Alcuni prigionieri di guerra italiani
nei campi di detenzione in Inghilterra e negli Stati uniti hanno
lasciato traccia del loro forzato soggiorno con chiese da loro
costruite tuttora esistenti.
Prova evidente di come, in determinate
situazioni drammatiche, l'uomo, per alleviate le prove cui è
sottoposto, trovi conforto nella spiritualità e trovi rifugio nella
religione.
Il primo caso è costituito da una
cappella esistente nell'isola di Lamb Holm, nell'arcipelago delle
Orcadi, a nord della Scozia, che costituisce una meta molto
pubblicizzata specie per i turisti delle crocere che fanno tappa nel
vicino porto di Kirkwall.
Essa fu costruita nel 1943 da un
gruppo di militari italiani catturati dagli inglesi in Africa
settentrionale e smistati nel Campo 60 sulla piccola isola delle
Orcadi.
I prigionieri furono utilizzati per
costruire le “Churchill Barriers”, una serie di dighe (oggi
servono come comode strade di collegamente fra le isole
dell'arcipelago) destinate a sbarrare gli accessi alla base navale
della “Home Fleet” nella baia di Scapa Flow dopo che era stata
violata dall'audace incursione di un sommergibile tedesco che aveva
affondato la corazzata “HMS Royal Oak” con 800 membri del suo
equipaggio.
Nel poco tempo libero lasciato dal
lavoro, gli italiani guidati da Domenico Ciocchetti, un pittore di
Moena, riuscirono a costruire, grazie alla benevolenza del comandante
il campo e con l'attiva collaborazione del Cappellano Militare padre
Giacobazzi, la Cappella, impegnandosi, con genialità tutta
italiana, ad utilizzare il materiale di scarto per la costruzione
delle barriere.
Il risultato fu molto felice, e la
piccola costruzione abbellita dalle pitture del Ciocchetti, è
tuttora in piedi, perfettamente accudita da un comitato che
mantiene tuttora cordiali contatti con Moena, patria del generoso
valente suo figlio, e ammirata da più di centomila visitatori ogni
anno.
Altra traccia lasciata da prigionieri
italiani all'estero è costituita da una chiesa costruita negli
Stati Uniti nel campo di prigionia di Letterkenny presso Chammersburg
in Pennsylvania che ospitò parte dei 51.000 militari italiani fatti
prigionieri dagli inglesi nel 1943 in Africa settentrionale.
Ma allo scopo di liberarsi delle
migliaia di prigionieri che intasavano le linee alleate creando
difficoltà alle manovre militari in atto – problema non nuovo ed
impellente per gli alti comandi - essi li cedettero agli americani
che li trasferirono negli Stati Unititi ove quanti accettarono – la
maggioranza - di “cooperare” con le autorità americane furono
sottoposti ad un regime detentivo molto umanitario.
Il prigioniero Aldo Lorenzi,
bersagliere, nativo di Mozzecane in provincia di Verona,
rilevata la mancanza nel campo di un luogo ove i prigionieri
potessero coltivare il proprio desiderio di spiritualità, ottenne il
permesso di costruire una chiesa.
Con materiale di recupero scovato
ovunque con fantasia del tutto latina, una trentina di prigionieri,
muratori e falegnami, riuscirono a costruire nell'incredibie tempo di
50 giorni (così si legge nelle sue memorie) di entusiastico lavoro
“una stupenda chiesa in puro stile italiano”.
Benedetta da mons. Amleto Cicognani –
alto rappresentante, all'epoca, del Vaticano negli USA – che vi
celebrò la prima Messa, fu denominata “Chiesa della Pace” per
celebrare la fine della guerra in Europa, ed è entrata nel
patrimonio storico della II Guerra Mondiale negli USA.
Padova 14.11.2017 Giovanni Zannini
Le notizie sulla chiesa di Letterkenny
provengono dalle ricerche di Aldo Ramazzotti citata da un
articolo di Giovanni Rosa sul Corriere
della Sera dello scorso 16 aprile, e del prof.Flavio Giovanni Conti
storico ed autore di libri sui prigionieri di guerra italiani negli
Stati Uniti.
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