese”. Ma l’offerta fatta non ottiene il risultato voluto, ed allora gli inglesi si dichiarano disposti ad autorizzare  i francesi a trattare l’armistizio con i tedeschi, ma ad una condizione:”…che la flotta francese salpi immediatamente per i porti britannici durante i negoziati (per l’armistizio con i tedeschi - n.d.a.) ”.
La  proposta non ebbe alcun riscontro ufficiale da parte del Primo Ministro  M.llo Petain  (succeduto a Reynaud) salvo la generica affermazione  che la flotta francese non sarebbe mai caduta in mani tedesche.
Come si vede, il problema dello sganciamento della Francia dall’alleanza con l’Inghilterra fu grandemente condizionato dal problema della flotta Francese. Si trattava della quarta per importanza al mondo,  intatta e perfettamente operativa - al contrario dell’esercito francese in frantumi - ed era quindi comprensibile il desiderio,  sia da parte degli inglesi che dei tedeschi,  di neutralizzarla.
Le generiche assicurazioni dei francesi di cui sopra si è detto ebbero per la verità  conferma nei fatti allorchè il 27 novembre 1942 le navi francesi che si trovavano inattive alla fonda nella base di Tolone preferirono autoaffondarsi piuttosto che cadere in mano tedesca  per cui, a posteriori, si può affermare che  il crudele fratricidio poi attuato dagli inglesi forse non sarebbe stato necessario. Ma è comprensibile che in un momento così delicato, nel dubbio che tale promessa non venisse nella realtà confermata, gli inglesi temessero che alla fine quel prezioso naviglio potesse andare ad arricchire la forza navale dei tedeschi e degli italiani compromettendo ulteriormente, e forse definitivamente,  le sorti del conflitto.
D’altra parte, i francesi si trovavano in difficoltà ad aderire alla richiesta inglese di raggiungere i porti britannici perché -  come scrisse poi  a Churchill l’Amm.Darlan ministro della marina nel governo fantoccio di Vichy, giustificandosi di non aver dato quell’ordine – a suo avviso la violazione francese dell’armistizio siglato con i tedeschi   “avrebbe portato seco l’occupazione totale della Francia  metropolitana e del Nord-Africa” compromettendo anche quella parvenza di sovranità attribuita  dai tedeschi alla Francia “Non Occupata” guidata dal M.llo Petain.
Infatti,  l’art.8 dell’armistizio franco-tedesco prevedeva che la flotta francese “venisse concentrata in porti da stabilirsi  per esservi disarmata e demolita sotto il controllo tedesco o italiano”. Era dunque chiaro, scrive Churchill, “che le navi da guerra francesi  sarebbero passate sotto il controllo italo-tedesco quand’erano ancora totalmente armate”. E quale affidamento si sarebbe potuto dare al solenne impegno di Hitler  di non utilizzare le navi francesi per tutto il tempo della guerra?
Questa delicata situazione costituì un grave problema etico per gli inglesi e per Churchill il quale afferma che quella presa “fu una decisione odiosa, la più penosa e innaturale in cui fossi mai stato coinvolto”
Ne è conferma il tenore dell’ordine impartito al Vice-Ammiraglio inglese Somerville capo della “Forza H” di stanza a Gibilterra salpata alla volta di Orano: ”Vi viene affidato  uno dei compiti più difficili e sgradevoli  che un ammiraglio britannico abbia mai dovuto affrontare, ma abbiamo completa fiducia in voi e contiamo che voi lo eseguiate senza esitazione…Le navi francesi devono adempiere alle nostre condizioni  o autoaffondarsi  o essere affondate da voi prima di sera”.
L’operazione denominata “Catapult” scattata il 3 luglio 1940 prevedeva infatti “la cattura simultanea, il controllo o il disarmo o la distruzione di tutte le navi francesi su cui si potesse mettere la mano”.

Ma come era dislocata, che consistenza aveva la flotta francese al momento dell’armistizio franco-tedesco?
Nei porti inglesi di Portsmouth e di Plymouth erano alla fonda 2 corazzate, 4 incrociatori leggeri, alcuni sommergibili, 8 torpediniere  e circa 200 dragamine e cacciasommergibili, e non fu difficile da parte degli inglesi impossessarsene salvo la resistenza opposta dall’equipaggio di un grosso sommergibile, il “Surcouf”, che alla fine si arrese.
