La monumentale opera di Winston Churchill in 12
volumi “La seconda guerra mondiale” - che
gli valse l’Oscar per la letteratura 1953 - è una miniera di notizie e di
informazioni poco note al grande pubblico, e rivela anche, con grande
franchezza, alcuni casi di dissenso verificatisi fra inglesi ed americani in
tema di importanti scelte strategiche per la conduzione della guerra.
Fra queste, il dibattito sull’opportunità di
effettuare nel 1944 l’ “Operazione Dragoon”, lo sbarco alleato nel sud della
Francia appoggiato dagli americani e contestato, invece, dagli inglesi.
L’americano gen.Eisenhover, comandante supremo
delle forze alleate sul fronte occidentale, infatti, impegnato dopo il vittorioso esito
dell’ “Operazione Overlord” – lo sbarco in Normandia – in una durissima lotta contro i tedeschi che volevano fermarne
l’avanzata in Francia, riteneva che il principale sforzo alleato dovesse effettuarsi su questo fronte,
ritenuto più importante di ogni altro,
su quello italiano in particolare, affidato alla responsabilità del gen. Wilson comandante supremo del teatro del Mediterraneo.
E, onde facilitare il suo immane sforzo, Eisenhover
pretendeva un’azione di alleggerimento per
costringere i tedeschi a
dirottare su altri fronti parte delle divisioni che gli si opponevano. Per
questo fu decisa l’ “Operazione Dragoon” consistente nello sbarco di truppe
alleate sulle coste mediterranee della Francia meridionale, operazione che avrebbe anche dovuto
consentirgli, oltre all’apertura di un secondo fronte dove i tedeschi sarebbero
stati costretti ad accorrere, l’arrivo
di rifornimenti in uomini e mezzi dai porti mediterranei di Marsiglia e di Tolone.
In questa occasione, scrive Churchill, “si verificò la prima importante divergenza in fatto di alta
strategia fra noi ed i nostri amici americani”. Egli pensava infatti che
l’alleggerimento del fronte alleato in Francia potesse essere ottenuto anche da
uno sforzo sul fronte italiano ove gli alleati,
infranta la “Linea gotica”, dopo aver dilagato nella pianura padana
avrebbero potuto proseguire ad est, raggiungere Trieste e l’Istria, e, proseguendo, avanzare
in Austria ed Ungheria attraverso la sella di Lubiana puntando al cuore della
Germania da un’altra direzione. In tal modo, la riuscita dell’offensiva sul
fronte italiano avrebbe avuto la conseguenza di far arrivare
per primi gli alleati a Trieste, e poi a
Vienna “prima dei russi con tutto ciò che avrebbe potuto derivarne”. Churchill
vedeva lontano.
Ma il motivo principale della sua avversione all’
“Operazione Dragoon” era costituito dal fatto che parte delle truppe alleate a ciò necessarie
dovevano essere prelevate da quelle
schierate sul fronte italiano comandate dal gen.Alexander, che pure aveva
espresso il suo parere contrario, indebolendolo.
Alla fine prevalse il punto di vista americano al
quale il Primo Ministro inglese si assoggettò assai malvolentieri : ed in
agosto gli alleati presero l’iniziativa
sia sbarcando nel sud della Francia, sia iniziando, (nonostante l’emorragia
subita dalla 5° armata di Clark)
un’offensiva sul fronte italiano con lo scopo di infrangere la Linea Gotica.
L’ “Operazione Dragoon” iniziata il 15 agosto 1944
sotto comando americano ebbe successo, ma dallo sbarco Eisenhover non trasse tutti i benefici sperati perché i tedeschi, dopo una
debole resistenza, preferirono ritirarsi verso il nord della Francia per rinforzare
le difese contro di lui. Egli ne trasse però il beneficio di poter disporre dei porti di Marsiglia e Tolone dai
quali ricevette i necessari aiuti in uomini e mezzi.
