Il 23 agosto 1939 von Ribbentrop, ministro degli
esteri tedesco, e Molotov, ministro degli esteri dell’URSS, avevano firmato a
Mosca il “Patto di non aggressione tedesco-sovietico”, ed Hitler due giorni dopo, il 25, ne informa Mussolini.
Sembra imbarazzato per non averglielo detto prima -
dato che il “Patto d’acciaio” con lui stipulato il 22 maggio dello stesso anno prevedeva
anche l’impegno di consultazione reciproca fra alleati - ma se la cava dicendogli
che aveva voluto informarlo solo a cose fatte dato che la trattativa era stata
segnata da qualche incertezza.
Mussolini non ci fa caso, non rileva la
scortesia, e con suo messaggio di
risposta dello stesso giorno 25 agosto con il quale tratta diversi argomenti,
si limita a scrivergli che “…per quanto riguarda l’accordo con la Russia, io lo
approvo completamente” perché “era necessario un riavvicinamento tra la Germania e la Russia”.
Evidentemente entrambi si erano dimenticati che nel
novembre 1936 la Germania ed il Giappone avevano firmato il “Patto
anti-Comintern” diretto contro l’Unione Sovietica e l’Internazionale Comunista,
e che ad esso aveva poi aderito, l’anno successivo, il 6 novembre 1937, l’Italia.
Ma ancor più sorprendente e clamoroso è il
voltafaccia che successivamente Mussolini farà nel giudicare con parole
durissime il patto fra Germania e Russia che, come abbiamo visto sopra, egli
aveva, senza indugio alcuno, approvato “completamente”.
Voltafaccia che risulta da una lunga lettera 3
gennaio 1940 di Mussolini a Hitler pubblicata nel volumetto “Hitler e Mussolini
– lettere e documenti” edito da Rizzoli Editore
nel 1946, con introduzione e note di
Vittorio Zincone, noto
giornalista ed uomo politico liberale morto nel 1968.
Un libro, si aggiunge, prezioso, una fonte
ricchissima di notizie molte delle quali forse sfuggite all’attenzione di
storici qualificati, e che vale la pena qui evidenziare.
In questa lettera che lo stesso duce ritiene
“contrariamente alle mie abitudini, deplorevolmente lunga”, egli, premesso che
ha voluto lasciar passare 4 mesi dall’ultima sua del 29 agosto 1939 “durante i
quali l’azione vi assorbiva
completamente ed io consideravo intempestivo turbarvi”, effettua un’ampia panoramica
della situazione internazionale e fra i vari argomenti si diffonde sugli
“Accordi con la Russia”.
Immemore del pieno accordo subito manifestato in
proposito a Hitler con la sua lettera 25 agosto 1939 più sopra ricordata, si
scatena ora in una inattesa filippica di accuse e di rimproveri inusuali in un
documento diplomatico.
In un preliminare “Giro d’orizzonte” egli comincia col mettere in piena evidenza che
“l’intesa germano-russa ha avuto
ripercussioni penose in Spagna. La guerra civile è troppo recente. La terra che
ricopre i morti - i nostri e i vostri e
gli spagnoli – è ancora fresca. Il bolscevismo è un ricordo ossessionante per
la Spagna e gli spagnoli non comprendono le necessità tattiche della politica”.
Quindi, l’affondo.
“…Io che sono nato rivoluzionario e non ho
modificato la mia mentalità di rivoluzionario vi dico che voi non potete
permanente sacrificare i principi della
vostra rivoluzione alle esigenze tattiche di un determinato momento politico.
Io sento che voi non potete abbandonare la bandiera antisemita e
antibolscevica che avete fatto
sventolare per 20 anni e per la quale
tanti vostri camerati sono morti; voi
non potete rinnegare il vostro vangelo nel quale il popolo tedesco ha
ciecamente creduto. Ho il preciso dovere di aggiungere (queste parole sono
sottolineate nel documento originale – n.d.a.) che un ulteriore passo dei vostri rapporti con Mosca avrebbe
ripercussioni catastrofiche in Italia dove l’unanimità antibolscevica è
assoluta, granitica, inscindibile…Sino a 4 mesi fa la Russia era il nemico
mondiale numero uno: non può essere diventato e non è l’amico numero uno.
Questo ha turbato profondamente i fascisti in Italia e forse anche molti
nazional-socialisti in Germania…”.
Val la pena ricordare, a questo punto, l’incredibile,
allucinante, complicata vicenda del “Patto anticomintern” che, sottoscritto nel
1936 da Germania e Giappone (e poi nel 1937, anche dall’Italia), rimase in vigore per circa tre anni per poi
decadere, praticamente, a seguito del “Patto di non aggressione
tedesco-sovietico” del 1939; salvo, poi riprendere
vigore, inopinatamente, nel 1941 a seguito dell’”Operazione Barbarossa”, l’attacco
della Germania – senza dichiarazione di guerra - alla Russia.
In conclusione, le parole di Mussolini a Hitler
furono innegabilmente molto franche e coraggiose: resta solo da chiedersi
perché egli non le abbia pronunciate
prima anziché approvare subito, e “completamente”, con la più volte ricordata
lettera 25 agosto 1939, quel “Patto di non aggressione tedesco-sovietico” che
aveva lasciato attonito ed incredulo il mondo intero.
Giovanni Zannini
Nessun commento:
Posta un commento