QUANDO CRISPI FRENO’ GARIBALDI
Se quel telegramma di Nicola Fabrizi non fosse mai arrivato, la data fatidica d’inizio della spedizione dei Mille non sarebbe stata il 5 maggio 1860, ma, probabilmente, il 25, il 26, il 27 aprile, o giù di lì, di quell’anno.
Garibaldi, infatti, in quel periodo se ne stava a Caprera in attesa di notizie più precise a proposito dei moti scoppiati contro i Borboni in Sicilia, per decidere se e quando accorrere in aiuto degli insorti.
In tale situazione, un telegramma cifrato datato 26 aprile 1860 inviato da Nicolò Fabrizi (un patriota che si era rifugiato a Malta per sfuggire alla polizia, e che da quest’isola meditava un audace piano per attaccare da sud il Regno delle due Sicilie) inviato all’amico Francesco (detto Ciccio) Crispi, ascoltato consigliere di Garibaldi, che, da lontano, stava con lui studiando il piano d’azione, provocò un freno alla spedizione.
Il Fabrizi che da Malta, così vicina alla Sicilia, era considerato un sicuro informatore di quanto stava accadendo in quell’isola, aveva inviato un telegramma, come si è detto, cifrato, del seguente tenore :”L’insurrezione vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle province, notizie raccolte da profughi giunti Malta su navi inglesi”.
Ma Crispi aveva errato nell’interpretazione di quel messaggio traducendo:” Completo insuccesso nella provincia e nella città di Palermo. Molti profughi raccolti nelle navi inglesi giunti a Malta. Non vi muovete”, cosicchè Garibaldi, scoraggiato, interruppe i preparativi per la partenza.
Crispi, tormentato dal dubbio di aver bloccato tutto per un errore di interpretazione del codice segreto stabilito fra i congiurati, telegrafò a Fabrizi:”Ripeteteci meglio il dispaccio”, ma poi, senza attendere la risposta, presentò a Garibaldi l’esatta traduzione del messaggio del Fabrizi, ossia che la ribellione scoppiata in Palermo nel convento dei frati detto “ della Gancia” era stata sì soffocata, ma che restava invece viva nella provincia: cosicchè Garibaldi, rincuorato, decise di partire per la Sicilia.
Sull’episodio si è aperta una polemica e la responsabilità del ritardo della partenza dei Mille è stata rimpallata fra i due.
Crispi attribuisce la colpa al Fabrizi rimproverandogli di aver mal criptato il messaggio provocando in tal modo l’equivoco, mentre l’altro sostiene che esso era stato inviato in termini corretti secondo il cifrario concordato, ma che era stato letto malamente dal destinatario.
Quale sia le verità è difficile stabilirlo, anche se pare che la responsabilità del ritardo - che in verità non provocò alcun danno all’esito della spedizione - vada attribuita al Crispi.
Fu lui, infatti, ad avere il dubbio di essersi sbagliato: la sua richiesta di chiarimenti lo attesta e la sua fretta nel sottoporre a Garibaldi il testo effettivamente trasmesso dal Fabrizi senza attendere le precisazioni a lui richieste, dimostra che egli si era convinto di esser caduto in errore, e che non voleva perdere altro tempo a porvi rimedio.
Ma non lo riconobbe mai apertamente: il Fabrizi, addolorato, se ne risentì e, per mettere le cose a posto, così scrisse il 23 maggio all’amico Bertani:” L’amico (ossia Crispi – ndr) che mi graziò di responsabilità alla sua inversa interpretazione di un telegramma, mancò di giustizia nel non rettificare come aveva mancato di criterio nell’interpretazione”.
E Garibaldi? Benchè non avesse, pur dopo chiarito l’equivoco del telegramma, idee ben chiare sul come l’insurrezione si “sostenesse nelle provincie”, ossia se si trattasse di un vero moto popolare ovvero del movimento di pochi generosi, ruppe audacemente gli indugi ed il 5 maggio salpò da Quarto, come si dice, ”al buio”, “ per verificare la cosa sul terreno stesso della Sicilia”, senza cioè sapere se sull’isola avrebbe trovato un popolo ancora sotto il giogo dei Borboni o in rivolta in attesa del liberatore .
Resta da dire che il fatto fu evidentemente presto dimenticato, e non nocque né a Crispi né a Fabrizi. Della brillante carriera del primo è inutile parlare perché ben nota, mentre per il Fabrizi va ricordato che, accorso da Malta in Sicilia subito dopo lo sbarco dei Mille con un piccolo gruppo di uomini che si andò via ingrossando, contribuì alle vittorie della spedizione e per questo, e per il contributo che egli aveva dato alla preparazione dell’impresa ottenne importanti riconoscimenti . Garibaldi lo nominò generale e poi ministro nel governo vicereale che governò in Sicilia dopo che egli, superato lo stretto di Messina, aveva proseguito la sua vittoriosa marcia verso il nord, e fu infine eletto deputato al Parlamento nazionale nell’ambito della sinistra parlamentare.
Giovanni Zannini
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