martedì 16 ottobre 2012

UN SUGGERIMENTO AI GOLIARDI PADOVANI


Diciamo la verità, oramai comincia a stufare. Cosa? Ma quell’inno goliardico che invade la città per festeggiare gli studenti che hanno superato l’esame di laurea e che possono quindi fregiarsi del faticato “dott”.
Non tanto per quella che un tempo era una parolaccia, e che è il filo conduttore dell’inno. Ormai  quel particolare anatomico campeggia oggi sulla stampa, viene  esaltato in televisione, echeggia dalle trasmissioni radiofoniche, trionfa nell’arte, e promana ormai disinvoltamente  dalle bocche di politici, artisti, giornalisti, insegnanti, uomini e donne,  comprese le  boccucce di fanciulle disinibite e liberali. 
Qui non si auspica una  moralità da puritani o da vecchi bacchettoni, ma  un po’ di  novità, d’inventiva e di fantasia, questo si. E allora: non si fa oggi un gran parlare di mutamento,  di riformare, d’ innovare? E dunque su,  coraggio, ragazzi,  fate appello alla freschezza del vostro cervello, magari fate un concorso per creare“testi” nuovi,  intelligenti e scanzonati , cantabili  dai genitori, dagli zii e, per chi ha la fortuna di averli,  anche dai nonni che oggi assistono invece in disparte, piuttosto perplessi  ed evidentemente  sorpresi, con i sorrisi tirati di chi non sa che faccia fare, ai ripetuti, monotoni cori di figli e nipoti, maschi o femmine che siano.
Intendiamoci, l’aria va bene  ed invita al  canto anche chi ha  poca voce o è, addirittura, stonato: ma al testo una ripassatina ci vorrebbe proprio o, quanto meno, sarebbe auspicabile  una gamma di ritornelli arguti  e spiritosi da alternare con  quello  - stantio e francamente   noioso - tuttora in corso.
Un esempio? Uno studente ha proposto un :“ Dotore, dotore, s’è l’ora de ndar lavorar, per magnar, per magnar!”
Un altro, uno stentoreo “Dotore, dotore,  de ombre te devi imbriagar, col pital, col pital!”.
Certo, non sono   capolavori,  ma per dare inizio ad una nuova era per dimostrare che i  goliardi padovani, anche in materia di   canzonette ,  ci sanno fare,  pensiamo che, tanto per cominciare,  potrebbero  anche andar bene. 
                                                                                      Giovanni  Zannini

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