RACCONTO
“E’ inutile
far prediche ai ragazzi – pensava l’ottimo prof.Claudio Lacognata, Preside dell’Istituto
Tecnico “Ennio Fermo” - quelli vogliono fatti, e non parole, la realtà la vogliono vedere in faccia, toccarla, e non sentirne parlare : solo allora si convincono,
e così la lezione ottiene il risultato
desiderato dall’educatore. Non dunque,
raccomandare di non drogarsi, ma far loro vedere come si riducono quelli che la
usano; non dirgli di non correre troppo col motorino, ma metterli di fronte a loro
coetanei finiti in carrozzina, e così
via”. Ma gli ostacoli per realizzare
tale tipo di didattica, si rammaricava, sono molti: anzitutto la “privacy”, per
cui, soprattutto se minore, non si può mostrare
un minore drogato o che completamente sbronzo ha tentato di violentare la sua
ragazza; e poi la naturale (e comprensibile) ritrosia della gente che ha avuto i
guai suoi a mostrare in pubblico
moncherini o facce sfigurate. Che fare, allora?
Una sera, assistendo ad uno spettacolo di
beneficenza, il prof.Lacognata fu colpito dalla straordinaria capacità di un
giovane imitatore di trasformarsi nei personaggi più svariati e pure di assumere sembianze
femminili così convincenti che, se non
lo avesse saputo, a qualcuno sarebbe venuta la voglia di dargli un pizzicotto
sul fondo schiena.
Alla fine
dello spettacolo il professore avvicinò il giovane Totò Salvalommo, diciottenne napoletano
disoccupato, per complimentarsi con lui,
e quello non si lasciò scappare l’occasione
di chiedergli se non avesse qualche
lavoretto da fargli fare per raggranellare quattro soldi.
A questo punto il fine cervello del prof.Lacognata s’illuminò.
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Preoccupato
per il ripetersi di cadute in motorino con
gravi conseguenze per i suoi
alunni, il Preside li riunì un giorno in Aula Magna sul cui palcoscenico apparve un
ragazzo senza un braccio, privo di un piede, una benda alla Daian per coprire
l’orbita priva dell’occhio destro, il
volto sfregiato da un’ orribile cicatrice, che si trascinava penosamente su
di una carrozzina.
Il ragazzo,
con voce lamentosa, dopo aver raccontato di esser divenuto un rudere umano a causa di una sbandata in curva con il
motorino per eccesso di velocità e successiva rovinosa caduta, concluse raccomandando a tutti la massima prudenza
per evitare di ridursi come lui.
Impressionati da quello
spettacolo angoscioso, gli alunni
del “Fermo” accolsero la raccomandazione e da quel giorno non si verificarono più fra
essi rovinose cadute in motorino.
E allorchè apprese che un’alunna del suo
istituto era scampata ad un bruto desideroso di goderne le forme appetitose anche se , per la verità, un po’ troppo generosamente esibite, il prof.Lacognata
decise di applicare anche in quel caso la nota ricetta, ed eccoci nell’Aula
Magna per la solita assemblea plenaria ove avviene un fatto incredibile.
Accolta dai
fischi e dagli applausi entusiastici dei
maschietti increduli che l’austero Preside avesse deciso di offrir loro uno spettacolo così audace, ecco
apparire sul palco una bella ragazzina con indosso una gonnellina ascellare ed
una maglietta con una scollatura che le arriva all’ombelico.
Ristabilita
la calma, la fanciulla prende a raccontare
la sua terribile avventura, l’aggressione subita da uno stupratore, la
bestialità dell’uomo , i momenti di terrore vissuti ed il ricordo che le aveva fatto perdere il sonno e l’appetito: riconoscendo però che un po’ di colpa era anche sua, perché si era resa conto che
vestendosi in un certo modo, si
risvegliano i più bassi istinti degli uomini che a quel punto combinano quello
che era toccato a lei.
Quindi
concluse, rivolta alle alunne , che non
c’è bisogno di vestirsi come
monache, ma neppure è il caso di
sbattere le loro cose carine in faccia agli uomini e poi lamentarsi quando quelli vanno fuori di testa.
Anche quella
volta la lezione servì, perché da allora le alunne del “Fermo” si coprirono
maggiormente ed in tal modo fattacci del
genere di quello toccato alla loro
imprudente compagna non ne capitarono più.
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Inutile dire
che il paralitico in carrozzella e la fanciulla aggredita dal bruto erano una stessa persona, e
precisamente il giovane Totò Salvalommo che, dietro suggerimento del
prof.Lacognata, aveva messo a frutto le sue innate capacità di trasformista, e
che, in caso di bisogno veniva da lui convocato,
guadagnandosi in tal modo un
congruo onorario.
Ma i
colleghi del Preside del “Fermo”, ammirati per i successi pedagogici da lui ottenuti,
vollero sapere come c’era riuscito, ed
egli, con la massima riservatezza,
svelò il suo segreto cosicchè, da
allora, il Totò Salvalommo venne sommerso dalle richieste di Presidi di ogni parte d’Italia
che chiedevano il suo intervento pedagogico.
Munito
di ricca Mercedes sulla quale aveva
raccolto tutto l’armamentario necessario per le sue trasformazioni, percorreva la penisola da nord a sud, da est a ovest
divenendo di volta in volta ex carcerato per raccomandare ai giovani il
rispetto della proprietà; prostituta per
dimostrare la tristezza della vita da “escort”;
e poi vittima del gioco d’azzardo
, commerciante fallito per aver imbrogliato i clienti, marito finito in miseria
per aver fatto le corna alla moglie ed
essersi dato ai bagordi, e così via.
Ai Presidi
cui, su loro richiesta, si presentava, esibiva, come riconoscimento, un
biglietto da visita con la scritta “Testimonial
Pedagogo”.
Fece, in tal
modo, un sacco di soldi, ma finì male.
Tradito
dalle sue multiformi trasformazioni e dai troppi quattrini, entrò
in confusione non riuscendo più a
distinguere se quello che andava simulando era cosa da fare o da evitare.
Sposatosi,
riempì di corna la moglie; pieno di soldi, s’imbarcò in speculazioni sbagliate; poi si diede al gioco d’azzardo, finendo peggio; per dimenticare cominciò a bere finchè
una notte, ubriaco fradicio, finì con la sua Mercedes contro un platano
e rimase secco sul colpo.
Ora, non so
se ce ne siano altri: sono però portato a credere che, a tutt’oggi, il fu Totò Salvalommo sia rimasto l’unico “Testimonial
Pedagogo” mai esistito al mondo. Giovanni
Zannini
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