LE MISSIONI MILITARI ALLEATE NELLA RESISTENZA
Le Missioni Militari Alleate furono lo strumento creato dagli
Anglo-Americani durante la seconda
guerra mondiale per consentire i collegamenti ed i soccorsi fra comandi alleati e formazioni
clandestine che operavano contro i nazifascisti all’interno di nazioni
sotto controllo tedesco .
In Italia, secondo una “Relazione Messe” considerata incompleta perché
calcola solo le missioni inglesi ed italo-inglesi, ne operarono 96, di cui una
cinquantina nella sola regione veneta.
Esse furono organizzate, in collaborazione con il “SIM” (Servizio
Informazioni Militari del Comando dell’esercito italiano al seguito del re a Brindisi)
, dagli inglesi dello “Special Operation Executive – SOE”; dagli americani dell’”Office of Strategic Service- OSS”; poche direttamente dal SIM, solo alcune dai francesi.
Erano per lo più miste, composte
da 4 o 5 uomini, italiani ed alleati, civili e militari muniti di potenti
radiotrasmittenti che si facevano
paracadutare sulle formazioni partigiane o, altre volte, nel Veneto, le raggiungevano dopo essere sbarcate presso
Chioggia da imbarcazioni o da idrovolanti ammarrati su “campi idro” avventurosamente
organizzati.
Evidente il coraggio di chi, specie se straniero, provenendo da territorio italiano già liberato, accettava di raggiungere altre località italiane
ancora occupate dai nazifascisti lanciandosi nottetempo su territori sconosciuti
sommariamente segnalati, con il rischio
di fallire l’obbiettivo e, come accaduto, essere catturati dal nemico, condividendo poi i gravissimi rischi della guerra partigiana in
condizioni di netta inferiorità contro
un nemico agguerrito e spietato.
I compiti affidati alle Missioni
erano quelli di tenere via radio i collegamenti con gli alleati e con il comando dell’esercito italiano a
Brindisi per fornire ogni genere di
informazioni sulla cui base essi furono in grado di fondare i loro piani
operativi, e di organizzare i
rifornimenti aerei alle formazioni partigiane operanti nell’Italia occupata dai
nazifascisti.
Oltre a ciò, condurre azioni di
“commando” contro i nazifascisti per sabotare impianti militari, linee di collegamento
ferroviario, ponti e strade; fornire
assistenza a nuove “missioni” in arrivo, a piloti alleati abbattuti informando poi sulla loro sorte, e ad ex prigionieri alleati nei campi di
concentramento italiani che si trovarono liberi dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, come, ad esempio, i 2300
che furono mantenuti, nonostante le scarsissime risorse, a cura della “Margot-Hollis”.
Fra quelle che operarono nel Veneto vanno ricordate, oltre ad essa, le inglesi “Missione Brietsche” ( capitano che operò sul
Grappa in maniera deludente), “Missione
Tilmann”(maggiore, destinato ad operare sul Cansiglio che non potè raggiungere perché
vi era in corso un violento
rastrellamento - noto scalatore scomparso,
dopo la fine della guerra, sull ‘HiImalaya ), “Missione Freccia” (capomissione John
Wilkinson), e la “MRS” (Marini Rocco
Service) del SIM composta da 5 italiani: Ten. Renato Marini, copomissione, radiotelegrafisti i fratelli
Angelo ed Elio Rocca, Mario Troncon e Giuseppe Repetti (o Peretti) .
Giovanni Zannini
LA RESISTENZA VENETA CONTRO I
BOMBARDAMENTI INDISCRIMINATI ED IN
DIFESA DELLE OPERE D’ARTE
La “Missione Margot-Hollis” (più precisamente denominata “Hollis”: “Margot” è il nome di
battaglia del radiotelegrafista Dario
Lelli) diretta dall’Ing.Pietro Ferraro (“Antonio”)di
Venezia è considerata dal Comando Alleato “una delle più
importanti del nord-Italia“ grazie
all’attività del gruppo C.I.S. – Collegamenti, Informazione, Sicurezza
- da essa dipendente.
Soggette alla caccia dei
radiogoniometri tedeschi che non davano tregua, le sue tre radiotrasmittenti furono costrette a continui spostamenti nel territorio del Veneto orientale , e
per un certo periodo una di esse trasmise da Padova
dall’abitazione dell’Ing.Marino
Bertolini in via S.Tomaso n.2 fino a che, scoperta, fu circondata dagli uomini del famigerato maggiore Carità ed
i suoi operatori si salvarono fortunosamente mentre la radiotrasmittente veniva posta in
salvo nascosta in una carrozzina con
sopra il figlioletto, spinta dalla moglie del Bertolini.
