Non c’è dubbio, il nostro inno nazionale è proprio bello, la musica del M° Michele Novaro è calda, trascinatrice, e costituisce un invito a cantarlo a piena voce assieme agli altri nei momenti in cui ci si sente tutti italiani e tutti fratelli.
Forse, il testo andrebbe un po’ aggiornato, senza offesa per gli avvenimenti gloriosi ed i personaggi che vengono evocati, da Publio Cornelio Scipione Maggiore detto “Scipione l’Africano” che indossando il famoso elmo le aveva date di santa ragione, nel 202 d.c., ad Annibale che aveva invaso l’Italia, alla vittoriosa battaglia di Legnano del 1176 contro il Barbarossa, a Francesco Ferrucci moribondo che nel 1530 ebbe il coraggio di gridare a quel tal Maramaldo che lo stava finendo, “Vile, tu uccidi un uomo morto”; dai Vespri Siciliani che nel 1282 scacciarono gli angioini da Palermo, a Giovanni Battista Perasso detto “Balilla” (un nome oggi un po’ in ribasso per via dello sfruttamento eccessivo che se ne fece in un passato ventennio ) il quale, facendo fischiare nel 1746 il famoso sasso contro gli austriaci ne determinò la cacciata dalla Liguria.
Per cui, dopo aver reso un doveroso omaggio collettivo a tutti gli eroi italiani del passato senza dettagliare troppo, sarebbe forse il caso di dare un’occhiata anche al presente ed al futuro, assegnando all’inno nazionale un significato programmatico volto alla realizzazione di quei sacrosanti principi enunciati nella prima parte della nostra bella costituzione, realizzando in tal modo una significativa e suggestiva simbiosi fra inno nazionale e carta costituzionale della nazione italiana.
Provocando, oltre a ciò, una scossa al carattere ed alla volontà degli italiani ove si mutasse quel “s’è desta” iniziale (sul che sia consentita qualche legittima riserva, dati i tempi che corrono) in un più realistico e stimolante “si desti” , l’ invito ad un virtuoso comportamento civico degli italiani valido per il bene personale dei singoli e quindi della collettività, inneggiando alla pace, alla libertà, alla giustizia, al lavoro, alla cultura, all’onestà, alla solidarietà, alla lealtà, all’onore, al sacrificio, al rispetto degli altri e così via.
In fondo, non saremmo i soli a pensare di aggiornare il testo dell’inno nazionale: i tedeschi , a seguito delle tormentate vicende della sconfitta e del dopoguerra che hanno visto la Germania tagliata in due, ci stanno ancora studiando sopra, come pure la Russia che pare orientata ad una revisione del testo dell’”Inno nazionale della Federazione Russa” approvato dalla Duma nel 2000, appena 10 anni fa.
In ogni caso, il compito che ci attende, ove volessimo aggiornare il nostro Inno Nazionale, è assai meno arduo di quello in cui è impegnata la Spagna.
Se, infatti, in occasione di qualche incontro sportivo internazionale che vede impegnati gli atleti spagnoli, vi accorgete che, mentre la banda suona la “Marcha Real”, che è il loro inno nazionale, quelli fanno scena muta, è perché loro un testo da cantare non ce l’hanno proprio.
Tanto è vero che è stato lanciato un concorso per crearne uno nuovo che possa, tra l’altro, allontanare il sospetto che gli atleti spagnoli siano carenti di spirito patriottico oppure che siano tremendamente stonati.
Giovanni Zannini
Padova 24.3.2011
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