Fra le molte specializzazioni create dalle esigenze
della II guerra mondiale, il “depistaggio” costituì un’arma insidiosa e poco conosciuta ma che contribuì spesso in
maniera determinante al successo delle
battaglie dell’una o dell’altra parte.
Suo scopo era quello di ingannare il nemico inducendolo,
con informazioni fuorvianti, a comportamenti che alla fine avrebbero giovato a chi aveva
ideato il “depistaggio”.
Molto personale intelligente, preparato, colto e
munito di una buona dose di fantasia operò nei quartier generali al servizio di
generali ed ammiragli che chiedevano ad essi di trarre in inganno il nemico per
facilitare i loro piani di battaglia.
Citiamo, ad esempio, due “depistaggi” che contribuirono decisamente al
successo delle armi alleate in Normandia ed in Sicilia.
Il primo, denominato “Operazione Forbice”, ebbe lo
scopo di far credere nel 1944 ai tedeschi, ormai convinti della sua
ineluttabilità, che lo sbarco sarebbe avvenuto in una località diversa da
quella in cui effettivamente ebbe luogo.
A tale scopo, per convincerli che essi sarebbero
sbarcati in Francia attorno a Calais,
gli alleati concentrarono sulla opposta riva inglese gran numero di carri armati e di altri mezzi
corazzati, autocarri e velivoli, che la
ricognizione aerea tedesca avvistò e segnalò ai propri comandi i quali si affrettarono
a rinforzare le difese attorno a Calais sottraendo così energie in altri punti
della costa francese .
Si era però trattato di un tranello in cui i pur
abili osservatori tedeschi erano caduti, perché in realtà il concentramento di materiale bellico da loro
avvistato sul suolo inglese era costituito da sagome gonfiabili di gomma perfettamente
riprodotte.
Gli alleati, come si sa, sbarcarono poi vittoriosamente
in Normandia (Operazione Overlord – signore supremo -) il 7 giugno 1944 a costo di enormi sacrifici che sarebbero certamente stati assai maggiori ove
le difese tedesche avessero potuto avvalersi anche dell’aiuto di quanti, beffardamente, erano stati invece spediti a
Calais.
Un altro
depistaggio (“Operazione Mincement”)
fu studiato dagli alleati per provocare un alleggerimento delle difese
tedesche in Sicilia in vista dello sbarco sull’isola (denominato questa volta “Operazione
Husky”) che avvenne nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1943.
In vista di ciò, già nell’aprile 1943 essi
trovarono il modo di far ripescare dai tedeschi nelle acque spagnole il
cadavere di un giovane ufficiale inglese, il trentenne maggiore William
Martin precipitato in mare con il suo
velivolo mentre si dirigeva verso il Comando Generale Alleato nell’Africa del
Nord.
Addosso a lui i tedeschi trovarono documenti ritenuti attendibili comprovanti
che uno sbarco alleato sarebbe avvenuto
in Sardegna con uno sussidiario in Grecia
o in altro punto del Mediterraneo occidentale, ma non in Sicilia.
Conseguentemente, i tedeschi trasferirono una divisione
corazzata dalla Francia alla Grecia sulle cui coste installarono diverse batterie costiere e nelle
cui acque collocarono campi di mine.
Oltre a ciò, dalla Sicilia fu trasferito in Grecia
un gruppo di dragamine ed un’unità corazzata fu inviata in Corsica per
fronteggiare il preannunciato sbarco in Sardegna.
Inutile dire che il cadavere ripescato dai tedeschi
non era quello del fantomatico magg. William Martin (ma gli inglesi, dove
l’avevano preso? Innegabilmente, una trovata piuttosto macabra, anche se la
guerra ci ha abituati a questo ed altro…) ma grazie a lui gli alleati sbarcati
in Sicilia trovarono una resistenza che, senza il contributo di questo benemerito, sconosciuto defunto, sarebbe certamente stata più
accanita.
Giovanni Zannini
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