La colossale serie di bombardamenti aerei tedeschi
dalla metà del 1940 fino ai primi mesi del 1941 sul territorio inglese diede origine a quella “Battaglia d’Inghilterra” nella
quale furono studiati e sperimentati sia da parte inglese che tedesca nuovi
mezzi di offesa e di difesa basati su
metodi convenzionali, ma anche raffinati sistemi di navigazione aerea frutto di
studi e ricerche scientifiche approfondite che, come di consueto, ebbero poi, a
guerra finita, pacifiche applicazioni. Una guerra che Churchill definì nelle
sue memorie “magica”, che segnò il
“trionfo della scienza britannica”.
Ricordiamo, anzitutto, l’utilizzo da parte inglese
di nuovi lanciarazzi contraerei che, meno sofisticati rispetto ai convenzionali
cannoni antiaerei, furono fabbricati con
molta facilità e rapidità in grandissimo numero avendo altresì il vantaggio di
essere utilizzati anche da personale meno qualificato degli artiglieri: ed
infatti furono affidati anche ad uomini
della Guardia Nazionale.
I razzi giungevano ad un’altezza equivalente a
quella dei proiettili contraerei, ma, rispetto ad essi, avevano il vantaggio di
contenere una carica esplosiva assai maggiore: e l’installazione di mastodontiche
batterie composta ciascuna da 96 lanciarazzi diede un importante contributo
alla vittoria inglese nella “Battaglia d’Inghilterra”. Infatti la quantità di
colpi necessaria per abbattere un
aereo era di poco superiore a quella
richiesta dai cannoni contraerei, enormemente più costosi e scarsi.
Ma l’urgenza di provvedere alla difesa inglese
contro la massiccia offensiva aerea tedesca produsse un ulteriore, inedito
sistema di difesa antiaerea: le mine.
Per la verità, il, chiamiamolo così, “merito” di
utilizzare le mine marine nella guerra aerea fu proprio dei tedeschi i quali
per bombardare Londra, sganciavano, nei primi tempi, mine marine di peso e
potenza esplosiva mai trasportati fino ad allora su aerei. E ciò,
evidentemente, per il fatto che essi non disponevano, allora (secondo semestre
del 1940), di quelle micidiali bombe che
furono successivamente costruite con un potere distruttivo eguale e forse
addirittura maggiore di quello delle mine marine, bombe che poi gli alleati
utilizzarono senza risparmio nei loro bombardamenti sulla Germania.
Mine, si aggiunge, che non erano sganciate
direttamente dagli aerei incursori, ma
da essi liberate in cielo appese a paracadute per ottenere un maggior risultato
terroristico sulla popolazione.
Dei loro effetti distruttivi parla lo stesso Churchill nelle pagine 47 e 48 del 4° volume della sua opera in 12 volumi "La seconda guerra mondiale" - che gli valse il premio Oscar per la letteratura 1953 e dalla quale sono tratte le informazioni del presente articolo -, allorchè accorse per constatare i gravissimi danni provocati da un proiettile tedesco sganciato durante un'incursione:" La bomba era caduta a Peckam. Era una grossissima bomba: probabilmente una mina terrestre. Aveva completamente distrutto venti o trenta casette a tre piani e aperto un considerevole spiazzo in quel quartiere di povera gente...C'era un enorme cratere forse largo una quarantina di metri e profondo 6 o 7. Tutto inclinato da una parte, proprio sull'orlo delle rovine, c'era un ricovero Andersen e fummo accolti sulla sua soglia sbrecciata da un giovane con la moglie e tre bambini tutti illesi ma palesemente intontiti...". La folla grida:" Rispondiamogli a tono! Che provino anche i tedeschi queste cose!". E allora una terribile promessa: "Mi assunsi di provvedere a che il loro desiderio fosse soddisfatto...Il debito fu pagato in misura 10 volte, 20 volte superiore nei terribili bombardamenti continui delle città tedesche con le bombe che si facevano sempre più pesanti e gli esplosivi sempre più potenti. Certo, il nemico fu ripagato a usura".
E' la tremenda logica della vendetta e della rappresaglia e Churchill, conscio della enormità e drammaticità della scelta fatta, conclude con un drammatico "Ahimè, povera umanità" che racchiude tutto il suo dramma per aver dovuto aderire a questa spietata legge di guerra.
Ma l'impiego delle mine marine utilizzate dai tedeschi nei bombardamenti aerei si ritorse ancora una volta contro di loro ed “ispirò” la fantasia degli inglesi i quali pensarono che posizionando le mine in cielo si sarebbe ottenuto contro gli aerei lo stesso risultato che in mare si ottiene contro le navi: ed escogitarono le “mine aeree”.
