Lo Yemen? Ma cosa c’entra l’Italia con lo Yemen nel periodo
fra il 1914 ed il 1915 allorchè, divisa
fra interventisti e neutralisti, e corteggiata dall’una e dall’altra parte in
conflitto, stava meditando quale strada
intraprendere?
Dopo lo scoppio della 1a guerra mondiale avvenuto il 28 luglio 1914 l’Italia fu corteggiata dalle potenze allora già
impegnate nel conflitto: da una parte la
Germania e l’Austria-Ungheria, ancora alleate dell’Italia che aveva però
dichiarato la propria neutralità, dall’altra le potenze dell’ “Intesa”, (Inghilterra, Francia e
Russia), entrambe desiderose di farla intervenire al proprio fianco.
Le trattative intercorse con la Germania e l’Austria-Ungheria (i
cosiddetti Imperi Centrali) erano fallite per l’inadeguatezza delle offerte avanzate e l’Italia aveva denunciato l’alleanza con la motivazione che
l’Austria-Ungheria aveva scatenato la guerra
contro la Serbia senza averla, come imponeva l’alleanza, previamente
consultata.
Liberatasi da questo legame,
l’Italia si rivolse alle potenze
dell’Intesa esponendo le sue condizioni per
passare dalla neutralità alla
guerra al loro fianco mediante un “memorandum” segreto consegnato
nel marzo 1915 all’Inghilterra.
In esso, in XVI paragrafi, erano contenute le nostre pretese, prime fra
tutte Trento, Trieste e la Dalmazia ritenuta quest’ultima altrettanto importante delle altre due perché
tendente ad ottenere il predominio
nell’Adriatico liberando l’Italia dalla
situazione d’inferiorità di fronte ad
un’Austria sempre minacciosa dal munito porto di Trieste.
Ed a tal fine, ai punti IV, V e
VI venivano con precisione indicati i nuovi territori e le isole che sarebbero stati assegnati all’Italia sul
versante orientale dell’Adriatico dopo l’auspicata sconfitta dell’Austria.
Ma, a suscitare sorpresa, compare il punto XII del
“Memorandum”che così
recita:”L’Inghilterra e l’Italia si obbligano alla reciproca garanzia
dell’indipendenza dell’YEMEN; e,
lasciando in libere mani i Luoghi Santi s’impegnano a non procedere
all’annessione di alcuna parte dell’Arabia occidentale ed a non imporle qualsiasi altra forma di
dominio; senza rinunciare al diritto di opporsi
a che un’altra potenza acquisti o si attribuisca diritti sul territorio
dell’Arabia medesima”.
Quale mai interesse poteva avere l’Italia ad occuparsi delle sorti
dell’Yemen?
Forse, impedire che sulla
sponda del Mar Rosso opposta a quella in
cui si trovavano le colonie italiane s’
installasse una potenza ostile in grado
di insidiarle, tanto più in previsione che esse potessero ulteriormente
espandersi a seguito dell’eventuale
sconfitta degli Imperi Centrali e
dell’alleata T urchia.
Infatti il successivo punto XIII del “Memorandum” recitava:”Qualora
le altre potenze aumentassero le loro
colonie africane a spese della Germania,
si farà luogo ad un apposito accordo per assicurare all’Italia qualche
corrispondente equo compenso e ciò specialmente nel regolamento a suo favore delle questioni di confine tra le sue colonie dell’Eritrea,
della Somalia e della Libia e le colonie
attigue francesi ed inglesi”.
Motivo dunque, per l’Italia, di
assicurarsi che dall’altra parte del Mar Rosso, anche in vista di un possibile
loro potenziamento, non esistesse uno stato
in grado di insidiare le sue colonie.
Altra ipotesi è che con il punto XII l’Italia avesse voluto ingraziarsi
l’Inghilterra onde ottenerne l’ assenso
alle proprie richieste contenute nel “Memorandum” più volte citato.
Infatti, in vista di una
possibile sconfitta della Turchia alleata degli Imperi Centrali, e della conseguente
spartizione dell’Impero Ottomano, l’Italia poteva pensare che l’Inghilterra mirasse ad espandersi , come poi avvenne (mandato in
Iraq, Transgiordania e Palestina) nel
Medioriente e che per tal motivo essa avrebbe gradito l’appoggio italiano per assicurarsi la presenza di uno stato amico come l’Yemen in grado di vigilare sul Mar Rosso ed il Golfo di Aden.
Oppure l’Italia, che già meditava di mettere un piede in Asia (e lo
farà sbarcando il 9 marzo 1919, a guerra terminata, ad Antalia, nel sud ovest della Turchia, ove esisteva un bacino carbonifero),
aspirava a porne un secondo nel sud della penisola arabica, nello Yemen, “piccolo paese, grandi conseguenze”, come anche
gli avvenimenti del giorno d’oggi
(spina nel fianco dei rapporti fra Iran ed Arabia Saudita) stanno a dimostrare?
Pare confermare (sia pure a posteriori) tale ipotesi un'informazione su Internet di "Wikipedia" (l'enciclopedia informatica) ove si legge che "....il Governatore dell'Eritrea Jacopo Gasparini tentò di acquistare nel 1926 un protettorato sullo Yemen" e che Mussolini "si lasciò sfuggire il controllo di un'interessante area petrolifera".
E allora, l'Italia, in Asia, a caccia di carbone ad Antalya, in Turchia, e di petrolio nello Yemen?
Sono solo ipotesi, ed utile sarebbe il contributo di altri su questo argomento poco trattato per chiarire il significato, che suscita curiosità ed interrogativi, del punto XII del “Memorandum” italiano all'Intesa a proposito dell’Yemen.
E allora, l'Italia, in Asia, a caccia di carbone ad Antalya, in Turchia, e di petrolio nello Yemen?
Sono solo ipotesi, ed utile sarebbe il contributo di altri su questo argomento poco trattato per chiarire il significato, che suscita curiosità ed interrogativi, del punto XII del “Memorandum” italiano all'Intesa a proposito dell’Yemen.
Padova 10 ottobre 2016 Giovanni Zannini
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