Rientrato, dopo lo scoppio della guerra, in Italia dalla Russia
ove si era recato per lavoro, Arturo Zannini da Borso del Grappa,
classe 1887, è arruolato ed assegnato il 17 novembre 1915 al 1°
Reggimento Granatieri di Sardegna. Inviato in zona di guerra nel
febbraio 1916, partecipa come soldato semplice ai duri
combattimenti sull'Altopiano di Asiago, sul S.Michele e, infine, da
ufficiale, sull'Hermada ove il 10 giugno 1916 è ferito ad un
ginocchio e quindi trasferito per cure all'Ospedale Vignola di
Milano.
Durante la malattia e la convalescenza è “ispirato” scrive
in una sua lettera, “dal valore dei nostri piloti”, ed è
desideroso di “tutelare con le mie ali i granatieri” nelle
trincee ove ha a lungo combattuto. Perciò, appena guarito, chiede
ed ottiene di entrare a far parte del nuovo “Corpo Aeronautico
Militare” all'epoca ancora dipendente dall'Esercito: solo il 28
marzo 1923, infatti, veniva istituita la “Regia Areonautica”come
Arma indipendente da Esercito e Marina.
Il corpo era composto da ufficiali provenienti dalle diverse armi
dell'esercito che mantenevano le proprie divise caratterizzandosi
solo per un'aquila sul braccio destro. Il ten.Zannini potè così
continuare a fregiarsi degli alamari (un girocollo bianco, residuo
delle sgargianti divise dei granatieri creati da Vittorio Amedeo II
di Savoia) che nella sua corrispondenza definisce “sacri” così
come li esaltava all'epoca lo spirito di corpo dei granatieri.
Inizia così il 5 aprile 1918 la sua scuola di volo presso il
“Battaglione scuola aviatori” del campo d'aviazione di Venaria
Reale (Torino) ed il “Libretto personale di volo” rintracciato
fra le carte custodite dal figlio, costituisce un prezioso documento
sugli inizi dell'aviazione militare italiana.
Il rischio per i partecipanti alla scuola era altissimo (si parla
di un rischio morte del 35% e forse più) causato e dalla scarsa
affidabilità dei velivoli e dall'accelerata istruzione degli allievi
per fornire al più presto uomini al nuovo corpo solo recentemente
costituito.
“Cappellano Militare e ambulanza della Croce Rossa erano sempre
presenti in areoporto al bordo delle piste” ricordava Zannini. Ed
in proposito citava come, rientrato, un pomeriggio, da una breve
commissione a Torino, ebbe la traumatica notizia della morte del
collega con il quale condivideva la camera, dalla divisa insanguinata
gettata con noncuranza militaresca, sul suo letto.
Gli incidenti si verificavano soprattutto in fase di atterraggio,
ed il “Libretto di volo” del giovane allievo ne attesta uno,
fortunatamente non grave, avvenuto l'8 maggio nel corso della lezione
n.23. L'istruttore annota infatti:”Qualche volta atterra picchiato.
Arriva lungo e va contro un altro apparecchio rompendo un rotatore ed
un montante”.
Il programma didattico prevedeva inizialmente il “rullaggio”
a bordo della carlinga di un aereo privo di ali (definito in gergo
“Checca”) sul quale l'allievo vagolava sul campo per prendere
confidenza con il motore ed il timone di direzione.
Successivamente, il rullaggio su veri aerei, il “Bleriot“ (36
HP) ed il “Caudron” (ben 80!), poi, il 27 aprile, il primo
“decollaggio”: la strada del cielo si è aperta. E si vola : la
quota raggiunta l'11 maggio è di 400 metri; il 13 si sale a 800; il
20, a 1050; il 21, nello stesso giorno, in tre lezioni, si
raggiungono i 1300 metri, poi i 1500, infine, i 2200.
Così, in 41 giorni, dopo 45 lezioni e 6 ore e 53 minuti di volo,
l'allievo ottiene il 1° Brevetto di pilota il giorno 23 di maggio.
Per perfezionarsi è trasferito, alla stessa data, al campo di
Cascina Costa (vicino a Busto Arsizio) ove dal 29 maggio al 17 luglio
vola su aerei “Aviatich” e “Nieuport” ottenendo il 2°
Brevetto, dopo di che è di nuovo trasferito sul campo di Furbara
(vicino a Roma) per lezioni di acrobazia e tiro su sagome in mare
ove Zannini, tutto preso dalla mira, sta per finire, e solo una
brusca virata ed il suo sangue freddo lo salvano.
Ottenuto il 30 agosto il 3° Brevetto, il tenente pilota Arturo
Zannini è pronto per l'impiego ed il 23 settembre è destinato al
Campo d'Aviazione di Terni al comando della 306a squadriglia:
l'ordine è di opporsi a possibili incursioni nemiche miranti a
colpire le famose acciaierie ove si costruiscono i cannoni tanto
necessari al fronte.
Il 4 novembre la guerra finisce, ed il Ten.Arturo Zannini, inviato
in congedo il 26-8-1919 sale per l'ultima volta sul suo fedele
“Nieuport” che, ricorda fieramente, “porta dipinta sull'ala
l'aquila che fra gli artigli ghermisce i Sacri Alamari sormontati
dalla fiamma del I Reggimento Granatieri”.
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