Da “La seconda guerra mondiale”, la monumentale
storia del secondo conflitto mondiale che meritò a Churchill nel 1953 il premio
Nobel per la letteratura emergono fatti, episodi ed informazioni del tutto ignorati dalla pubblicistica
corrente e noti solo a pochi
specialisti.
Fra gli altri, una situazione creatasi in occasione della cosiddetta “Battaglia
d’Inghilterra” che vide contrapposti l’aviazione tedesca impegnata in una vasta
azione di bombardamenti destinata ad
aprire la strada alla successiva invasione delle forze di terra sul suolo britannico
(l’operazione, poi abbandonata, denominata “Sea Lion”), e quella inglese che ad essa disperatamente si oppose.
A seguito dei violenti scontri verificatisi nel
cielo sopra la Manica nel luglio-agosto 1940, nella sue acque caddero molti aviatori dell’una e dell’altra parte
che, avendo avuto la peggio nei duelli aerei, o avendo dovuto abbandonare gli
aerei colpiti dalla contraerea si erano salvati con il paracadute.
Per recuperare questi naufraghi la “Croce Rossa”
internazionale aveva attrezzato degli aerei a ciò destinati portanti ben
visibili sulle ali e sulle carlinghe le relative insegne: i tedeschi, però, nel
luglio-agosto 1940 si erano attrezzati
con aerei propri (ma ciononostante portanti le insegne della “Croce Rossa”) per
recuperare ogni qualvolta ci fosse stata una battaglia aerea, i propri piloti
precipitati in acqua.
Tale circostanza creò una situazione equivoca che
Churchill nella sua opera non esita ad affrontare dichiarando legittima la
decisione inglese di aprire il fuoco sugli aerei tedeschi pur contrassegnati (abusivamente)
dalla “Croce Rossa”, intenti al salvataggio
dei propri piloti precipitati.
Il suo ragionamento , freddo e spietato, è
reso logico dalla drammaticità ed
iniquità della guerra che mira al massimo annientamento del nemico.
I piloti tedeschi salvati dalle loro aeroambulanze,
scrive, “avrebbero potuto tornare a bombardare di nuovo la nostra popolazione
civile”, e dunque, in quanto ulteriore potenziale pericolo per gli
inglesi, dovevano essere eliminati: per questo, scrive Churchill,
“tutte le aeroambulanze germaniche furono allontanate o abbattute dalla nostra
caccia su ordini precisi approvati dal gabinetto di guerra”.
I piloti tedeschi abbattuti li salvavamo noi stessi, aggiunge, “ogni
qualvolta fosse possibile, e ne facevamo dei prigionieri di guerra” che, in
quanto tali, contrariamente a quelli salvati dai tedeschi, non avrebbero più
potuto nuocere ulteriormente all’Inghilterra.
I tedeschi, da parte loro, protestarono vivacemente
per la decisione inglese, accusata di essere contraria alla “Convenzione di
Ginevra”, ma essi replicarono che “essa non aveva previsto questo genere di
guerra e che in essa non vi era accenno ad una simile contingenza” (ossia al
caso di aeroambulanze “di parte” recanti, abusivamente, le insegne della “Croce
Rossa”).
Oltre a ciò, aggiunge Churchill, “ i tedeschi non erano nelle condizioni
ideali per lamentarsi dati tutti i patti, tutte le leggi di guerra e tutti i solenni impegni ch’essi avevano
violato ogni qualvolta fosse convenuto
loro”.
Alla fine, però, conclude Churchill, i tedeschi “abbandonarono l’esperimento ed i
salvataggi marittimi per ambo le parti furono effettuati dai nostri battelli
minori su cui i tedeschi, naturalmente, sparavano ad ogni occasione”.
Dunque: gli inglesi
sparavano sulle aeroambulanze tedesche intente a salvare i piloti tedeschi per
impedire che essi potessero tornare a
bombardare l’Inghilterra; i tedeschi sparavano sui battelli inglesi intenti a
salvare i piloti inglesi perché avrebbero potuto continuare ad impedire ai
tedeschi di bombardare l’Inghilterra, e così la ferrea logica della guerra
aveva vinto.
Giovanni
Zannini
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