“Palinodia” significa “scritto o
discorso nel quale si ritrattino opinioni già professate”, e se
cito questa parola un po' raffinata – e della quale, confesso,
ignoravo il significato – è perchè la utilizza Antonio Spinosa
(Ceprano 1923 - Roma 2009) maestro della saggistica storico
biografica di elevato livello avendo scritto su personaggi
dell'antica Roma, dell'età napoleonica, e poi dell'età
contemporanea, fra questi D'Annunzio, Mussolini, Vittorio Emanuele
III, Hitler, Pio XII, Edda Ciano, Starace.
Nel suo “Mussolini razzista
riluttante” (Ed.Mondadori 2006) che raccoglie 4 suoi articoli
pubblicati negli anni 1952/1953 sulla rivista “Il Ponte” diretta
da Pietro Calamandrei, Spinosa, con l'introduzione al libro
intitolata “Molti anni dopo, la svolta”, sente “ l'esigenza di
espiare l'errore d'una fallace interpretazioni di alcuni eventi”
riguardanti Pio XII.
“Soprattutto su Pacelli”, scrive,
“fui indotto in errore dalle conoscenze storiche di allora”
superate “dagli 11 volumi contenenti gli atti e i documenti della
Santa Sede relativi alla seconda guerra mondiale dai quali gli
studiosi oggi non possono prescindere”.
Ed alla luce delle nuove acquisizioni
documentarie egli intende “espiare qui compiutamente”, la sua
“colpa giovanile” riconoscendo che i silenzi di Pio XII sulle
leggi razziali “furono il frutto di una dolorosa meditazione che
in quel momento gli suggerirono una drammatica prudenza per poter
aspirare ad un ruolo di mediatore fra le due parti in conflitto che
ne consentisse la fine.
Oltre a ciò, “la preoccupazione del
peggio che si sarebbe potuto abbattere sui 40 milioni di cattolici
tedeschi ove la riprovazione delle leggi razziali, in lui radicata,
fosse stata pubblicamente denunciata. Se il tacere poteva essere
giudicato scarsamente eroico, a lui sembrò l'unica cosa giusta
davanti a Dio ed alla propria coscienza”.
In tale drammatica situazione il Papa
fece dunque la scelta responsabile di “compiangere gli sventurati
senza la condanna dei responsabili delle loro sventure” che, come
sopra detto, avrebbe potuto provocare feroci rappresaglie: ed è
ormai a tutti nota la catena di carità e di assistenza che egli mise
in moto per salvare la vita di migliaia di ebrei nascosti nelle
canoniche, nelle chiese, nei conventi, in Vaticano.
Spinosa rettifica poi l'accusa
giovanile da lui rivolta a Pio XII di non essere intervenuto
tempestivamente per evitare la strage delle Fosse Ardeatine
riconoscendo che per l'estrema rapidità dell'azione nessuno ebbe il
tempo di farlo: circostanza confermata nell'ottobre 1975 dal
maggiore Dolmann il quale affermò che “nessuno sapeva in cosa
sarebbe consistita la rappresaglia e non se ne poteva prevedere una
così rapida esecuzione”.
Antonio Spinosa conclude
l'introduzione al suo libro con una frase esemplare che gli fa
onore:” Ora, avendo rettificato le affermazioni degli articoli de
“Il Ponte” espresse tuttavia in perfetta buona fede, la mia
coscienza di narratore di storia è alfine tranquilla”.
Spiace invece constatare che,
nonostante la documentazione che ha convinto uno storico ed uno
studioso del livello di Antonio Spinosa a rettificare passate
affermazioni, altri, pervicacemente, insistano nelle accuse
riguardanti Pio XII.
Come il Presidente della Camera dei
Deputati On. Gianfranco Fini - proprio lui, “uno”, scriveva
l'Osservatore Romano “degli eredi politici del fascismo che delle
leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli
vuole lodevolmente prendere le distanze” - che nel 2008, in un non
dimenticato discorso commemorativo lamentava che all'epoca delle
leggi razziali “non siano state registrate manifestazioni
particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della
Chiesa cattolica”.
C'è da augurarsi che, sull'esempio di
Antonio Spinosa, anche il Presidente Fini si decida, finalmente, ad
esprimere una sincera “palinodia”.
Giovani Zannini
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