LE FOIBE, QUANDO
L’ODIO GENERA ODIO
Riporto qui di
seguito la corrispondenza intercorsa fra la D.ssa Italia Giacca, Presidente del
Comitato provinciale di Padova dell’ Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia (A.N.V.G.D.), ed il sottoscritto a seguito del mio intervento dopo la proiezione
- promossa l’11 febbraio 2012 dall’associazione stessa presso il Centro
Culturale Altinate/S.Gaetano - del film “Cuori senza frontiere”.
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“””
Padova 15/4/2012
All’Egregio Signor
PRESIDENTE della A.N.V.G.D.
Viale Cavallotti
n.2
35124 - PADOVA
In occasione della proiezione del bel film “Cuori
senza Frontiere” proiettato l’11 febbraio scorso, ad iniziativa della Sua
Associazione, presso il Centro Culturale Altinate/S.Gaetano, presi la parola per esporre il mio pensiero
sulle vere cause delle foibe, e ancora
mi brucia che l’ intervento abbia meritato, da parte di una signora, l’accusa
di negazionismo e, peggio ancora, di giustificare le infamie compiute
dall’Esercito di Liberazione Iugoslavo nei 40 giorni in cui, malauguratamente,
spadroneggiò a Trieste e nella Venezia Giulia.
In realtà ho affermato,
e qui lo riconfermo, che la
responsabilità dell’immane tragedia abbattutasi su tante vittime innocenti
colpevoli solo di essere italiani, non andava certamente addebitata ai
governanti italiani dell’epoca cui toccò
l’improbo compito di salvare il salvabile
nella drammatica situazione d’inferiorità provocata dalla sconfitta.
Nella realtà, essa
va invece fatta risalire a Mussolini ed a Hitler per aver ordinato l’invasione
della Jugoslavia provocando la reazione dei patrioti jugoslavi insorti – così
come quelli italiani nella guerra di
liberazione in Italia – per difendere la libertà della loro patria.
E furono proprio gli odi ed i rancori accumulati
dai partigiani di Tito contro
gli invasori a scatenare la truce
vendetta delle foibe contro vittime innocenti,
vero crimine contro l’Umanità che purtroppo nessun Tribunale Internazionale ha mai condannato.
Contemporaneamente, contestando che in
passato la stampa abbia taciuto sulle foibe, rivendicai, almeno per quanto
riguarda “La Difesa del Popolo”, il settimanale della Diocesi di Padova con il
quale collaboro, il merito di averne ripetutamente scritto anche prima del mio servizio 13 aprile 1997 qui allegato, solo
recentemente reperito.
La prego gradire, Signor Presidente, i
miei migliori saluti e l’assicurazione della mia piena solidarietà con la Sua
Associazione.
Suo
Giovanni Zannini – Pubblicista
“””
Ed ecco la
risposta della D.ssa Giacca:
“””
Padova 10
settembre 2012
Egr. dr. Zannini
Mentre per la
maggior parte di persone i mesi estivi
sono tempo di riposo e stacco dall’attività, io mi ritrovo tra quelli che rivedono gli eventi trascorsi in vista dei futuri…Mi sono così accorta di
non aver ancora dato risposta al Suo
scritto del 15-4 u.s. e mi scuso per il ritardo.
Veniamo
all’intervento in occasione della
proiezione del film “Cuori senza frontiere”, dove Lei ha espresso il SUO
pensiero sulle cause delle foibe, intervento che ha provocato un’ immediata
replica da parte di una signora membro del nostro Comitato. Anche nello
scritto ribadisce il Suo pensiero, che cioè le cause delle foibe e dell’esodo
sono da attribuirsi “a Mussolini ed a Hitler
per aver ordinato l’invasione della Jugoslavia …e furono proprio gli odi
ed i rancori accumulati dai partigiani
di Tito contro gli invasori a scatenare la truce vendetta delle foibe contro
vittime innocenti…” (sic). Egregio dr.
Zannini, ora espongo il MIO pensiero: il nazifascismo si è macchiato di crimini spaventosi, è stato colpevole di un
genocidio senza uguali, ma ritengo
un’autentica forzatura far risalire a
questi anche la tragedia che ha colpito
noi italiani di Istria, Fiume e
Dalmazia, vittime di persecuzioni titine sfociate
negli infoibamenti e nell’esodo.
