La “Storia segreta del 25 luglio '43”
di Fulvio e Gianfranco Bellini (Ed.Mursia 1996) che si inserisce
nella infinita storiografia sulla fine del Fascismo in Italia, si
distingue per una ricostruzione dei fatti che appare obbiettiva,
supportata da ricche note e dalla citazione di interessanti documenti
poco conosciuti.
Dal libro emerge, tra l'altro, una
singolare differenza di vedute fra quanti durante il secondo
conflitto mondiale ad un certo punto, allorchè si resero conto che
la guerra volgeva al peggio per le truppe dell'Asse Roma-Berlino,
si adoperarono per trattare la pace separata con uno dei nemici, gli
Angloamericani sul fronte occidentale, i Russi su quello orientale.
Fu così che nel 1943, a seguito delle
gravi sconfitte culminate con la resa delle armate dell'Asse in
Tunisia (13 maggio 1943) e la sconfitta tedesca nella battaglia di
Stalingrado (31-1-1943) si realizzarono due diversi tentativi.
Composito il fronte favorevole a
trattative di pace su fronte occidentale: fra questi, vecchi
esponenti dei partiti prefascisti con a capo Ivanoe Bonomi, gerarchi
come Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni, ed ambienti vaticani, che effettuano eguali pressioni
sul re Vittorio Emanuele affinchè metta fine all'alleanza con la
Germania ed inizi trattative di pace con gli Anglo-americani.
Tentativi falliti perchè il re che non
condivideva il pessimismo dei suoi interlocutori sull'esito della
guerra si dichiarava contrario a rompere l'alleanza con i tedeschi.
La pace separata con la Russia ha,
invece, un convinto sostenitore proprio in Mussolini che già nel
1940, dopo la vittoria sulla Francia, aveva espresso a Hitler il suo
parere contrario ad aprire un secondo fronte trovando però la netta
opposizione del Fuhrer che non tenne alcun conto delle
raccomandazioni dell'alleato e aprì le ostilità contro la Russia.
Ma che, contraddicendosi
clamorosamente, non esitò, a seguito degli iniziali successi
tedeschi (ricordate l'attacco alla Francia allorchè, invasa dai
tedeschi, era allo stremo?) non esitò ad inviare sul fronte russo
gli italiani dell'Armir con le nefaste conseguenze che tutti
conosciamo.
Poi però, dinanzi al catastrofico
negativo sviluppo della guerra, nel 1943 il Duce torna alla carica.
Con due lettere dell' 8 e 23 marzo 1943
egli propone a Hitler di “neutralizzare” la Russia con una pace
separata che avrebbe consentito all'Asse di concentrare tutte le
forze sul fronte occidentale e quindi di sconfiggere gli
Angloamericani.
Ma invano: il dittatore nazista,
nonostante la proposta italiana abbia ottenuto il consenso di alcuni
generali tedeschi, tira dritto e prosegue la guerra contro la Russia.
Mussolini, allora, consapevole del
pericolo imminente, accetta la proposta del Giappone, alleato nella
triplice Roma-Berlino-Tokio, di intervenire presso il Fuhrer per
convincerlo a fare la pace separata con la Russia: ma anche
l'iniziativa nipponica – vista con sospetto dal dittatore tedesco
timoroso che dietro la proposta di mediazione giapponese si nasconda
chi sa quale trama - cozza contro l'ostinato rifiuto di Hitler che
continua ad illudersi di poter sconfiggere le armate di Stalin.
Il 25 luglio 1943 provocherà la fine
di ogni tentativo di pace separata che avrebbe forse potuto
modificare l'esito dell'immane conflitto.
Padova 26-9-2017
Giovanni Zannini
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