Diciamo la verità, oramai comincia a stufare. Cosa?
Ma quell’inno goliardico che invade la città per festeggiare gli studenti che
hanno superato l’esame di laurea e che possono quindi fregiarsi del faticato “dott”.
Non tanto per quella che un tempo era una
parolaccia, e che è il filo conduttore dell’inno. Ormai quel particolare anatomico campeggia oggi sulla
stampa, viene esaltato in televisione,
echeggia dalle trasmissioni radiofoniche, trionfa nell’arte, e promana ormai disinvoltamente dalle bocche di politici, artisti,
giornalisti, insegnanti, uomini e donne, comprese le boccucce di fanciulle disinibite e liberali.
Qui non si auspica una moralità da puritani o da vecchi bacchettoni,
ma un po’ di novità, d’inventiva e di fantasia, questo si.
E allora: non si fa oggi un gran parlare di mutamento, di riformare, d’ innovare? E dunque su, coraggio, ragazzi, fate appello alla freschezza del vostro
cervello, magari fate un concorso per creare“testi” nuovi, intelligenti e scanzonati , cantabili dai genitori, dagli zii e, per chi ha la
fortuna di averli, anche dai nonni che
oggi assistono invece in disparte, piuttosto perplessi ed evidentemente sorpresi, con i sorrisi tirati di chi non sa
che faccia fare, ai ripetuti, monotoni cori di figli e nipoti, maschi o femmine
che siano.
Intendiamoci, l’aria va bene ed invita al
canto anche chi ha poca voce o è,
addirittura, stonato: ma al testo una ripassatina ci vorrebbe proprio o, quanto
meno, sarebbe auspicabile una gamma di
ritornelli arguti e spiritosi da alternare
con quello - stantio e francamente noioso - tuttora in corso.
Un esempio? Uno studente ha proposto un :“ Dotore,
dotore, s’è l’ora de ndar lavorar, per magnar, per magnar!”
Un altro, uno stentoreo “Dotore, dotore, de ombre te devi imbriagar, col pital, col
pital!”.
Certo, non sono
capolavori, ma per dare inizio ad una nuova era per
dimostrare che i goliardi padovani,
anche in materia di canzonette , ci sanno fare, pensiamo che, tanto per cominciare, potrebbero anche andar bene.
Giovanni Zannini
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