Ad Alessandria d’Egitto c’erano 1 corazzata, 4 incrociatori ed altro numeroso naviglio minore il tutto protetto da una forte squadra inglese da battaglia. Dopo prolungate trattative con l’amm.Cunningham, l’amm.francese Godfrey acconsentì a scaricare tutta la sua scorta di nafta, a smantellare la maggior parte delle sue torri corazzate  ed a rimpatriare alcuni degli equipaggi.         
Alla Martinica, nelle Indie occidentali francesi 1 portaerei e 2 incrociatori leggeri vennero immobilizzati dopo interminabili discussioni in base ad un’intesa con gli Stati Uniti.
A Dakar fu lanciato un attacco contro la corazzata “Richelieu” in avanzato stato di completamento che, colpita da un siluro, fu gravemente danneggiata.
A Casablanca si trovava la “Jean Bart” appena giunta da St.-Nazaire, una nave della quale non viene precisata la categoria, ma che Churchil descrive come “una nave-chiave” nella gara  per la supremazia navale mondiale: ma ancora incompiuta e priva di cannoni, non essendo possibile completarla a Casablanca, restò inoperosa in porto.
Ad Algeri  c’erano  7 incrociatori che riuscirono a lasciare il porto  raggiungendo la  munita base di Tolone.
Ma l’episodio più cruento e sanguinoso avvenne dinanzi al porto militare di Mers el-Kebir adiacente alla città di Orano in Algeria ove si trovavano 2 delle più belle navi della flotta francese, i moderni incrociatori da battaglia “Dunkerque” e “Strasbourg” oltre a 2 corazzate, parecchi incrociatori leggeri, numerose torpediniere, sommergibili ed altro naviglio minore.
La “Forza H” inglese del V.Ammiraglio composta dall’incrociatore da battaglia “Hood”, dalle corazzate “Valiant” e “Resolution”, dalla portaerei ”Ark Royal”, da 2 incrociatori e 11 siluranti,    partita all’alba dal porto di Gibilterra era giunta alle 9,30 al largo di Orano. Il comandante Somerville invia un suo brillante ufficiale, Hollande, già addetto navale a Parigi, noto per la sua francofilia, dall’ammiraglio  Gensoul comandante della squadra francese per informarlo degli ordini ricevuti ed indurlo ad evitare lo scontro violento. Gensoul non lo riceve e risponde per iscritto che “in nessun caso le navi da guerra francesi  sarebbero cadute intatte in mani germaniche o italiane e che alla forza si sarebbe risposto con la forza”.
Fallite le  trattative,  Somerville alle 17,54 ordina  il fuoco sulle navi francesi protette dalle batterie costiere.
Il bombardamento  dura una diecina di minuti ed è seguito da pesanti attacchi di aerei dell’aviazione della marina decollati dalla “Ark Royal”. La corazzata francese “Bretagne” salta in aria, l’incrociatore  “Dunkerque” si arena, la “Provence” s’incaglia sulla costa (ma entrambe riusciranno poi a raggiungere la base di Tolone dal momento che esse figurano fra le navi che ivi si autoaffondarono il 27 novembre 1942 – n.d.a.) La “Strasbourg” riesce ad allontanarsi e, sebbene attaccata  e danneggiata dagli aerosiluranti inglesi riesce a raggiungere Tolone ove già si sono rifugiati gli incrociatori fuggiti dal porto di Algeri.
Ha così fine questa tremenda lotta che ha visto contrapposti inglesi e francesi fino a poco prima volonterosi alleati contro i tedeschi,  che tante crisi provocò fra coloro che furono costretti a combatterla, e che dà adito a diverse considerazioni e giudizi fra quanti si sono occupati e si occupano della vicenda.
A suggellarne la drammatica realtà Churchill ricorda un episodio che ben evidenzia la singolarità del dramma: “...In un villaggio presso Tolone  c’erano due famiglie di contadini ognuna delle quali aveva perduto un figlio marinaio sotto il fuoco britannico di Orano. Fu deciso un servizio funebre durante il quale i familiari vollero che la bandiera britannica  fosse distesa sulle bare accanto al tricolore francese”.
Un omaggio a chi volle difendere la propria bandiera, ma anche a chi, dall’altra parte, per la  libertà dei popoli contro l’impero nazista,  fu costretto, suo malgrado, a combatterla.              Giovanni Zannini


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