lunedì 29 settembre 2014

Nella prima Guerra Mondiale - GRAZIE AI RUSSI ALLEATI GENEROSI

IL 21 giugno 1916 l’arciduca Eugenio d’Asburgo comandante della  11° e 13° Armata austriaca inviò ai suoi soldati impegnati nella Strafexpedition (l’offensiva punitiva contro l’Italia accusata di tradimento nei confronti dell’Austria) un proclama nel quale si affermava tra l’altro:”…Proprio quando vi accingevate… alla   battaglia  che doveva aver ragione dell’ultima linea nemica  sui monti ed aprirvi  completamente la via per la pianura, con la morte nel cuore dovetti ordinarvi di fermarvi … Considerazioni di livello superiore hanno richiesto da voi questo sacrificio in  modo che i confini della nostra grande Patria potessero meglio essere difesi in un  altro teatro di guerra…“.
Ma quali erano  le “considerazioni di livello superiore” che avevano fermato la corsa dei soldati austriaci
 (sorpresi ed increduli degli ordini ricevuti) verso la pianura padana  che si apriva, dalle ultime balze dell’altopiano, ai loro occhi avidi di vittoria e di prede? 
Per rispondere a tale interrogativo occorre, esaminando il panorama della 1° guerra mondiale nel 1916, spostarsi dal fronte sud che dalla Svizzera giungeva al mare, ove si fronteggiavano italiani ed austriaci,  a quello orientale che si estendeva dal Baltico alla Romania ove gli austriaci si dovevano difendere dai russi.
E’ qui, infatti,  che si verificarono quegli avvenimenti che determinarono indirettamente il fallimento della Strafexpedition e la fine di un’avanzata austriaca, che pareva inarrestabile.
Sul fronte russo, dopo i primi successi ottenuti,  era prevalsa negli austriaci  la sensazione che  l’esercito russo non costituisse più un grave pericolo a causa delle gravi perdite ad esso arrecate, e ciò li portava ad escludere  la possibilità che essi prendessero iniziative offensive.
Questa erronea supposizione indusse il Quartier Generale austriaco a trasferire nella primavera del 1916 da quello russo al fronte sud,  nel  Trentino e sull’Altopiano di Asiago, le sue migliori divisioni (quelle miste - in sigla K.u.K. – composte da soldati austriaci ed ungheresi, ben diverse da quelle composte da soldati  slavi cechi e ucraini  politicamente poco  affidabili perché la Russia, tramite il panslavismo, aveva un pericoloso potere di attrazione nei loro confronti),  e gran parte dell’artiglieria per rinforzare  quella  Strafexpedition che avrebbe dovuto dare una dure lezione agli italiani e punirli per il loro tradimento.      
Ma tale situazione fece scattare l’alleanza  stipulata fra Italia, Francia, Inghilterra e Russia in base alla quale sarebbe stato portato aiuto all’alleato il cui territorio fosse stato invaso dal comune nemico:  e da parte sua la Russia onorò tale impegno dando inizio nella tarda primavera del 1916 ad un’offensiva in Bucovina  avente lo scopo di  alleggerire la pressione austriaca nel fronte sud contro l’alleato italiano, e che pose in pericolo i confini stessi dell’Austria.
L’offensiva russa ottenne un inaspettato successo iniziale contro l’esercito austriaco  imprudentemente debilitato   dal trasferimento delle sue migliori truppe (soprattutto austriaci e magiari) e di gran parte dell’artiglieria, sul fronte italiano. Truppe e artiglieria precipitosamente ritirate dal fronte italiano e ritrasferite in tutta fretta sul fronte orientale (si pensi ai problemi organizzativi derivanti dai ripetuti  spostament di grandi masse di militari) per fronteggiare l’imminente pericolo russo, con evidente sollievo sul fronte italiano con il fermo  di una   Strafexpedition che pareva inarrestabile. 
Ebbe così inizio, sul fronte orientale,  la “Battaglia di Luck” (località della Bucovina) che dal giugno all’ottobre del  1916 costituì una delle più grandi su tutti i fronti della 1° guerra mondiale, con una spaventosa perdita di vite umane: pur fra dati discordanti, si parla di un milione e duecentomila fra morti e feriti nell’esercito russo e di due milioni nell’esercito degli imperi centrali.                         
L’attacco russo aveva avuto un completo successo iniziale con l’apertura di una breccia ampia 85 chilometri e profonda 48 che nella sua  avanzata poneva in pericolo la stessa patria austriaca. Ma, alla fine, l’offensiva   esaurì il suo slancio e per la tardiva resistenza avversaria che, come visto sopra,  aveva in fretta e furia fatto rientrare le sue truppe migliori dal fronte italiano, e per la mancata collaborazione delle altre  armate russe  che restarono pressoché inattive.
A seguito di ciò il successo iniziale si tramutò in una battaglia di esaurimento nella quale i russi subirono perdite enormi  che influirono sul morale delle truppe turbate anche dalle  voci inquietanti che provenivano dal fronte interno e che alla fine portarono alla drammatica resa della Russia nel 1917.
E’ dunque doveroso manifestare riconoscenza alla Russia  di allora per  il sacrificio di così tanti suoi soldati morti nella “Battaglia di Luck” che provocò l’arresto di quella   Strafexpedition in procinto di dilagare nella pianura padana e, forse, di compromettere l’esito finale dell’immane conflitto.           Giovanni Zannini
                                                                                                                          

 



  
  







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