RACCONTO
Anche fare il Padreterno, checché se ne dica, è fatica: se crea pensieri e
preoccupazioni far andare avanti una
grande industria, pensate come dev’esser difficile far funzionare bene quell’
enorme azienda che è il mondo intero.
Così, anche
Lui ha il diritto, ogni tanto, di
riposarsi , come fece, ad esempio, come
dicono le Scritture (……”il settimo giorno si riposò”…..) dopo la
faticaccia della creazione del mondo: e, quando può, il divertimento preferito è quello di assistere ad una
partita purchè ben giocata, perchè Lui s’intende anche di calcio.
Ma anche in
quella occasione, una volta, Gli
toccò scervellarsi per risolvere
un grosso problema.
La partita
fra il “Forza Legnanego ” e l’ “Avanti Montebasso” era stata bella,
Lui si era proprio divertito ed a pochi minuti dalla fine il punteggio era in perfetta parità, 2 a 2.
Ma un fallo
in area compiuto da un difensore del Legnanego
aveva indotto l’arbitro,
inflessibile, a decretare un sacrosanto
rigore contro di lui.
L’allenatore
del Montebasso non ha dubbi: il miglior
rigorista di cui dispone è il Carletto Trepalle,
terzino di spinta, e lo chiama.
Carletto si
avanza pensoso, teso, pallidissimo, conscio della responsabilità affidatagli e,
raggiunto il dischetto, si inginocchia
alzando le braccia al cielo: lo sguardo , intenso, scruta l’azzurro mentre le labbra
compiono un leggero movimento che gli
specialisti del linguaggio labiale leggono come un’invocazione: “Signore,
aiutami!”
Da parte sua
il portiere del Legnanego, Gioachino Paratutto, in piedi, eretto, immobile, freddo, al centro
della porta, anch’esso con lo sguardo rivolto verso l’alto, compie per ben tre
volte un vistoso segno di croce ed alla
fine lancia in cielo, facendolo ben
schioccare, il bacio regolamentare colmo
di affetto
e di speranza.
E’ chiaro
che ciascuno dei due chiede il Suo intervento, ma Lui non sa che pesci pigliare.
Incarica allora
i suoi servizi informazione di accertare con la massima celerità quale sia quello più meritevole , ed il responso dei servizi Gli offre in un battibaleno un chiaro quadro della
situazione che non Lo toglie, però, dal
suo imbarazzo.
Il rigorista Carletto Trepalle, 20 anni, è un fior di ragazzo di ottimi principi, praticante,
fa dottrina ai bambini della prima
comunione, è onesto, studioso, dedito al
volontariato, raccoglie le elemosine in chiesa, con le ragazze è cordiale, simpatico, allegro,
ma fermi là.
Il portiere
Gioachino Paratutto, anni 29, buon
lavoratore, è sposato, 5 figli, fedele alla moglie - alla quale non ha mai
fatto neppure mezzo corno - canta nel coro della parrocchia, fa carità,
prega molto ed osserva con scrupolo tutti i 10 comandamenti.
Insomma, due
santi, ma quale preferire? S.Pietro, Suo consigliere di fiducia, Gli propone un piano che, approvato, scatta immediatamente.
Improvvisamente,
il rigorista Carletto, sempre più
emozionato, cede alla tensione e si
accascia, svenuto: viene portato fuori barellato ed allora l’allenatore chiama a sostituirlo il
centrocampista Giacomo Granpiede.
L’aspetto
non promette niente di buono sul piano etico: si fa avanti
saltellando in bello stile, borioso , con l’aria di dire :” Mò vi faccio
vedere io!” ; i capelli gli pendono da ogni parte; ciancica sgangheratamente
gomma americana; ostenta muscoli gonfiati e lancia, con i suoi occhi
grigiastri, lampi carichi di libidine verso una biondona che siede in tribuna, da tempo oggetto della sua
concupiscenza.
Una
rapidissima indagine dei servizi conferma quanto è evidente a prima vista: come centrocampista, mica male, ma , per il
resto, gran puttaniere, si sbronza, bestemmiatore incallito, ostile alla Trinità, voglia di lavorare
nessuna, e pure qualche spinello.
A questo punto, Lui non ha più dubbi : la partita verrà vinta dal “Legnanego” per merito delle specchiate virtù del suo
portiere Gioachino Paratutto.
Ma il
perverso centrocampista Giacomo
Granpiede, giunto, dopo breve
rincorsa, sulla sfera, le dà una botta che avrebbe perforato la corazza
di un carrarmato, scagliandola
sull’incrocio dei pali alla destra del casto portiere Gioachino Paratutto che - incredibile!, no! non è possibile! -
contro ogni legittima attesa e nonostante un perfetto volo d’angelo non
può evitare che il pallone si insacchi scuotendo violentemente la rete della sua porta .
Lo sdegno, lo
sgomento e l’ira s’ impadroniscono degli
ultras de l ”Forza Legnanego” che cominciano a mugugnare
e ad avanzare seri dubbi sulla Giustizia
Divina, con commenti sui quali è meglio
sorvolare.
Ma com’era
potuto accadere un fatto così grave? Quel Giacomo Granpiede, peccatore incallito, uomo dissoluto, che ha la meglio su quel
sant’uomo di Gioachino Paratutto?
Ecco cos’era
successo.
Nello stesso
momento in cui il Granpiede aveva preso
la rincorsa per calciare, Lui era stato
richiesto di intervenire per sedare una grave rivoluzione scoppiata in
Guatemala dove si erano messi a spararsi dietro con morti e feriti, e
perciò si era spostato nella sala comando emergenze.
Ma quando
poi, dopo aver sistemato il
Guatemala, Lui era tornato in sala TV e si era reso conto di quello che,
in sua assenza, era successo, si era
arrabbiato, e come: perché è vero che, come sta scritto, è “lento all’ira”, ma quando Gli scappa la pazienza, son dolori.
“Insomma – era
sbottato –, possibile che debba pensare
a tutto io? Non potevate, che so , far ingamberare
quel farabutto del Granpiede, fargli venire un giramento di
testa, un improvviso disturbo intestinale, un crampo
maligno o qualche altro accidente, in
modo da evitare questo scandalo?”.
Diversi consiglieri e assistenti, dopo quella lavata di capo, con le orecchie basse, ci rimisero il posto,
ma ormai l’arbitro aveva segnato sul suo
tacquino l’esito del rigore, il tempo
era scaduto, e così non ci fu più nulla da fare.
Fu così che il “Forza Legnanego ”, la squadra dell’angelico portiere Gioachino
Paratutto aveva perso contro l’ “Avanti
Montebasso” del malefico centrocampista Giacomo Granpiede: e, quella volta,
purtroppo, il Male aveva prevalso sul
Bene.
Certo, la
gente certe cose non le sa, e brontola.
Ma quando
succedono, non è per colpa Sua, è che è troppo occupato, ha troppe cosa per la
testa da mettere a posto, tutti Lo
tirano per la giacca, pretendono grazie e miracoli: e allora Lui, qualche volta,
si distrae o si dimentica , e il
Diavolo, quel maledetto, sempre in
agguato, ne approfitta, e ci mette la coda.
Giovanni Zannini
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