Leggo proprio, mi
permetta, una sorta di giustificazione logica nelle parole “e furono proprio
gli odi ed i rancori accumulati…”.
E’ forse lecito
accettare che dei crimini commessi in tempo di guerra vengano poi
vendicati con efferatezze inimmaginabili
a guerra conclusa?
E’ noto, come scrive
lo storico Guido Rumici “con la presa
del potere, nei primi mesi del 1945 da parte delle nuove autorità
jugoslave comuniste iniziarono gli
arresti e le deportazioni di migliaia di persone ad opera dell’OZNA, la Polizia
Segreta Jugoslava, e in tutta la Venezia Giulia una pesantissima cappa di
oppressione e paura avvolse la popolazione”. Aggiungo che le deportazioni e le
uccisioni riguardavano soprattutto
coloro che agli occhi dell’OZNA potevano
rappresentare un possibile ostacolo ai
pian i annessionistici jugoslavi: Tito, nel suo piano, voleva arrivare
all’Isonzo, non dimentichiamo!
E a tal proposito cito le parole di Milovan Gilas,
braccio destro di Tito, poi caduto in
disgrazia “ Nel 1945 io e Kardelj, ministro degli esteri, fummo mandati da Tito
in Istria. Era nostro compito indurre tutti gli italiani ad andare via con pressione di ogni tipo. E
così fu fatto”. A mio avviso si tratta
di una confessione che dovrebbe togliere ogni dubbio sulle cause e sui perché di foibe ed esodo e che mi
portano, senza animosità, ma per amore
di equilibri, a formulare l’equazione: shoah sta al nazifascismo di Hitler e
Mussolini come foibe ed esodo stanno
al comunismo jugoslavo di Tito. Due estremismi, due dittature, un
unico, sia pur diverso, folle progetto di sterminio. E a tal proposito aggiungo
un pensiero tratto dal mio intervento fatto nel Giorno del Ricordo 2011: ”La
follia omicida scatenata dai totalitarismi sfrenati non ha confini, non ha colori non è da una parte più che da un’altra; è
orrore da qualsiasi parte provenga, orrore assoluto, e la nostra potrà dirsi
vera civiltà e vera democrazia quando questo
concetto sarà condiviso, per giungere al
bene assoluto, la pace, attraverso la giustizia. Ancora un cenno su quanto la
stampa in passato abbia dedicato a noi.
Nel dopoguerra c’era un’atmosfera greve, i governanti avevano da ricostruire
un’Italia uscita sconfitta, con le ossa rotte, i mass-media avevano una gittata
contenuta… E forse con tutte queste preoccupazioni si è dimenticato che noi d’Istria, Fiume e
Dalmazia, eravamo italiani, anzi, come
più tardi ebbe a definirci Indro Montanelli, eravamo “italiani due volte, per
nascita e per scelta!”. E forse ci si è dimenticati che noi avevamo pagato per tutti lasciando nella nostra terra divenuta
straniera, i nostri morti nei cimiteri
abbandonati e i nostri morti insepolti perchè infoibati; pagato con lo sradicamento sociale e umano, pagato con il silenzio di sessant’anni (qualche sporadico articolo
qua e là…). Con dignità abbiamo continuato , senza recriminazioni e senza
rivendicazioni: chiediamo, ieri come oggi, solo rispetto per il nostro dolore, e ci
permettiamo di ricordare che proprio
noi, esuli istriani, fiumani e dalmati, con l’abbandono delle nostre terre,
abbiamo spezzato la catena dell’orrore e della vendetta: a nostre spese e per
tutti gli italiani.
Con i migliori saluti - Dr. Italia Giacca – Presidente
“””
A questa lettera ho replicato con la seguente mia:
“”” Alla Gent.ma Sig.ra D.ssa ITALIA GIACCA–Presidente
Sezione padovana della A.N.V.G.D. – Via
Cavallotti n.2 – 35124 – Padova – FAX040/664917
Padova 3.10.2012
Ricevo, Gentile
Signora, la Sua 10 corr. che ho letto con la massima attenzione, La ringrazio
di avermi dedicato un po’ del Suo tempo prezioso sottratto ad un meritato
riposo estivo e, in riscontro:
1) Esprimo la mia più viva solidarietà per gli esuli
istriani, fiumani e dalmati che vanno annoverati fra le troppe vittime incolpevoli di odi scatenati da ogni
guerra specie nelle aree di confine e la
mia ammirazione per aver essi saputo reagire all’ingiustizia subita con grande
forza d’animo e – nonostante gli scarsi aiuti loro potuti dedicare a causa del
caos post-bellico – a costo di duri sacrifici portare nelle terre che li hanno
accolti il contributo della loro operosità e del loro ingegno.
