E' sempre interessante osservare la
seconda guerra mondiale vista dalla parte dei nemici dell'Italia, in
particolare con gli occhi di Winston Churchill, uno dei principali
protagonisti di quel conflitto, che nella sua monumentale opera “La
seconda guerra mondiale” (che gli valse il Premio Oscar per la
letteratura nel 1953) ne rievoca le vicende.
In particolare, val la pena rievocare
quelle avvenute sul fronte dell'Africa settentrionale subito dopo
l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 940, contro la Francia
e Inghilterra, quali raccontati dall'autore, senza commento alcuno da
parte nostra sulla loro credibilità peraltro alta attestata dal
riconoscimento dell'autorevole consesso internazionale.
Secondo l'autore al momento
dell'entrata in guerra l'Italia disponeva di una quindicina di
divisioni con 215.000 uomini, contro una forza inglese di circa
50.000 uomini destinati a difendere l'Egitto dalla
prevista offensiva italiana; oltre a ciò, gli italiani disponevano
della superiorità aerea.
Forte di questa superiorità, Mussolini
vorrebbe passare subito all'attacco per conquistare l'Egitto, ma
Graziani, comandante in Africa settentrionale, tergiversa: lo
preoccupano i rifornimenti (acqua soprattutto!) una volta
allontanatosi dalle basi di partenza in Cirenaica. Mussolini critica
aspramente Graziani: “Non bisogna affidare incarichi a coloro che
non hanno almeno un grado da conquistare. Graziani ne ha troppi da
perdere” si legge nel diario di Ciano riportato da Churchill.
Alla fine, però, “molto di
controvoglia” (scrive Ciano) il generale cede ed il 13 settembre
ordina l'avanzata, il confine egiziano è superato, Sidi Barrani
conquistata.
Il successo iniziale rallegra Mussolini
che se ne attribuisce il merito. Gli inglesi arretrano combattendo e,
abbandonata Sollum, si concentrano su Marsa Matruh preparandosi ad
una battaglia disperata per arrestare le sovrastanti forze italiane:
ma, insperatamente, Graziani si ferma sulle posizioni conquistate.
Gli inglesi, prevedendo che prima o poi
gli italiani proseguiranno nell'avanzata che avrebbe fatalmente
portato, data la sproporzione delle forze in campo, alla perdita
dell'Egitto, chiedono con urgenza a Londra l'invio di rinforzi.
Nonostante il pericolo sempre incombente di una invasione tedesca
sull'isola britannica, il Gabinetto di Guerra inglese prende la
coraggiosa decisione di ridurre le difese metropolitane a favore del
fronte nordafricano inviando colà quasi la metà dei propri migliori
carri armati destinati alla difesa della madrepatria.
Presa questa audace decisione, si pone
il problema del loro trasporto dall'Inghilterra in Africa ed i
punti di vista divergono.
L'Ammiragliato è fermamente deciso a
far pervenire gli aiuti per la cosiddetta “rotta del Capo”,
ossia circumnavigando l'intero continente africano, ritenendo troppo
pericoloso l'attraversamento dell'intero mare Mediterraneo (ove gli
italiani, dopo la resa dei francesi e quindi della loro potente
flotta, sono divenuti la forza maggiore) da occidente a oriente.
Churchill è di parere opposto ed
insiste affinchè i preziosi carri armati giungano in Egitto
attraverso la “scorciatoia” del Mare Mediterraneo: il pericolo
che gli italiani riprendano l'offensiva verso il
Delta egiziano è sempre incombente, e
se decidessero di farlo ora la possibilità di fermarli, data
l'attuale evidente stato d'inferiorità sarebbe nulla. Egli ritiene
dunque che valga la pena di correre il rischio della rotta del
Mediterraneo di fronte a quello assai maggiore di una completa
sconfitta in Africa settentrionale che avrebbe portato gli italiani a
conquistare l'intero Egitto.
Churchill sosteneva che se il convoglio
con i preziosi aiuti avesse percorso la “scorciatoia” del
Mediterraneo sarebbe giunto al porto di Alessandria verso il 15
settembre: se, invece, avesse intrapreso la “rotta del Capo”,
sarebbe arrivato circa tre settimane dopo.
Senza contare che nel frattempo,
inutilizzati in mare, essi non avrebbe giovato né alla difesa
dell'Inghilterra né agli inglesi asserragliati a Marsa Matruh.
Ma l'Ammiragliato inglese è
irremovibile ed il convoglio con il prezioso carico si avvia a tutta
forza sulla lunga rotta del Capo di Buona Speranza.
Giungerà in tempo prima che Graziani
decida di riprendere la marcia che avrebbe quasi certamente portato
alla conquista dell'intero Egitto?
Graziani non si muove: forse, si chiede
Churchill, attende l'arrivo di forze tedesche:”..ed in tal caso i
tedeschi afferreranno con mani sempre più salde la macchina bellica
italiana, ed allora il quadro sarà ben diverso”. Una dura
considerazione che a noi italiani non fa certo piacere...
Per cui, arrivati finalmente i rinforzi
dalla rotta del Capo, gli inglesi così rinvigoriti, invece di
attendere l'iniziativa avversaria impegnandosi in una battaglia
esclusivamente difensiva per poi contrattaccare, decidono di
prevenire le mosse avversarie ed il 6 dicembre 1940, da Marsa Matruh
passano essi stessi all'attacco con un esito devastante per gli
italiani.
Cadono Sidi Barrani, Sollum, Bardia ed
il 22 gennaio 1941 gli inglesi conquistano Tobruch ove arrestano la
vittoriosa offensiva.
Scrive Churchill:”La grande armata
italiana che aveva parzialmente invaso e sperato di conquistare
l'Egitto, non esisteva più come forza militare e soltanto le
imperiose difficoltà della distanza e dei rifornimenti (le stesse
che avevano indotto gli italiani ad interrompere la propria avanzata
a Sidi Barrani – n.d.a.) ostacolavano il proseguimento indefinito
dell'avanzata britannica a occidente”.
Fin qui Churchill, e noi ci chiediamo,
col senno di poi, quale sarebbe stato l'esito della battaglia in
Africa settentrionale se Graziani fosse passato all'attacco prima
dell'arrivo dei rinforzi dalla “rotta del Capo”.
Noi ora apprendiamo da Churchill lo
stato di grave inferiorità in cui si trovavano gli inglesi di
fronte all'offensiva italiana del settembre 1940 e possiamo dedurne
che il suo proseguimento, ove Graziani si fosse assicurato i
rifornimenti prima di partire all'attacco come impostogli da
Mussolini, avrebbe sicuramente portato alla conquista dell' Egitto
con conseguenze inimmaginabili sulla sorte dell'intero conflitto.
Da tutto quanto sopra emerge che non si
può considerare, come molti affermano, il gen.Graziani responsabile
dell'accaduto.
Al momento dell'entrata in guerra
dell'Italia egli aveva chiaramente dichiarato di non essere ancora
pronto a scatenare un'offensiva contro gli inglesi per la conquista
dell'Egitto: ed è pensabile che egli si stesse preoccupando di
risolvere i difficilissimi problemi relativi ai rifornimenti (acqua,
soprattutto!) in terra africana, prima di farlo.
Fu invece Mussolini a spingerlo, anche
con minacce (diario di Ciano: “... se non attacca per lunedì sarà
sostituito”) che lo costrinsero ad obbedire con le note
conseguenze.
Ecco un ulteriore errore da addebitare
allo stratega Mussolini.
Giovanni Zannini
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