e se ancora una volta tentasse di realizzare i suoi sogni di
eliminare ogni libertà, di aggredire liberi stati, di alimentare il culto della
razza, in una parola se tentasse nuovamente di realizzare le sue folli idee che
portarono alla seconda guerra mondiale, i popoli che combatterono contro di lui dovrebbero essere, come allora, pronti
ad insorgere.
Invece, gli alleati di allora sono incerti, indecisi, in
polemica gli uni contro gli altri, e non hanno sinora preso la decisione di
combattere insieme contro l’Hitler d’oggidì, quell’Abu Bakr al-Baghdadi
autoproclamatosi “califfo” dell’ Islamic State Iraq Siria (ISIS, poi IS) che mira alla conquista ed alla distruzione di
Roma cristiana simbolo della moderna civiltà.
Intanto il Segretario Generale dell’Onu Ban Kimoon lamenta
che le potenze regionali e i Grandi del Consiglio di Sicurezza non abbiano
affrontato insieme la situazione: ma ognuno va per la sua strada nel ginepraio mediorientale mentre l’IS avanza.
Unica eccezione, da segnalare ed apprezzare, la Russia di Putin che realisticamente appoggia
Assad, unico attuale rappresentante, sia pure discusso, della Siria,
rinviando all’auspicabile vittoria
contro l’IS la soluzione del problema interno siriano.
Ma gli altri (in primis l’USA) non la pensano così: eppure
una coalizione militare mondiale sotto l’egida dell’ONU non tarderebbe ad aver
ragione del piccolo ma agguerrito e feroce esercito dell’IS composto, stando
alle informazioni di stampa, da meno di
centomila uomini.
Mentre le giuste preoccupazioni dei pacifisti contrari
all’uso della forza nelle controversie internazionali dovrebbero cadere perché essa
è giustificata (anche dalla Chiesa cattolica)
allorchè si tratta di difendersi dall’aggressore di oggi (vero bandito
internazionale) così come è stato legittimo opporsi, ieri, alla follia
hitleriana.
Senza dimenticare (e
questo va ricordato soprattutto agli americani) che dittatori come Gheddafi,
Saddam e Assad non vanno eliminati, ma
convertiti con una paziente opera, e poi rieducati anche facendo loro balenare i vantaggi che una corretta gestione dell’autorità potrebbe loro apportare.
Ad evitare che la loro caduta faccia precipitare i paesi,
tipo Libia ed Iraq, in situazioni caotiche ancor peggiori di
quelle esistenti allorchè essi erano al potere.
Giovanni Zannini
Pubblicato su LA DIFESA DEL POPOLO settimanale della Diocesi
di Padova
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