La
conquista della Palestina da parte del popolo ebreo è esaltato nella
Bibbia come episodio glorioso e segno della benevolenza divina.
Eppure
si trattò di una grave ingiustizia: la lotta del popolo ebreo per
impadronirsi di territori abitati da altri popoli considerati nemici
da sconfiggere e sterminare per far posto al loro.
Le
pagine della Bibbia grondano di elogi per le battaglie sostenute
dagli ebrei e da espressioni di ammirazione per il loro coraggio
nello sconfiggere i nemici, in realtà popoli che cercavano
disperatamente di salvare la propria libertà ed il diritto di
esistere nella loro terra.
Val dunque la pena di seguire
quella che si potrebbe chiamare la “Prima Campagna di Palestina”
combattuta secoli fa dagli ebrei provenienti dall'Egitto per
impadronirsi della terra promessa loro dal Signore.
Dopo la lunga marcia nel deserto
guidati da Mosè in continuo contatto con il Signore che li guida
dall'alto, essi raggiungono finalmente il fiume Giordano: ma qui
Mosè, dopo aver avvistato da lontano la meta tanto agognata, muore.
Allora, il comando del popolo e
dell'esercito che lo accompagna passa a Giosuè ( figlio di Nun,
ministro di Mosè) ed il Signore lo invita a passare il fiume.
Prima, però, Giosué manda
avanti due esploratori per rendersi conto di come stanno le cose al
dilà del fiume, e quelli trovano accoglienza presso Raab, “una
donna” dice la Bibbia, “di malaffare”, ma molto generosa,
presso la quale “riposarono” per tutto il tempo della loro
missione, ragione per cui quale compenso per l'ospitalità offerta
ottiene l'assicurazione che non avrebbe avuto alcuna seccatura una
volta che fossero arrivati gli ebrei vincitori.
Intanto i due esploratori,
felicemente rientrati, riferiscono a Giosué che tutti gli abitanti
al dilà del fiume “erano abbattuti dallo spavento” dovuto alla
fama di grandi guerrieri di cui godevano gli ebrei che stavano per
attaccarli.
Tranquillizzato, Giosué si
prepara all'attraversamento, ma il fiume è ingrossato dallo
scioglimento delle nevi del monte Ermom, per cui l'impresa é
oltremodo difficoltosa: che fare?
Ci pensa il Signore a trarlo
d'impaccio. Memore della strategia usata sul mar Rosso per far
fuggire gli ebrei dall'Egitto, utilizza lo stesso metodo per far loro
attraversare il Giordano. Per questo incarica i sacerdoti che portano
“l'arca dell'alleanza” di metter piede nell'acqua del Giordano,
ed ecco che “le acque che scendevano di sopra si fermarono in un
sol luogo alzandosi come un monte (una vera e propria montagna
d'acqua - n.d.a.)...e quelle che andavano in giù seguitarono verso
il mare del deserto (detto ora Mar Morto) e sparirono del tutto”.
In tal modo “tutto il popolo passò per il letto disseccato del
Giordano” assieme a 40.000 dei 100.580 soldati che formavano
l'esercito degli ebrei, mentre gli altri 60.580 restarono a difendere
da eventuali aggressioni la Transgiordania già conquistata.
Da parte sua il Giordano, appena
i sacerdoti con l'arca dell'alleanza furono usciti dal fondo
disseccato, riprese il suo corso regolare.
Finalmente, la terra promessa è
a portata di mano! All'attacco, dunque: primo obbiettivo, la città
di Gerico.
Per la verità, non é gran
fatica conquistarla, perchè grazie all'arca dell'alleanza che vi
aveva fatto molti giri attorno, alle potenti trombe di robusti
sacerdoti ed alle grida altissime di tutti gli ebrei come ordinato da
Giosué, “le mura caddero subito” ed allora gli ebrei “uccisero
tutto quello che vi era, dall'uomo alla donna, dal fanciullo al
vecchio. Misero a fil di spada anche i buoi , le pecore, gli
asini...e diedero fuoco alla città ed a tutto quello che vi era
dentro eccettuato l'oro, l'argento, i vasi di rame e di ferro che
consacrarono all'erario del Signore.” .
