Il “Trattato
di Zurigo” firmato nella città elvetica il 10/XI/1859 fra l’Imperatore
d’Austria Francesco Giuseppe e Napoleone
III Imperatore de’ Francesi ebbe numerosi contenuti.
Anzitutto pose fine alla sanguinosa guerra (denominata
dalla nostra storiografia la “Seconda guerra d’indipendenza”) combattuta quell’anno
fra l’Austria e l’alleanza di Francia e Piemonte.
Esso fu pure l’occasione per un vero e proprio
trattato di pace tra le due grandi potenze europee dell’epoca per cui “Vi sarà
per l’avvenire pace ed amicizia tra Sua Maestà l’Imperatore de’ Francesi e Sua
Maestà l’Imperatore d’Austria come ancora tra i loro eredi e successori, i loro
Stati e sudditi rispettivi”.
Oltre a ciò, i due illustri contraenti si
arrogarono la facoltà di intervenire e
di porre ordine nella confusa situazione
politica dell’epoca in Italia. Con l’art.18, infatti, essi “si obbligano a
favorire con tutti i loro sforzi la creazione di una Confederazione fra gli stati
italiani che sarà posta sotto la presidenza onoraria del Santo Padre e lo scopo
della quale sarà di mantenere l’indipendenza e l’inviolabilità degli Stati
confederati, di assicurare lo svolgimento de’ loro interessi morali e materiali
e di garantire la sicurezza interna ed esterna dell’Italia con l’esistenza di
un’armata federale”.
Infine, il trattato contiene un’esplicita
“raccomandazione” che costituisce una vera e propria tirata d’orecchi a Papa Pio
IX. L’art. 20 è esplicito:” Desiderando vedere assicurati la tranquillità degli
stati della Chiesa ed il potere del S.Padre… Sua Maestà l’Imperatore dei
Francesi e Sua Maestà l’Imperatore d’Austria uniranno i loro sforzi per
ottenere da Sua Santità che la necessità d’introdurre nell’amministrazione de’
suoi Stati le riforme riconosciute
indispensabili sia presa dal suo governo in seria considerazione”.
E’ innegabile che, a prescindere dalla mancata legittimazione
in capo ai due imperatori, di intervenire, all’epoca, nelle questioni interne di uno stato
terzo, la loro sollecitazione ad attuare
riforme politiche e sociali rivolta allo Stato Pontificio rimasto ad un livello medievale rispetto a quello sia
pure imperfetto delle principali potenze europee dell’epoca, appare, oggi, obbiettivamente opportuna.
Questo precedente storico porta a considerare il dovere di una legittima
autorità internazionale quale l’ONU di intervenire nelle questioni interne di
stati che non si conformino ai principi di civiltà universalmente
riconosciuti contenuti nello stesso
statuto dell’ONU.
Perché non è con le armi che
si pone rimedio a situazioni intollerabili (vedi Gheddafi in Libia e Saddam
Hussein in Irak) ma con la diplomazia, il consiglio, la raccomandazione, il
suggerimento, la mediazione
dell’autorità internazionale e dei suoi consiglieri giuridici ed economici, per convincere, con pazienza e costanza, capi
di stato ignoranti o corrotti, fornendo loro aiuti e finanziamenti in cambio di
riforme di civiltà e di progresso.
La semplice eliminazione di capi di stato per quanto feroci, ignoranti o corrotti
essi siano, con le armi, non risolve i problemi, ma anzi li aggrava provocando il caos laddove il
loro potere riusciva a mantenere un ordine formale sia pure basato sulla violenza e,
spesso, sul terrore.
Giovanni Zannini
Nessun commento:
Posta un commento