lunedì 11 gennaio 2016

IN PROVETTA VIENE MEGLIO - Racconto

“Ma allora” e faccio ruotare in segno eloquente, alternativamente, il  pollice e l’indice della mano sinistra aperti a squadra, rivolto a Pietro Raziocini, insegnante di filosofia al civico liceo Dante Alighieri “non è che fra Lei e Sua moglie le cose vadano troppo bene…”
“So cosa pensa” mi risponde “ma Le assicuro che fra noi funziona tutto, dico tutto - e Lei m’intende - perfettamente, con reciproca, ampia, completa soddisfazione”.
“E allora” insisto “dal momento che la natura  ha messo a nostra disposizione un’apposita attrezzatura che, come Lei afferma, anche nel Suo caso è pienamente efficiente, che bisogno c’è di ricorrere alle siringhe, alle alchimie, alle provette della fecondazione artificiale per fare un figlio?”.
Si fa serio, ancor più di quanto già non sia. E’ sui trent’anni, alto, capelli scuri arruffati, un volto tormentato da pensatore , pizzo alla moschettiera, occhialini dalla montatura tonda, stile ottocento, dai quali traspare uno sguardo agitato.
Dopo qualche minuto di silenzio mi dice di essere felicemente sposato e mi conferma quanto mi aveva già detto - e che aveva suscitato i miei dubbi - di avere cioè un figlio di quindici anni concepito, appunto, in provetta.
“Egli rappresenta” spiega “il tentativo mio e di mia moglie  di ricostituire l’ordine sconvolto dal peccato originale. Sono infatti certo che al momento della creazione Iddio, in materia di concepimento dell’uomo, avesse, nella sua immensa sapienza, disposto diversamente, tenendo distinto il piacere dalla procreazione. Insomma, quando gli sposi si volevano divertire, lo facevano in un certo modo – che è poi lo stesso d’oggidì - ; quando invece, volevano mettere al mondo un figlio, attivavano una procedura diversa: non so quale, ma doveva certamente essere una cosa seria. Ma Le pare possibile che un’azione così importante e responsabile, quale è quella di far nascere un Uomo, sia affidata ad un atto, diciamolo, così inelegante, irrazionale e volgare, quale è il congiungimento fra uomo e donna? Ma cosa vuole che salti fuori, di buono, da uno scontro combattuto sotto le lenzuola, fra sudori, rotolamenti, erumazioni, positure scomposte, gemiti, mugolii e grida di piacere?”
“Però” gli dico “le cose sono sempre andate così…”
“Appunto” mi rimbecca “e veda che bel risultato. Se il mondo a Lei piace così, vuol proprio dire che è di bocca buona”. E rincara la dose:”Pensi cosa ha provocato, anche in questo campo, quello sconvolgimento misterioso chiamato “peccato originale” che ha sovvertito i piani perfetti e meravigliosi previsti dalla sapienza del Creatore. Non parlo, ad esempio, della gran confusione verificatasi nel corpo umano fra urologia e genetica, sul che vi sarebbe molto da dire, perché non credo che un progettista di così gran valore come il Padreterno potesse concepire una soluzione così peregrina.
La conseguenza più importante – e negativa - di quel tal sconvolgimento è, a mio avviso, il fatto che il mettere al mondo un Uomo può dipendere da una fantasia eccitata, da un’abbondante bevuta, da una rappresentazione audace, da una lettura piccante. Ragazzi che, a distanza di nove mesi da una sfrenata serata in discoteca, si trovano fra le braccia un bebè del quale non sanno che fare”.
“Lo stesso matrimonio” ormai è scatenato, non lo ferma più nessuno “anche quello religioso, risente di questa confusione. Ha fatto caso ai discorsi che s’intrecciano durante una festa di nozze? Agli accenni maliziosi, alle risatine, ai commenti salaci e spesso volgari? Non si distingue più il sacro dal profano. In una cerimonia che dovrebbe essere d’alta spiritualità, affiora soprattutto l’aspetto materiale e paganeggiante. Per non parlare degli scherzi  idioti che certi amici deficenti sono soliti fare agli sposi la prima notte di nozze. Ma perché, Le chiedo, lo fanno? Su di una cosa talmente  importante come quella di mettere al mondo un Uomo, si dovrebbe aver rispetto, e non riderci sopra. Perché, allora? Perchè quei due stanno facendo “quella cosa” che si celebra in tutti i lupanari di questo mondo e che i benpensanti giudicano disdicevole, tanto è vero che “la prima notte” si celebra in camere accuratamente chiuse a chiave ed alla larga da occhi indiscreti che potrebbero esserne scandalizzati. E chi se lo può permettere va a farla il più lontano possibile. Per non parlare di quei figlioletti che, entrati per caso in una camera  imprudentemente non ben inchiavardata,   se colgono i genitori a far l’amore, ne traggono uno shok tale che se lo portano dietro per tutta la vita.  
Guardi” prosegue, e qui fa sfoggio della sua cultura filosofica, “ che queste cose non le dico solo io, ma anche un certo Kant il quale, nella sua “Metafisica dei costumi”, scrive: “...sembra che l’uomo in generale si senta umiliato di essere capace di un’azione  che abbassa la sua propria persona al disotto del bruto; in modo, anzi,  che se in una società di gente costumata  si deve parlare dell’unione sessuale fisica (in sé, certo, puramente animale) che il matrimonio autorizza, si presuppone e si richiede  molta finezza di tono per gettarvi sopra un velo…”.  
“Ma torniano indietro” lo fermo io, “Lei, invece?”.
“Io il sesso lo uso, con mia moglie, per divertici e basta. E quando abbiamo voluto procreare, dopo averci ben pensato sopra, abbiamo lasciato fare alla scienza.”
“Il risultato?” chiedo.
“Ottimo” risponde. “Frutto di un atto razionale e non della libido che di razionale non ha proprio nulla, mio figlio sta venendo su meravigliosamente bene. E’ bello, sano, intelligente. Non ha difetti. Della vita scopre solo gli aspetti positivi, quelli negativi gli sono sconosciuti, e per questo non ha avuto i turbamenti ed i drammi dell’adolescenza. Tutto per lui è semplice, naturale. Non ha problemi, vive felice: insomma, è perfetto”.
“Ma allora” gli chiedo “Lei crede che sia questa la soluzione per migliorare il mondo in cui viviamo?”.    
“Ne sono assolutamente convinto. Per ora c’è il problema dei costi che rende difficile una maggiore diffusione della fecondazione artificiale (e ne so qualcosa io che ho lo stipendio di un modesto professore di filosofia). Ma quando questo ostacolo sarà caduto penso sia la via giusta per rimettere le cose – turbate dal peccato originale – a posto. Originati da un atto razionale, gli uomini – e le donne, naturalmente – non faranno più le guerre, non ruberanno più, lavoreranno volentieri e diligentemente, ameranno il loro prossimo, non faranno le corna, onoreranno Iddio e rispetteranno la Sua legge. Insomma, sarà il ritorno al Paradiso Terrestre nel quale ancor oggi felicemente ci troveremmo se Eva non avesse combinato quel tal grosso guaio. Al qual proposito” e per la prima volta lo vedo sorridere “ho qualche dubbio: se fosse stato per un brillante, capisco, ma per una mela…”. G.Zannini

  

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