lunedì 4 novembre 2013

Churchill aveva ragione - TRIESTE E L' "OPERAZIONE DRAGOON"

La monumentale opera di Winston Churchill in 12 volumi “La seconda guerra mondiale”  - che gli valse l’Oscar per la letteratura 1953 - è una miniera di notizie e di informazioni poco note al grande pubblico, e rivela anche, con grande franchezza, alcuni casi di dissenso verificatisi fra inglesi ed americani in tema di importanti scelte strategiche per la conduzione della guerra.
Fra queste, il dibattito sull’opportunità di effettuare nel 1944 l’ “Operazione Dragoon”, lo sbarco alleato nel sud della Francia appoggiato dagli americani e contestato, invece, dagli inglesi.
L’americano gen.Eisenhover, comandante supremo delle forze alleate sul fronte occidentale,  infatti, impegnato dopo il vittorioso esito dell’ “Operazione Overlord” – lo sbarco in Normandia – in una durissima  lotta contro i tedeschi che volevano fermarne l’avanzata in Francia, riteneva che il principale sforzo alleato  dovesse effettuarsi su questo fronte, ritenuto più importante di  ogni altro, su quello italiano in particolare, affidato alla responsabilità  del gen. Wilson  comandante supremo del teatro del Mediterraneo.         
E, onde facilitare il suo immane sforzo, Eisenhover pretendeva un’azione di alleggerimento per  costringere  i tedeschi a dirottare su altri fronti parte delle divisioni che gli si opponevano. Per questo fu decisa l’ “Operazione Dragoon” consistente nello sbarco di truppe alleate sulle coste mediterranee della Francia meridionale,  operazione che avrebbe anche dovuto consentirgli, oltre all’apertura di un secondo fronte dove i tedeschi sarebbero stati costretti ad accorrere,  l’arrivo di rifornimenti in uomini e mezzi dai porti  mediterranei di Marsiglia e di Tolone.
In questa occasione,  scrive Churchill, “si verificò la prima  importante divergenza in fatto di alta strategia fra noi ed i nostri amici americani”. Egli pensava infatti che l’alleggerimento del fronte alleato in Francia potesse essere ottenuto anche da uno sforzo sul fronte italiano ove gli alleati,  infranta la “Linea gotica”, dopo aver dilagato nella pianura padana avrebbero potuto proseguire ad est, raggiungere  Trieste e l’Istria, e, proseguendo, avanzare in Austria ed Ungheria attraverso la sella di Lubiana puntando al cuore della Germania da un’altra direzione. In tal modo, la riuscita dell’offensiva sul fronte italiano avrebbe avuto la conseguenza  di  far arrivare per primi gli alleati a Trieste,  e poi a Vienna “prima dei russi con tutto ciò che avrebbe potuto derivarne”. Churchill vedeva lontano.   
Ma il motivo principale della sua avversione all’ “Operazione Dragoon” era costituito dal fatto che  parte delle truppe alleate a ciò necessarie dovevano essere  prelevate da quelle schierate sul fronte italiano comandate dal gen.Alexander, che pure aveva espresso il suo parere contrario, indebolendolo.
Alla fine prevalse il punto di vista americano al quale il Primo Ministro inglese si assoggettò assai malvolentieri  :  ed in agosto  gli alleati presero l’iniziativa sia sbarcando nel sud della Francia, sia iniziando, (nonostante l’emorragia subita dalla  5° armata di Clark) un’offensiva sul fronte italiano con lo scopo di infrangere la Linea Gotica.
L’ “Operazione Dragoon” iniziata il 15 agosto 1944 sotto comando americano ebbe successo, ma dallo sbarco Eisenhover non  trasse tutti  i benefici sperati perché i tedeschi, dopo una debole resistenza, preferirono ritirarsi verso il nord della Francia per rinforzare le difese contro di lui. Egli ne trasse però il beneficio di poter  disporre dei porti di Marsiglia e Tolone dai quali ricevette i necessari aiuti in uomini e mezzi.