Fra i collaboratori padovani vanno inoltre ricordati il dott. Luigi Amati
residente in città in via Savonarola che organizzò il funzionamento
tecnico delle radio nel Bellunese e
nelle zone di Padova, Treviso e Venezia
provvedendo alle riparazioni, al
reperimento ed al trasporto dei materiali necessari, e
Tranquillo Ugolani di Camposampiero che descrisse esattamente i depositi di munizioni tedeschi di Rossano e Noale poi
distrutti a seguito delle informazioni
da lui fornite.
L’attività svolta da questa Missione è documentata, presso l’archivio dell’Istituto
Veneto per la storia della Resistenza, dalla raccolta delle “Carte
Ferraro” contenente un gran numero di
copie di messaggi radio spediti e ricevuti: e fra essi spiccano alcuni, come i seguenti, diretti
agli alleati con il ripetuto invito ad evitare bombardamenti indiscriminati su centri abitati:”…… Padova
notte 12 vasti danni città – danni stazione centrale non usata traffico –
traffico ridotto est solo parco ferrovia Campodimarte aut deposito
locomotive….”; “……Riesaminare
opportunità bombardamenti soprattutto notturni et uso incendiarie su popolose
et artistiche città Veneto – sinora nessun danno a tedeschi…..”.
Poi un pressante appello inviato direttamente a Nenni con il quale il
Ferraro, di idee socialiste, teneva un filo diretto :” Per Nenni - Preghiamo
partito et governo nazionale comunicare comando alleato (che) ultimi bombardamenti a massa imprecisi
et con incendiarie su principali città Veneto causato danni enormi
popolazione - distrutto insigni
monumenti – notte 18 Vicenza distrutta Basilica Palladio et molti altri – notti precedenti Padova
Basilica Sant’Antonio et Cappella
Scrovegni massima opera Giotto danneggiati et salvi per caso – nessun
obbiettivo militare est in zone bombardate –
……….assicurateci farete presente
comando alleato con memorie dettagliate
patrimonio arte civiltà storia……. –
assicuriamo tedeschi usano piccole
stazioni et strade et ponti periferici – loro depositi dispersi campagna – …….. pregate alleati tenere
presente tragica situazione popolazione dopo un anno e mezzo di vera lotta
contro i tedeschi e non aggravarla senza accertate decisive ragioni militari –
attendiamo vostra risposta precisa non generica su risultati vostro
intervento….”.
Sempre a questo proposito la Missione Italiana “M.R.S. – Marini-
Rocco-Service” invia un altro pressante messaggio ai comandi alleati:”
Bombardamenti città causano notevoli
perdite fra popolazione favorendo
adesioni propaganda fascista alt inoltre deflusso sfollati verso
campagna ostacola assistenza prigionieri
inglesi ivi nascosti et attività comitati alt Evitare tali risultati negativi consiglio attacchi at indispensabili
obbiettivi in città da bassa quota mancando ovunque difesa contraerea alt “. E
poi, ancora, un disperato appello:” Risulta che elementi irresponsabili chiesto bombardamento zona ospedaliera
Padova non dare seguito richieste tale
genere se non effettuate da questo comitato tramite questa radio alt”.
Concetto ribadito dal Ferraro
nella relazione a Nenni in cui affermava che le informazioni “spesso
errate e date con scarso senso di responsabilità” in base alle quali i bombardamenti venivano
effettuati, “possono essere meglio fornite da noi”, aggiungendo altresì che i
bombardamenti aerei con i quali si volevano colpire gli obbiettivi
militari “possono essere molto meglio
sostituiti spesso da nostra opera di sabotaggio”.
Oltre a ciò, negli ultimi giorni
della guerra, con i tedeschi in fuga, la Missione “Margot-Hollis” segnala: ”Riferimento opere arte trafugate Firenze - per comando alleato Italia et sud Germania – urge avvertire tutte
vostre truppe et comandi – molte
moltissime ed importantissime opere arte Toscana sono at S.Leonardo in Passiria nord Merano in edificio vecchia
pretura – primo evitate ogni azione aerea – secondo provvedete custodia immediata
– terzo fate tutto il possibile perché qualche vostro reparto possa arrivare
subito in queste località – quarto se trattative resa chiedete garanzia su questa situazione –
tutto mondo arte cultura sarà grato
vostro intervento”.
