mercoledì 5 ottobre 2011

25 LUGLIO 1943: MA QUALE COLPO DI STATO?

25 luglio 1943
MA QUALE COLPO DI STATO

Il parere oggi prevalente sugli avvenimenti del luglio 1943 è che essi abbiano rappresentato un colpo di stato, ossia un sovvertimento violento del potere allora esistente in Italia, il partito fascista di Benito Mussolini.
Vi è invece chi afferma che quanto accaduto si sia verificato legittimamente nel rispetto dei principi costituzionali in allora vigenti e secondo le norme che regolavano i tre organi costituzionali sui quali si basava lo stato fascista: la Corona, il Gran Consiglio del Fascismo ed il Presidente del Consiglio dei ministri.
Esaminiamoli brevemente, partitamene.
1) Al vertice dell’apparato statale la Corona era sopravvissuta alla tempesta fascista, e ad essa ogni funzionario civile e militare - comprese le autorità fasciste, dai componenti la milizia volontaria allo stesso Capo del Governo - prestava il giuramento di essere fedele adempiendo i doveri dell’ufficio “al solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria”.
“Il Re” , infatti, in base all’art.65 dello Statuto Albertino del 1848 sopravvissuto al regime costituzionale, a quello democratico ed ancora vigente in regime fascista, “nomina e revoca i suoi ministri”.
Un dualismo questo, sia detto per inciso, che differenziava il fascismo italiano dal nazismo tedesco ove, in mancanza di un organo similare alla Corona, tutti i titolari di pubblici poteri erano tenuti a giurare fedeltà solo ed esclusivamente al Fuhrer.
2)Il Gran Consiglio del Fascismo con la sua “costituzionalizzazione” avvenuta con legge 9 dicembre 1928 n.2693 aveva in pratica sostituito la Camera dei Deputati sull’assurdo presupposto che essendo composto dai vertici dell’organizzazione fascista (consiglieri nazionali delle corporazioni e del partito nazionale fascista) esso fosse nella pratica, al di là di ogni designazione popolare, lo specchio fedele della volontà dell’intera nazione italiana: con la pretesa, assurda, che fosse proprio il partito fascista a rappresentarla nella sua totalità..
Il Gran Consiglio era definito dalla precitata legge “Organo supremo che coordina ed integra tutte le attività del regime” ed i consiglieri avevano la possibilità, riconosciuta dal Regolamento approvato in Consiglio il 9 aprile 1929, di intervenire, esporre il proprio parere e votare sugli argomenti posti all’ordine del giorno da Benito Mussolini Capo del Governo e presidente del consiglio stesso.
Nel Gran Consiglio esisteva dunque, in testa ai vari consiglieri, la possibilità di dissentire dalla linea politica del Duce anche se in realtà, come vedremo, tale possibilità era solo apparente.
Discordi i pareri sul concreto utilizzo di tale facoltà da parte dei consiglieri durante tutta la vita del Gran Consiglio prima della drammatica seduta del 25 luglio 1943.
Se, infatti, da una parte Ciano affermava che “…Mussolini è un presuntuoso assolutista che non ha mai accettato consigli da nessuno” e la moglie Hedda, figlia del Duce, che “le sedute del Gran Consiglio erano state in generale un monologo di mio padre con tutti ad applaudirlo ed a complimentarsi alla fine”, dall’altra alcuni sono di diverso avviso, e fra questi il costituzionalista Livio Paladin il quale afferma che certe decisioni del Consiglio “sembrano essere in diversi casi il frutto di liberi e franchi dibattiti”, con la possibilità dunque che, nel suo interno, si verificassero maggioranze e minoranze.
3)Resta da dire - per completare l’esame del treppiede costituzionale esistente in Italia in regime fascista - del Capo del Governo titolare di un potere assoluto a lungo esercitato senza contrasti, moderato solo da quell’apparente (lo vedremo)residuo di democraticità sopravvissuto alla rivoluzione fascista: il potere di dissenso che egli aveva lasciato nelle mani dei membri del Gran Consiglio contando sulla loro assoluta e perpetua fedeltà.

