LA “RERUM NOVARUM” E GIUSEPPE MAZZINI
Sono impressionanti (in senso positivo) le consonanze in materia sociale fra il pensiero di Leone XIII e quello di Giuseppe Mazzini del quale la storia del Risorgimento italiano ha più volte evidenziato i contrasti con il papato sotto il pontificato del suo coevo Pio IX.
Anche se, per la verità, Mazzini non era ostile al Papa Pio IX in quanto capo della cattolicità, ma quale capo dello stato pontificio con capitale Roma che si opponeva alla completa unità dell’Italia.
Non aveva infatti esitato a rivolgersi con fiducia a lui nel 1847 allorchè quel pontefice aveva assunto un atteggiamento riformista in contrasto con l’assolutismo di altri stati italiani ed europei, giungendo al punto di inviare nel 1848 le proprie truppe (gli “Svizzeri”) in appoggio a Carlo Alberto di Savoia nella prima guerra d’Indipendenza contro l’Austria: e solo quando il Papa, forse timoroso di uno scisma in Austria, mutò atteggiamento deludendo le aspettative dei patrioti, ne divenne fiero avversario.
Per motivi soprattutto politici, dunque, anche se in materia religiosa permanevano dissensi in quanto, considerandosi un “cristiano senza chiesa” avversava la gerarchia ecclesiastica la struttura sorta attorno alla chiesa cattolica. Seguace del pensiero etico-religioso del filosofo e storico francese Saint Simon (1760-1825), riteneva che allo scopo di realizzare una civiltà fondata sul lavoro occorreva dedicarsi anzitutto al miglioramento delle condizioni materiali e morali della “classe più numerosa e più povera”. Egli credeva in un principio superiore, in un Dio di verità e di giustizia che non si identificava con quello tradizionale cattolico, ma con un Dio universale che si manifesta attraverso il Popolo (suo il motto “Dio e Popolo”) per cui la nazione deve considerarsi come “un’operaia al servizio di Dio”, ossia al servizio dell’umanità. Religiosità, democrazia e nazione sono per lui una cosa sola, e gli italiani avrebbero sentito nascere in se stessi sentimenti di solidarietà e dignità necessari per una rinascita solo se avessero avuto quella fede.
Ma nonostante tale differenza sui principi, i pensieri di Mazzini in materia sociale vennero a coincidere, sorprendentemente, con quelli poi consacrati da Leone XIII nella “Rerum Novarum”.
Fu egli infatti fiero avversario del suo contemporaneo Carlo Marx (il “Manifesto del partito comunista” è del 1848) il cui materialismo contestò con accese polemiche, contrapponendosi alla violenza rivoluzionaria della lotta di classe ed al suo materialismo ateo.
Affermò la necessità della collaborazione fra capitale e lavoro auspicando (sulla scia del messaggio certamente rivoluzionario per allora, ma pacifico, lasciato nel 1825 da Sain-Simon nel suo “Nuovo cristianesimo”) che nell’industria la retribuzione del “produttore” (così egli chiama l’operaio) fosse proporzionata alle prestazioni da esso fornite per la formazione del prodotto: concetto sostenuto nel periodico ”Apostolato Popolare” fondato da Mazzini a Londra nel 1840, il cui sottotitolo portava:”Libertà, Eguaglianza, Umanità, Indipendenza, Dio e Popolo, Lavoro e frutto proporzionato”.
Sostenne che l’uomo avrebbe potuto fruire dei suoi diritti solo dopo aver esercitato i propri doveri verso lo stato da considerare come uno di famiglia al quale vanno dunque riservate l’amore e le cure necessarie (“I doveri dell’Uomo” – 1860); ispirò nel 1864 un “”Patto di fratellanza fra “società operaie”” che rappresentò la nascita del movimento operaio democratico attorno ad un programma moderato ed interclassista; predicò l’esigenza di una forte educazione morale dell’operaio; esaltò i valori della famiglia con parole degne d’essere riportate tal quali in qualsiasi manuale di dottrina cattolica, criticando quanti si opponevano alla sua sacralità ed alla sua durata nel tempo.
Principi sostenuti per tutta la vita da Giuseppe Mazzini (n.1805-m.1872), poi accolti e sviluppati da Leone XIII (n.1810 – m.1903 – eletto Papa nel 1878 alla morte di Pio IX) nella famosa enciclica “Rerum Novarum” dedicata alla “De conditione opificum” (Sulla condizione degli operai ) datata 15 maggio 1891.
Ma allora, Leone XIII “copiò” da Mazzini? Non diciamo sciocchezze.
Nella realtà il Papa, per contrastare la spinta rivoluzionaria ed atea del materialismo marxiano, dopo aver fatto il punto sulla situazione sociale del suo tempo attinse dalla cultura di cattolici come Antonio Rosmini e Giuseppe Toniolo, ma non solo, tutti gli spunti ritenuti più utili per contestare gli errori ed indicare nel contempo alla società la via da seguire sulle orme del cristianesimo.
Ed è fuor di dubbio che il contributo dato dal pensiero sociologico di Mazzini alla costruzione della “Rerum Novarum” di Leone XIII , fu, sicuramente, assai importante.
Giovanni Zannini
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