Ecco il testo dell'intervista che Carlo Ravetti, vincitore del prestigioso Premio Letterario “Prealpi” ha rilasciato a Nico Fanni della “Gazzetta del Nord”.
“Ravetti, una bella soddisfazione vincere, a soli 25 anni, il “Prealpi”, bruciando sul filo autori di grido già affermati. A quale modello letterario si ispira? Quale l'autore che ha maggiormente influito sulla Sua formazione?”
“Non seguo alcun modello letterario né mi sono mai ispirato ad alcun autore. Anzi, Le dirò, ho sempre evitato con cura la lettura di opere di quelli che vanno per la maggiore proprio per proteggere la mia vena originaria da ogni pericolo d'inquinamento. Ed oggi posso dire di essere un “unicum” nel panorama letterario non solo nazionale ma anche mondiale perchè nessuno, prima di me, ha scritto come scrivo io. Anche se non escludo che, dopo di me, possano venire altri che, per la mania di avere dei modelli, si mettano ad imitarmi, definendosi magari “ravettiani”.
“Ma come è possibile? Una qualche influenza l'avranno pure esercitata su di Lei gli autori che, per arrivare alla laurea, ha dovuto, obbligatoriamente, leggere!”.
“Le dirò, la mia è stata una battaglia dura, ma l'ho vinta, ed i risultati confermano che è stato bene averla combattuta. Senta, Lei ha mai preso l'olio di ricino? Io ricordo ancora quando, da bambino, mi toccava talora ingurgitare quella disgustosa medicina oggi, per fortuna, quasi del tutto negletta.
Ricordo lo sforzo immane per far sì che il liquido nauseabondo passasse per il cavo orale senza che le papille gustative entrassero in azione e ne rivelassero l'orrendo sapore. Era una tecnica che con il tempo avevo perfezionata cosicchè l'intruglio scorreva dalla bocca nello stomaco leggero, insapore, evitandomi nausea e disgusto.
Ebbene, la mia carriera scolastica è stata una lunga, continua lotta contro tutto quanto potesse attentare alla mia originalità, alla mia innata purezza d'espressione: ed è così che ho potuto restare ed essere l'unico, intatto, scrittore “naif” della letteratura italiana contemporanea”.
“Ma se Lei non ha fatto altro che “schifare” i maestri della letteratura, come ha fatto a laurearsi in lettere, per giunta, a pieni voti?”.
“Glielo ripeto, è stata dura. Una battaglia sottile fatta di sotterfugi, di finzioni, di equivoci. I miei temi ottenevano i voti migliori, erano letti nelle classi a mo' d'esempio suscitando l'ammirato stupore degli insegnanti i quali non riuscivano a capire che li stavo prendendo in giro fingendo ammirazione per ciò che invece detestavo. Ed io, nel mio intimo, soffocavo le risa perchè tutto quanto scrivevo era un falso, non era ciò che sentivo, ma quanto dovevo scrivere per prendere un bel voto: se, infatti, avessi scritto quanto in effetti pensavo in cuor mio, mi avrebbero cacciato. Se poi avessi fatto i miei temi con lo stesso stile con cui ho vinto il “Prealpi”, la laurea me la sarei sognata”.
“Mi chiarisca meglio il discorso dell'olio di ricino”.
“Come Le dicevo, ero riuscito ad ingurgitarlo facendolo scorrere abilmente in gola senza che lasciasse traccia alcuna del suo passaggio. Allo stesso modo, ho saputo sorbirmi anni ed anni di Omero, di Dante, di Ariosto, di Boccaccio, di Tasso, Petrarca, Manzoni, D'Annunzio, Pascoli, Carducci e così via, senza che nulla di essi mi rimanesse appiccicato al cervello, senza che essi riuscissero a turbare la mia vena, ad influenzare il mio stile, ad inquinare la mia originalità. Insomma, caro Fanni, per non essere plagiato: ed ancor oggi evito con cura tutto quanto sa di letteratura che considero un attentato alla mia autenticità”.
“Ma qualcosa leggerà pure...”.
“Si, i fumetti: quelli, almeno, non inquinano”.
Nessun commento:
Posta un commento