Ed eccoci al 25 luglio 1943 che riepiloghiamo nella sua essenzialità.
Mussolini convoca il Gran Consiglio, pone in discussione l’ordine del giorno Grandi che “…invita il governo a pregare la maestà del Re…affinchè egli voglia assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 VEDERLO dello statuto del regno quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra augusta dinastia di Savoia”, e lo pone in discussione: 19 consiglieri lo approvano, otto votano contro ed uno si astiene.
Presone atto, senza reazione alcuna né da parte sua né dei suoi fedelissimi, il giorno dopo Mussolini si reca dal Re che, in base al potere riconosciutogli dallo Statuto, gli revoca la nomina a Primo Ministro e nomina, al suo posto, il generale Pietro Badoglio.
E’ possibile, a questo punto, continuare a parlare di colpo di stato? Non lo crediamo.
Non fu un “golpe” sudamericano con sparatorie e spargimento di sangue: è vero, i consiglieri contrari a Mussolini si recarono all’assemblea con in tasca pistole e bombe a mano, ma solo per difendersi da eventuali suoi fanatici sostenitori desiderosi di impedire una manifestazione di volontà a lui contraria.
Non essendosi verificata nessuna aggressione, bombe a mano e pistole rimasero inattive.
Perché continuare a ripetere, allora, che vi fu congiura, quando il testo dell’ordine del giorno fu consegnato il 23 luglio dallo stesso Grandi a Mussolini il quale, dopo averlo criticato, concluse che se ne sarebbe riparlato l’indomani in Gran Consiglio?
A questo punto è necessario dare una giustificazione delle riserve più sopra elevate a proposito della democraticità solo apparente sopravvissuta, con il riconoscimento del diritto di voto dei consiglieri, in seno al Gran Consiglio.
Quel residuo cascame di democraticità era infatti inficiato - e sostanzialmente annullato - dalla norma dell’art.2 del suo regolamento in base al quale …”S.E. il Capo del Governo, Presidente del Gran Consiglio, ha facoltà di interrompere in ogni momento la discussione su qualsiasi questione e di sospendere l’esecuzione delle deliberazioni del Gran Consiglio”: un vero e proprio “diritto di veto” nelle mani di Mussolini.
Perché, allora, egli non se ne avvalse il 25 luglio 1943?
Agli storici la risposta.
L’opinione di chi scrive è che Mussolini, stressato dall’esercizio di un potere assoluto durato vent’anni, reso consapevole del suo fallimento dagli ultimi drammatici avvenimenti bellici (invasione della Sicilia) non avesse più il desiderio e la forza di affrontare i nuovi problemi che sarebbero derivati da un suo “veto”; e che abbia preferito percorrere la strada indicata dal Gran Consiglio per rimettersi in extremis, diciamo così, in carreggiata, sulla strada di quella democrazia a suo tempo combattuta e vilipesa, nella speranza di una sua uscita meno traumatica dal pantano in cui era andato a cacciarsi.
Che ne sarebbe stato infatti di lui se, una volta esonerato dal Re, non vi fossero stati gli avvenimenti ben noti, la sua liberazione da parte dei tedeschi e la nascita della Repubblica Sociale Italiana?
Stando a quanto afferma Mussolini, il 21 luglio il re gli avrebbe detto:”Sono brutti tempi per lei, ma sappia che lei ha un amico in me. E se, per assurda ipotesi, tutti dovessero abbandonarla, io sarei l’ultimo a farlo.So quanto l’Italia e la dinastia le debbono”.
E allora, il suo arresto ed i successivi trasferimenti in gran segreto, i pellegrinaggi a Ventotene, Ponza, La Maddalena e infine sul Gran Sasso, furono provvedimenti restrittivi, oppure presi per tutelare la sua incolumità e sottrarlo alle vendette della piazza ed ai tentativi di liberazione da parte dei tedeschi, in attesa di una corretta decisione sulla sua sorte?
Non dimentichiamo, a questo proposito, che Skorzeny (che aveva avuto da Hitler l’incarico di liberare Mussolini) era già arrivato sulle sue tracce alla Maddalena con un piano ben studiato che andò a monte solo per l’improvvisa ed imprevista partenza di un idrovolante della Croce Rossa con il quale Mussolini, ammarato nel lago di Bracciano, venne poi trasferito sul Gran Sasso.
La parola agli amanti di fantapolitica.
Giovanni Zannini25

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