E' la tremenda logica della vendetta e della rappresaglia e Churchill, conscio della enormità e drammaticità della scelta fatta, conclude con un drammatico "Ahimè, povera umanità" che racchiude tutto il suo dramma per aver dovuto aderire a questa spietata legge di guerra.
Ma l'impiego delle mine marine utilizzate dai tedeschi nei bombardamenti aerei si ritorse ancora una volta contro di loro ed “ispirò” la fantasia degli inglesi i quali pensarono che posizionando le mine in cielo si sarebbe ottenuto contro gli aerei lo stesso risultato che in mare si ottiene contro le navi: ed escogitarono le “mine aeree”.
Le mine, scrive Churchill, erano seminate da razzi lanciati
da aerei inglesi, o semplicemente
portate alla quota stabilita (fino a 6000 metri) da palloni ed in tal modo si creava una cortina di mine aeree in grado di
esplodere allorchè il cavo lungo 200 metri che le teneva appese al pallone portante fosse stato urtato dai velivoli
incursori.
In sostanza una evoluzione dei palloni frenati che
non avevano però potere esplosivo, e che non potevano raggiungere alte quote.
Churchill precisa che questo sistema non fu
utilizzato su scala molto vasta perché la produzione di mine si arrestò con il
cessare dei bombardamenti tedeschi; ma, aggiunge, “fu una sorpresa ed una
fortuna che i tedeschi non sfruttassero
questo tipo di difesa contro i nostri bombardieri negli ultimi tre anni di
guerra. Anche pochissimi apparecchi “posamine” sarebbero stati in grado di
creare e mantenere un campo di mine nel cielo
d’ogni città tedesca: cosa che avrebbe mietuto vittime sempre più
numerose tra i nostri bombardieri…”.
Ma la Battaglia d’Inghilterra si svolse anche su di
un piano ancor più raffinato, tecnico e scientifico, che le valse l’appellativo,
creato da Churchill, di “guerra magica”.
Gli inglesi si erano accorti che i bombardieri
nemici raggiungevano i loro obbiettivi non solo di giorno ed in condizioni atmosferiche
ottimali, ma anche di notte ed in caso di nebbia.
A seguito di attente indagini il mistero fu
svelato: gli aerei nemici erano guidati da un raggio radiocomandato da essi
chiamato “Knickebein” seguendo il quale gli aerei giungevano sull’obbiettivo e
che, dopo un ulteriore perfezionamento, segnalava anche il momento propizio per lo sganciamento.
In sostanza, scrive Churchill, “i piloti germanici
seguivano il raggio come il popolo germanico seguiva il Fuhrer”; ossia, in
altra parole, essi seguivano un comodo binario che li portava dritti
sull’obbiettivo.
Gli inglesi furono allora costretti a trovare quello che in termini
schermistici si chiama “la contraria” (la manovra difensiva per annullare le
mosse dell’avversario) e riuscirono a creare un sofisticato sistema di contrasto chiamato
“raggio scisso” (in inglese “split beam”) in grado di deviare il “raggio
Knickebein” e, quindi, di portare i piloti tedeschi fuori dal loro comodo
binario. Ed il sistema deve aver dato
ottimi risultati dal momento che Churchill, sornione, informa, a conferma, che “un
bombardiere germanico atterrò volontariamente
nel Devonshire credendo di essere in Francia”.
Oltretutto, il “Knickebein” ottenne un risultato
diverso da quello voluto e si rivolse contro i suoi stessi ideatori perché gli
inglesi, una volta intercettato il raggio,
furono in grado di scoprire da
dove stavano arrivando i bombardieri nemici, ed anche la loro destinazione, con
evidente vantaggio per la loro difesa antiaerea.
Ma lo “stress” causato agli inglesi dalla necessità
di opporsi ai bombardieri germanici, ebbe altri aspetti positivi dal punto di
vista difensivo.
Un ottimo risultato fu ottenuto anche da una specie
di radar, chiamato, in codice, “A.I.” – e da Churchill battezzato “The Smeller” (il Segugio) - installato su aerei biposto “Blenheim” e “Beaufighter” nei quali l’osservatore
manovrava il radar dirigendo il velivolo
fino a quando l’apparecchio nemico era avvistato e poteva esser preso di mira
dal pilota con le armi di bordo: solitamente, di notte, ad un centinaio di
metri di distanza.
A quel punto i piloti britannici, con le loro
terribili batterie di otto mitragliere alle quali in breve tempo si sarebbero aggiunti micidiali cannoncini, non davano
scampo.
Insomma, coraggio, spirito di sacrificio,
patriottismo, ma anche tecnica, ricerca, innovazione: ecco cosa consentì agli
inglesi di vincere la “Battaglia d’Inghilterra”.
Giovanni Zannini
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