Diverso fu l’esito dell’offensiva sul fronte italiano ordinata dal gen.Alexander nonostante che le armate ai suoi ordini (la 5° statunitense del gen.Clark, e l’8° inglese del gen.Mc Creery) fossero state gravemente indebolite dalla rapina a pro della contestatissima “Dragoon”.   
Iniziata il 26 agosto dalla linea - grosso modo all’altezza di Firenze – raggiunta  dopo l’avanzata seguita alla presa di Roma, essa aveva l’obbiettivo di sfondare la Linea Gotica che sbarrava la strada verso la pianura padana.         
Ma l’obbiettivo non  fu raggiunto: gli alleati avanzarono mediamente di 8/15  chilometri oltre le linee di partenza  ma furono costretti dalla resistenza tedesca a fermarsi sulle nuove posizioni conquistate. Dopo di ciò si verificò – scrive sempre Churchill – “un certo ristagno su questo fronte a seguito del quale il comando tedesco trasferì tre sue divisioni sul fronte francese  rendendo ancor più difficile l’avanzata di Eisenhover” che ne fu vivamente preoccupato.
Quali le cause di questo insuccesso?
Per diverse settimane, dall’inizio di luglio  – “spietatamente”, scrive Churchill  -  erano state portate via “unità e uomini  di prim’ordine al 15° gruppo di armate del gen.Alexander operante sul fronte italiano e soprattutto alla 5° armata  comandata dal gen. Mark Clark che era stata “spogliata e mutilata” di ben 7 divisioni, portando i suoi effettivi da 250.000 uomini a 153.000, per costruire il corpo di spedizione per l’ “Operazione Dragoon”.
La “splendida armata” di Alexander,  costituita da 25 divisioni, era “ridotta al punto di non essere più in grado di ottenere risultati decisivi  contro l’enorme vantaggio della difensiva”. 
Eppure, insiste, se avesse potuto disporre  anche solo di  metà  degli effettivi che gli erano stati sottratti a pro della “Dragoon”, Alexander nell’ offensiva del 26 agosto avrebbe potuto infrangere la Linea Gotica e “la campagna d’Italia avrebbe potuto finire entro Natale”.  
Invece l’ “Operazione Dragoon”, fortemente avversata da Churchil che alla fine aveva dovuto subirla, fu causa dell’insuccesso dell’offensiva alleata sul fronte italiano e, a causa di ciò, l’Italia sarebbe stata completamente liberata solo dopo 8 lunghi mesi.
Scrive il Primo Ministro inglese: “…La puntata in direzione di Vienna ci era negata…con tutte le splendide possibilità e le magnifiche prede che ci si offrivano sulla strada di Vienna”. Tesi che egli sottolinea in un messaggio 28-8-1944 al presidente  Roosevelt allorchè scrive che “l’arrivo di una potente armata  a Trieste e nell’Istria  fra 4 o 5 settimane avrebbe conseguenze positive che  non si limiterebbero al campo strettamente militare. Forze di Tito saranno ad attenderci in Istria” e, pare sottintendere, lì lo avremmo fermato.
Si possono a questo punto trarre, da tutto quanto precede,  due conclusioni.
Primo, la visione strategica di Churchill nella conduzione della guerra dopo lo sbarco alleato in Normandia era stata molto più ampia e preveggente di quella di Eisenhover che si era concentrato esclusivamente su di un obbiettivo immediato  - la vittoria contro i tedeschi in Francia - disinteressandosi del  futuro post bellico.
Secondo, se avesse prevalso il punto di vista di Churchill, se le forze alleate sul fronte italiano non fossero state depredate di effettivi a  pro dell’ “Operazione Dragoon”, l’offensiva di Alexander sarebbe riuscita nell’intento di sfondare la Linea Gotica.
Di seguito  gli alleati sarebbero arrivati a Trieste e nell’Istria prima dei partigiani jugoslavi e la tragedia della Trieste occupata da Tito, sarebbe stata evitata.

                                                                                                                 Giovanni Zannini  


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