IL RESTAURATORE DI CANZONI
Penso capiti a molte persone anziane di svegliarsi la mattina con in testa l’aria
di una canzone in voga ai tempi della loro gioventù. Non so per quale fenomeno
del nostro cervello che è una macchina
meravigliosa complicatissima e strana, ma è così. E allora ti metti a
canticchiare “Vento, vento, portami via
con te”, “Torna piccina mia, torna dal
tuo papà”, “Mamma”, “Vivere” e così via.
Ma anche, e questo è il pericolo, “Giovinezza”, “Vincere!”, “Faccetta nera”, “All’armi siam fascisti”, e molte altre di questo genere piuttosto superate.
Capirete, “Giovinezza” l’abbiamo cantata da quando
eravamo figli della lupa, “Faccetta nera” per la conquista d’Abissinia,
e poi “Vincere” durante tutta la seconda guerra mondiale, ogni sera, nella trasmissione radiofonica “Canzoni del
tempo di guerra” - assieme a “La sagra
di Giarabub”, “L’inno dei sommergibilisti” , l’”Orticello di guerra” ecc. – per cui è fatale che nonostante il tempo trascorso,
qualcosa in testa ti sia rimasto.
Con la differenza, però, che mentre la gente
guarda con tenerezza il vecchiotto che canticchia “Vento, vento”, se quello, per distrazione, attacca “Giovinezza”, gli danno del fascista e
qualcuno addirittura lo vuole menare.
E allora, tenuto conto che le parole non vanno più bene, ma che le arie sono buone, non resta che cambiare, con una sapiente
opera di restauro, le prime, e tener buone le seconde: in tal modo alcune
canzoni incriminate potranno essere tranquillamente cantate anche ai giorni
nostri senza il pericolo di prendersi in testa un fracco di legnate.
Pertanto, soprattutto per i giovani che non lo
conoscono, indicherò il testo
originale e poi, in maiuscolo, quello da
me restaurato; mentre per quanto riguarda il motivo musicale, dal momento che
non sono in grado di trascrivere le note del pentagramma, consiglio loro di
rivolgersi a qualche nonno, bisnonno o
prozio che, anche se un pò rimbambiti,
data l’indigestione fattane in gioventù, di sicuro non se le sono dimenticate.
Prendiamo, ad esempio, “Giovinezza”: con pochi ritocchi l’ho messa in grado di essere cantata
senza pericolo da chiunque, e, addirittura, di essere proposta a Sanremo per il
prossimo festival.
Infatti
l’”incipit” “Giovinezza,
giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza il tuo canto squilla e va” è stato da me
trasformato in “GIOVINEZZA, GIOVINEZZA, PRIMAVERA DI BELLEZZA, NELLA VITA LA
BELLEZZA DONA LA FELICITA’”. A questo punto l’ostacolo principale era
costituito da quel “…e per Benito Mussolini eia, eia, alalà” ripetuto due volte sul quale era assolutamente
necessario intervenire.
Per la verità, anche ai suoi tempi questa frase creava problemi perché specie i più piccini (“Figli della lupa” e
“Balilla”, ma anche qualche “Avanguardista” tonto, nonostante le ripetute
raccomandazioni, e anche qualche scappellotto di capisquadra e capimanipolo) inserivano
una “e” di troppo fra il nome ed il cognome del Duce cosicchè
pareva che le persone fossero due, un “Benito” e un “Mussolini” con dimezzamento
quindi dell’autorità dell’unico, vero,
“Benito Mussolini”.
Ed ecco la nuova versione riveduta e corretta:”…E
ALLE MAMME ED AI BAMBINI LA SALUTE
PORTERA’; E ALLE MAMME ED AI BAMBINI LA FORTUNA ARRIDERA’ ”.
Qualche maggior difficoltà ho dovuto superare per
il restauro di “Vincere!”, che ho ritenuto di trasformare da inno bellicoso in canzone leggera e
pacifista.
Così “Vincere! Vincere! Vincere! E vinceremo in
cielo, in terra e in mare! E’ la parola d’ordine d’una suprema volontà ! Vincere! Vincere!
Vincere! Ad ogni costo nessun ci
fermerà. I cuori esultano, son pronti ad obbedir, son pronti, lo giurano, o
vincere o morir” è divenuto:” “RIDERE, RIDERE,RIDERE, NOI RIDEREMO IN CIELO IN
TERRA E IN MARE, E’ LA PAROLA D’ORDINE DELLA MODERNA CIVILTA’. RIDERE, RIDERE,
RIDERE, MAI PIU’ NESSUNO AL MONDO
PIANGERA’. LE NOSTRE BOCCHE CANTANO: LA
PACE E’ LIBERTA’. E SEMPRE SIA LODATO
CHI RIDERE VORRA’ ”.
L’opera di restauro di altre canzoni procede
alacremente, e già molte importanti riviste letterarie hanno dedicato
recensioni favorevoli a questa nuova espressione di cultura della quale mi considero a buon diritto
fondatore e caposcuola.
Giovanni Zannini
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