Autunno 1922
L’ADDIO DELL’ITALIA ALLA “QUINTA SPONDA” IN ASIA
Fra le condizioni
avanzate dall’Italia nel marzo 1915 alle potenze dell’Intesa
(Inghilterra, Francia, Russia) con un “memorandum” segreto con il quale
venivano indicate le condizioni per entrare in guerra al loro fianco, vi era
quella prevista dall’art.IX che tra l’altro recitava: ”In generale le parti si
accordano nel riconoscere che l’Italia ha un interesse di equilibrio nel Mediterraneo da tutelare onde IN CASO DI
SPARTIZIONE IN TUTTO O IN PARTE
DELL’IMPERO OTTOMANO, l’Italia dovrà avervi la sua congrua parte…”.
Tale condizione era stata accettata, assieme a
tutte le altre del “memorandum”, dalle
potenze dell’Intesa con il Patto (segreto anch’esso) di Londra del 26 aprile
1915 con il quale si affermava che “il memorandum presentato dall’Italia è accettato dalle tre potenze dell’Intesa”.
Terminata la guerra il 4 novembre 1918, l’Italia,
timorosa che anche questa (come molte altre) promesse fatte degli alleati della
Triplice Intesa per convincerla ad intervenite nel conflitto al loro fianco, non
venissero mantenute, decise una prova di forza facendo sbarcare il 9 MARZO 1919
nel sud ovest della Turchia, ad Adalia (la turca Antalya, nel golfo omonimo,e
centro di un bacino carbonifero) un corpo di spedizione di circa 12.000 uomini
che occupò anche le vicine località
di Bodrum, Alanya, Konya, Kuch-Adassi,
ed Ismidt spingendosi fin nel centro occidentale della
Turchia ad Eskisehur
L’iniziativa italiana ne provocò un’altra simile,
un “contro-sbarco”, da parte della Grecia la quale, forse timorosa che l’ Italia
volesse estendere la sua area d’influenza fino a Smirne, per assicurarsi quella
parte della Turchia che avrebbe realizzato il suo sogno della “Megali Idea” (la “Grande Grecia”), operò il 15 MAGGIO 1919 lo sbarco a Smirne occupando
le località limitrofe di Manisa
(l’antica Magnesia), Aydin, Ayalik, Kassaba
ed Edemieh da tempo rivendicate per l’asserita maggioranza di popolazioni ortodosse di lingua greca da
difendere dai turchi musulmani: ma la cosa è controversa.
In tal modo il territorio turco occupato dagli
italiani si trovò a confinare con quello
occupato dalla Grecia, creando una delicata convivenza fra le due nazioni che
venne chiarita dal Trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 con il quale si
ratificavano i colpi di mano della Grecia che otteneva Smirne ed il territorio contiguo, e dell’Italia cui
veniva riconosciuta ufficialmente una “zona di
penetrazione economica” nell’Anatolia sud-occidentale, sulla riva del Mediterraneo, e centro-occidentale, fino ad Eskisehur.
Ma il Trattato non venne ratificato dalla Turchia -
priva, in quel momento, di parlamento – che, anzi, sotto la guida del gen.Kemal
Ataturk, diede inizio ad una lunga “guerra di liberazione” dall’invasore greco
che si protrasse dal 1919 al 1922.
Il lungo, sanguinoso conflitto che diede luogo a
stragi da una parte e dall’altra dei contendenti (la più nota, quella degli
Armeni ad opera dei turchi) vide un caotico intreccio di interessi che portò a
capovolgimenti di alleanze (la più clamorosa l’aiuto della Russia agli ex
nemici turchi) e diede origine a contrasti i fra gli stessi alleati della
Triplice Intesa che insieme avevano vittoriosamente combattuto: l’Inghilterra,
ad esempio, appoggiò la Grecia, mentre
la Francia porse generoso aiuto ai turchi.
Da parte sua l’Italia, pur estranea al conflitto
dal momento che inizialmente (ma poi le cose cambiarono) i turchi si erano
limitati a combattere l’invasore greco, ma non quello italiano, non esitò a
fornire, dalla sua base di Antalia aiuti (informazioni militari, addestramento truppe, armi) proprio all’ex
nemico turco in guerra contro l’ex alleato greco.
Ma nel frattempo l’Italia con la presidenza Nitti aveva provveduto alla progressiva smobilitazione
dell’esercito e ciò provocò una continua riduzione
degli effettivi del corpo di spedizione italiano che andò sempre più sganciandosi
dal conflitto in corso. Così, anche timorosa che i turchi, dopo aver
scacciato l’invasore greco, volessero fare altrettanto con quello italiano,
essa, dopo essersi gradualmente ritirata nel corso del 1922 dalla Turchia
centrale, alla fine dell’anno completò l’evacuazione abbandonando
definitivamente Antalia e le altre località mediterranee circostanti.
Fu così che il Trattato di Losanna del 24 luglio
1923 che pose fine alla guerra greco-turca superando il precedente Trattato di Sèvres - non ratificato, come si è visto dalla
Turchia – sancì il possesso, fino ad allora non riconosciuto internazionalmente,
della Libia e del Dodecanneso all’Italia, ma non fece alcuna menzione a quella “zona di penetrazione economica” in Turchia che
il Trattato di Sèvres le aveva assegnato.
Occorre però dire che ciò avvenne non per malafede
degli ex alleati sibbene per rinuncia degli stessi governanti italiani dell’epoca che avevano
spontaneamente provveduto a ritirare il corpo
di spedizione italiano dall’Anatolia fin dal 1922, per cui tale omissione non
può onestamente essere messa nel conto (“la
pace tradita”, “la vittoria mutilata”) delle violazioni del Patto di Parigi che
tanto sdegno avevano provocato negli italiani.
E questo segnò l’addio dell’Italia all’audace progetto di aprirsi la strada
verso l’Asia: la “quinta sponda”.
Giovanni
Zannini
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