2) Concordo
totalmente nel condannare senza alcuna riserva i crimini commessi dall’esercito di Tito nel periodo dell’occupazione di Trieste che
furono fra i più gravi commessi nella 2°
Guerra Mondiale e che non furono purtroppo adeguatamente puniti dalla giustizia
internazionale.
3) Al Suo quesito “E’ forse lecito accettare che dei
crimini commessi in tempo di guerra vengano poi vendicati con efferatezze
inimmaginabili a guerra conclusa?”- e, aggiungo io, sulle inermi popolazioni –
rispondo: NO, NON E’ ASSOLUTAMENTE LECITO. Ma sappiamo purtroppo che questo
divieto di civiltà non viene troppo spesso osservato perché nella realtà,
violando il sacrosanto concetto cristiano del perdono, l’odio scatenato dalla
maledizione della guerra produce,
inevitabilmente, odio.
4) A questo punto, per un obbiettivo giudizio storico non
posso che confermare quanto già affermato: l’agente provocatore che scatenò
questo odio fra italiani e jugoslavi fu, purtroppo, l’Italia fascista.
Non
fu infatti la Jugoslavia ad attraversare i nostri confini, bensì l’Italia che ,
con l’alleato nazista, violò la sua
neutralità occupandola ed attuando una feroce repressione contro i patrioti jugoslavi e contro le
popolazioni che li appoggiavano, rei di
combattere contro gli invasori, così come i patrioti italiani combatteranno poi contro l’invasore tedesco.
Purtroppo, Gentile Signora, anche se è duro ammetterlo, molti italiani in Jugoslavia , non furono
“brava gente”: basta leggere, fra molti,
il libro di Angelo del Boca (giornalista, già presidente dell’Ordine dei
Giornalisti) dal titolo “Italiani, brava gente?” (Neri Pozza Editore- Vicenza 2005 – 5a
edizione 2011) che dedica all’argomento un capitolo dal titolo “Slovenia, un
tentativo di bonifica etnica”, ricco di bibliografia e di fonti. Da esso traggo
una sola, agghiacciante affermazione del gen. Ribotti: ”In Jugoslavia si
ammazza troppo poco!”. Crede Ella che tutto quanto accaduto si sarebbe
verificato ove non vi fosse stata l’invasione
italiana della Jugoslavia che compromise lo “statu quo” fra le due
nazioni scatenando quell’odio di
cui anche Lei è rimasta vittima?
5) Ultima considerazione. Contesto anche
ingiusta l’accusa al governo dell’epoca
di non aver adeguatamente tutelato gli interessi italiani in sede di trattato di
pace. Esso fece, invece, tutto il
possibile, pur in condizione di netta inferiorità, per arginare le tristi
conseguenze della sconfitta. E cito in
proposito quanto scritto il 3 giugno
scorso sul Corriere della Sera dal noto, autorevole storico Sergio Romano secondo il quale alcune
settimane prima delle elezioni in Italia del 18 aprile 1948 il governo De
Gasperi era riuscito a indurre Inghilterra, Francia e Stati Uniti a rilasciare una ““dichiarazione
tripartita sulla necessità di attribuire
all’Italia l’intero territorio , ossia
la “Zona A” e la “Zona B” “”. Ma nello stesso periodo era avvenuta la rottura
fra l’URSS e Tito cosicchè la triade, per non dispiacere al dittatore jugoslavo
passato nel campo anti-URSS rinunciò a rilasciare la suddetta dichiarazione in
base al vecchio detto per cui “i nemici
dei miei nemici sono miei amici”.
In conclusione, sono
lieto di questa corrispondenza intervenuta fra Lei e me in maniera franca e
civile, ben diversa dal linguaggio offensivo
tenuto nei miei confronti , nella nota riunione, da parte di quella
focosa signora membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione da Lei presieduta.
E di constatare che il Suo patriottismo
ed il Suo amore per l’Italia (attestato dal Suo bel nome) corrispondono perfettamente ai miei.
Le invio i miei saluti – mi permetta - cordiali.
Suo Giovanni Zannini