E poi ancora:” Biblioteca Hertziana di Roma et forse Istituto storia arte germanico di Firenze importantissimi per cultura italiana et per archivio fotografico
opere arte italiana trovasi in una miniera di sale at Halle sud Salisburgo - est necessario presidiare la miniera”.
Emerge dunque dall’attività della “Margot-Hollis” la spiccata figura del suo capo, l’Ing.
Pietro Ferraro (“Antonio”) - intellettuale veneziano, affermato manager gettatosi
coraggiosamente in un’impresa di alto
valore patriottico ed estremamente rischiosa per tornare poi, esaurito il suo
compito, alla vita civile e
professionale - che, pur nel pieno di
una lotta dura e spietata, dimostrò il
suo vivo interesse per l’arte che della guerra fu spesso, assieme agli uomini, vittima. Giovanni Zannini
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QUEI “LANCI” TANTO
ATTESI
I messaggi inviati dalle Missioni Militari agli alleati ed al Quartier
Generale italiano al seguito del re a Brindisi testimoniano la durezza della lotta dei partigiani italiani dopo l’8 settembre 1943, e ne danno una
testimonianza viva e drammatica .
Armi: questa la pressante
richiesta, per poter porre in grado uomini coraggiosi che spesso ne erano privi, di
combattere il nemico
nazifascista.
Eccone, fra tanti, uno, drammatico della Missione “M.R.S. – Marini Rocco
Service”:”Zona Pasubio Asiago et Belluno perdurano accaniti combattimenti alt
Tutti gruppi implorano dico
implorano rifornimenti scopo continuare
a combattere alt inflitte at nemico rilevanti perdite alt Tedeschi vogliono preparare loro linea resistenza su
dette zone alt….. sarebbe utilissimo intervento aereo bassa quota aut lancio
truppe paracadutisti alt Preghiamo ancora invio immediato rifornimenti et piano
tedesco sarà sventato alt”. La “Margot-Hollis”, da parte sua, richiede “armi pesanti, viveri
concentrati, “Sten” (nota:famoso mitra
inglese), scarpe, mortai, munizioni
fucile italiano 91” e ancora “…8 pistole 45, 3 pistole 32, munizioni…..silenziatori
pistole”e segnala che “forze dislocate mon tagna abbisognano tutte mortai mitragliatrici pesanti qualche cannone
anticarro leggero…” e così via.
Ma i lanci sono scarsi:
perché? “….situazione militare
europea ha reso difficile per noi
disporre di aerei…”; “ ….dovuto all’azione di altri teatri europei est molto difficile poter disporre aerei per rifornimenti in Italia comunque faremo il
massimo” rispondono i comandi alleati che devono aiutare anche i partigiani nei
Balcani e in Polonia distraendo a fatica uomini e mezzi dai fronti principali della guerra.
L’arrivo dei rifornimenti di armi, munizioni, esplosivi, viveri,
indumenti, denaro viene preannunciato alle
formazioni partigiane da oscuri messaggi in codice dei comandi alleati ed
italiani diffusi dalla BBC di Londra tipo “fiammifero acceso”, “il duce saluta
Rina”, “i lupi vigilano attentamente”, “non ti lascerò”, mentre chi scrive
ricorda con emozione “il muretto del
ponte” annunciante un lancio sul Grappa
alla Brigata “Italia Libera di Campocroce”.
Gli aiuti sono generalmente paracadutati, ma altre volte recapitati direttamente
da piccoli aerei che atterrano con grave rischio dei piloti, di
notte, su campi di fortuna segnalati con
fuochi disposti in maniera convenzionale, stando bene attenti che non vi siano
nazifascisti nei dintorni.
Ma non sempre gli appuntamenti vanno a buon fine: qualche volta, arrivati sul luogo stabilito fra mille
pericoli, i soccorritori non vedono i
segnali convenuti ed allora, dopo aver
girato a lungo sull’obbiettivo, non resta loro che rientrare alla base
piuttosto contrariati.
“Per l’amor di Dio” raccomandano perciò dai comandi alleati “assicurate
ricezione aut sospendete detti campi alt Siamo circondati da piloti
arrabbiatissimi et gli abbiamo promesso
un miglioramento alt”.
Insomma, per gli amanti dei film e dei romanzi d’avventura, i
messaggi scambiati durante la seconda
guerra mondiale fra i partigiani italiani da una parte ed i comandi alleati ed italiani dall’altra,
possono costituire una lettura stimolante. Con la differenza che mentre i film
ed i romanzi sono frutto di fantasia, quei messaggi rappresentano una dura realtà ed i morti sono, purtroppo, veri. Giovanni
Zannini
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