Ma i vincitori mantengono la
parola, e salvano la vita a “Raab meretrice con tutti quelli che
sono in casa con lei ...perchè essa nascose gli esploratori da noi
mandati”. Non solo, ma apprendiamo pure, da una nota in calce alla
suddetta Bibbia, che “la famiglia di Raab verrà ammessa a far
parte del popolo d'Israele” e che “é ritenuta dai Padri come
una figura della Chiesa”.
L'offensiva procede. Da Galgala,
che é la base operativa ove ha posto il suo quartier generale,
Giosué punta sulla città di Ai per la quale il Signore ordina di
fare tutto quello che era stato fatto alla città ed al re di
Gerico: unica eccezione, questa volta, non dovevano accoppare gli
animali.
E così avviene: tutti i 12.000
abitanti di AI, fra donne e uomini, sono uccisi e, in più, il re
sconfitto è crocifisso ed a sera il cadavere é gettato
all'ingresso della città e ricoperto da un mucchio di sassi
E' la volta di Gabaon i cui
abitanti, atterriti dalla fama guerriera degli ebrei, si arrendono
ed anzi si alleano con loro suscitando la reazione dei re di Ebron,
di Ierimot, di Lachis e di Eglon che muovono contro di loro per
punirli. Ma anche questa coalizione viene sonoramente battuta dagli
ebrei che riducono a pezzi gli avversari, e quelli che scampano
sono fatti fuori dalle pietre che il Signore scaglia dal cielo su di
loro.
I cinque re sono scoperti in una
caverna, impiccati e poi sepolti proprio nella caverna nella quale
avevano tentato di salvarsi.
La “Campagna” militare di
Giosué prosegue vittoriosa, tutti i 31 re , elencati ordinatamente
come in un moderno bollettino di vittoria, sono sconfitti e uccisi,
ed alla fine tutta la Palestina è in mano agli ebrei.
Missione compiuta.
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Abbiamo riassunto il “Libro di
Giosué” (scritto, secondo la Bibbia dei Paolini Ed. 1945, non
prima del regno di Davide - 1012/972 - e non dopo l'epoca del re
ACAB – 878/857 -) che narra la storia dell'occupazione della
Palestina da parte degli ebrei sotto la direzione prima di Mosé e
poi di Giosué, sempre guidati dall'alto dal Signore.
Dalla sua lettura abbiamo appreso
interessanti informazioni che val la pena commentare.
Anzitutto: il fatto straordinario
delle acque del Mar Rosso che si aprono per far passare gli ebrei
in fuga dall'Egitto, si verifica tal quale con il fiume Giordano le
cui acque sono bloccate fino a che gli ebrei son passati sul suo
letto disseccato per conquistare la “terra promessa”. Forse
pochi lo sapevano.
Poi, che lo stato d'Israele, il
popolo prediletto del Signore, è sorto sul genocidio degli abitanti
di Gerico, Ai, Maceda, Lebna, Lachis, Gazer, Eglon, Ebron, Dabir,
Asedot e di molte altre città, tutti passati a fil di spada assieme
ai loro re “senza lasciarvi alcuno” e uccidendo “tutto quello
che poteva respirare”.
Fortunati i cittadini di Gabaon
che salvarono la pelle impegnandosi però per tutta la vita a
“tagliar legna e portar acqua...a servizio di tutto il popolo”
d'Israele.
Circa la famosa frase pronunciata
da Giosué “fermati o sole!” - che così grande importanza ebbe
nel processo a Galileo Galilei – riteniamo sia stata motivata dal
fatto che con il permanere più a lungo della luce solare, la
mattanza degli Amorrei sarebbe riuscita meglio.
Infine, non può non stupire
quel Signore che, in continuo contatto verbale con loro, guida dal
cielo l'invasione degli ebrei in Palestina proteggendoli ed
incitandoli ad agire con feroce determinazone.
S.Agostino, di fronte a passi
della Bibbia che suscitano perplessità, dice: ”Qui, o c'è uno
sbaglio di copista, o il traduttore non ha reso bene l'originale, o
io non capisco”.
E noi siamo di quelli che non
capiscono perchè un Signore che dovrebbe essere saggio, giusto,
buono e misericordioso, abbia potuto appoggiare e guidare un'impresa
così violenta e criminale che rammemora altre invasioni ed altri
eccidi avvenuti tanti secoli dopo, giustamente condannati dal mondo
intero.
Padova 25-4-2015 Giovanni Zannini