Diverso fu l’esito dell’offensiva sul fronte
italiano ordinata dal gen.Alexander nonostante che le armate ai suoi ordini (la
5° statunitense del gen.Clark, e l’8° inglese del gen.Mc Creery) fossero state
gravemente indebolite dalla rapina a pro della contestatissima “Dragoon”.
Iniziata il 26 agosto dalla linea - grosso modo
all’altezza di Firenze – raggiunta dopo
l’avanzata seguita alla presa di Roma, essa aveva l’obbiettivo di sfondare la
Linea Gotica che sbarrava la strada verso la pianura padana.
Ma l’obbiettivo non
fu raggiunto: gli alleati avanzarono mediamente di 8/15 chilometri oltre le linee di partenza ma furono costretti dalla resistenza tedesca
a fermarsi sulle nuove posizioni conquistate. Dopo di ciò si verificò – scrive
sempre Churchill – “un certo ristagno su questo fronte a seguito del quale il
comando tedesco trasferì tre sue divisioni sul fronte francese rendendo ancor più difficile l’avanzata di Eisenhover”
che ne fu vivamente preoccupato.
Quali le cause di questo insuccesso?
Per diverse settimane, dall’inizio di luglio – “spietatamente”, scrive Churchill - erano
state portate via “unità e uomini di
prim’ordine al 15° gruppo di armate del gen.Alexander operante sul fronte
italiano e soprattutto alla 5° armata
comandata dal gen. Mark Clark che era stata “spogliata e mutilata” di
ben 7 divisioni, portando i suoi effettivi da 250.000 uomini a 153.000, per
costruire il corpo di spedizione per l’ “Operazione Dragoon”.
La “splendida armata” di Alexander, costituita da 25 divisioni, era “ridotta al
punto di non essere più in grado di ottenere risultati decisivi contro l’enorme vantaggio della difensiva”.
Eppure, insiste, se avesse potuto disporre anche solo di
metà degli effettivi che gli
erano stati sottratti a pro della “Dragoon”, Alexander nell’ offensiva del 26
agosto avrebbe potuto infrangere la Linea Gotica e “la campagna d’Italia
avrebbe potuto finire entro Natale”.
Invece l’ “Operazione Dragoon”, fortemente avversata
da Churchil che alla fine aveva dovuto subirla, fu causa dell’insuccesso
dell’offensiva alleata sul fronte italiano e, a causa di ciò, l’Italia sarebbe
stata completamente liberata solo dopo 8 lunghi mesi.
Scrive il Primo Ministro inglese: “…La puntata in
direzione di Vienna ci era negata…con tutte le splendide possibilità e le
magnifiche prede che ci si offrivano sulla strada di Vienna”. Tesi che egli
sottolinea in un messaggio 28-8-1944 al presidente Roosevelt allorchè scrive che “l’arrivo di
una potente armata a Trieste e nell’Istria fra 4 o 5 settimane avrebbe conseguenze
positive che non si limiterebbero al
campo strettamente militare. Forze di Tito saranno ad attenderci in Istria” e,
pare sottintendere, lì lo avremmo fermato.
Si possono a questo punto trarre, da tutto quanto
precede, due conclusioni.
Primo, la visione strategica di Churchill nella
conduzione della guerra dopo lo sbarco alleato in Normandia era stata molto più
ampia e preveggente di quella di Eisenhover che si era concentrato esclusivamente
su di un obbiettivo immediato - la
vittoria contro i tedeschi in Francia - disinteressandosi del futuro post bellico.
Secondo, se avesse prevalso il punto di vista di
Churchill, se le forze alleate sul fronte italiano non fossero state depredate
di effettivi a pro dell’ “Operazione
Dragoon”, l’offensiva di Alexander sarebbe riuscita nell’intento di sfondare la
Linea Gotica.
Di seguito gli
alleati sarebbero arrivati a Trieste e nell’Istria prima dei partigiani jugoslavi
e la tragedia della Trieste occupata da Tito, sarebbe stata evitata.
Giovanni Zannini
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