martedì 22 agosto 2017

LA DIFESA ANTIAEREA NEL VENETO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Le città di Venezia e Padova hanno il triste primato di essere state le città più bombardate dal cielo durante la prima guerra mondiale.
Venezia subì infatti 42 incursioni con 1029 bombe sganciate da aerei (ma anche da dirigibili) che provocarono 52 morti e 84 feriti, mentre Padova subì 19 attacchi con 912 bombe sganciate che provocarono 129 morti e 108 feriti nonché gravi danni agli edifici sia militari che civili, fra questi il Duomo e la chiesa del Carmine.
A seguito di tali incursioni fu costituito a Padova, in via Trieste n.30, il Comando della difesa antiaerea al quale fu affidato l'impegnativo incarico di creare un sistema di difesa contro quegli attacchi che costituivano, dal punto di vista bellico, una novità.
Uno dei primi provvedimenti adottati fu di difesa passiva per allertare la popolazione sull'arrivo degli incursori onde permetterle di raggiungere i piani bassi o le cantine delle abitazioni, ed alcuni rifugi ricavati nelle antiche mura cittadine che si rilevarono inadatti alla bisogna dato l'alto potenziale degli esplosivi impiegati dal nemico.
In città fu disposto il totale oscuramento notturno e per la prima volta, dal 1831, data della sua inaugurazione, il caffè Pedrocchi fu chiuso di notte.
Furono quindi create postazioni sui campanili e su alti edifici donde le vedette, avvistati gli incursori davano l'allarme con conseguenti suoni di campane, sirene e scoppio di razzi.
Successivamente si pensò ad una difesa attiva utilizzando in qualche modo le armi dell'epoca adattate alla bisogna, impiantando fortunosamente su trespoli e cavalletti rudimentali fucili, mitragliatrici ed anche cannoncini puntati verso l'alto, con quale risultato è facile immaginare. Solo più tardi, sul finire del conflitto, furono assegnati al campo d'aviazione ricavato dalla piazza d'armi, l'attuale “Allegri”, alcuni aerei da caccia.
A Venezia si scoprì che per la difesa antiaera si potevano utilizzare le “altane”, quelle caratteristiche
terrazze costituite da una piattaforma di assi di legno retta da pilastrini poste nella parte più alta degli edifici, sulle quali i veneziani salgono per ammirare il panorama della loro meravigliosa città o prendere il fresco nelle calde notti d'estate.
Ebbene, quelle amene strutture (“fastigium imbelle” - ossia pacifica vetta - si legge nella medaglia coniata per solennizzare l'avvenimento) furono trasformate, a seguito di “Norme per l'esecuzione del tiro di fucileria contro aeroplani e dirigibili” emanate nel 1917 dal Comando Supremo, in basi per la difesa antiaerea. Molte di esse furono infatti presidiate da plotoni di fucilieri che all'arrivo degli incursori aprivano contemporaneamente il fuoco creando così un “bordata”, una rosa di proiettili che aumentava la probabilità di colpire il bersaglio.
L'arma utilizzata fu soprattutto l'ottimo fucile mod.91 dotato di gittata molto lunga, adattato ad uso contraereo applicando sullo zoccolo dell'alzo ordinario una mira a tre tacche studiata per colpire i velivoli in avvicinamento, in allontanamento, e proveniente da destra o da sinistra.
Circa l'utilizzo del fucile in funzione antiaerea, si ricorda che l'aereo dell'eroico Baracca fu abbattuto sul Montello proprio dalla fucilata partita da un trincea austriaca, e, inoltre, che “fucili antiaerei”, certamente più evoluti rispetto a quelli del primo conflitto mondiale, furono utilizzati dagli inglesi anche nel secondo durante la strenua difesa di Londra contro i bombardieri tedeschi.

Padova 25-5-2017 Giovanni Zannini


LA DIFESA aerea

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