Nel dicembre del 1941 quattro
sommergibili italiani di “Betasom”, la base navale costituita
dall'Italia in Francia vicino a Bordeaux per collaborare con i
tedeschi in Atlantico alla lotta contro le navi che trasportavano
gli aiuti degli Stati Uniti all'Inghilterra, effettuarono una
coraggiosa azione di soccorso nei confronti di marinai tedeschi in
pericolo.
Il comando superiore dei sommergibili
tedeschi aveva infatti disposto che quattro unità (U-A, U-68, U-124
e U-129 ) effettuassero un'azione di sorpresa nelle lontanissime
acque sud-africane (mai prima battute) prospicenti Città del Capo,
potendo contare durante il lungo tragitto sull'assistenza di due navi
appoggio, l'incrociatore ausiliario “Atlantis” e la nave appoggio
“Python” già posizionate all'altezza delle isole dell'Ascensione
e di S.Elena
Ma l'affondamento da parte degli
inglesi di queste due navi costrinse il comando tedesco a sospendere
l'operazione progettata ed a trasformarla in azione di soccorso
dei quattrocentoquindici superstiti dell'affondamento delle due navi
ausiliarie.
I quattro sommergibili accorsi
riuscirono a prendere a bordo i naufraghi, ma dovettero constatare
che ciò aveva appesantito i battelli in modo tale da rendere
difficoltosa la loro manovrabilità, soprattutto l'impossibilità di
immergersi in caso di pericolo, a parte la scarsità di viveri e di
acqua provocata dall'arrivo degli imprevisti ospiti.
La situazione creatasi era dunque di
estremo pericolo: quattro sommergibili tedeschi alla mercè di
qualsiasi nave inglese che avesse avuto la fortuna di intercettarli.
Di fronte alle richieste di aiuto che
continuamente gli pervenivano, l'Ammiraglio Donitz comandante
della flotta sottomarina tedesca, non avendo in Atlantico altro
naviglio in grado di raggiungere velocemente la zona del disastro,
chiese ed ottenne dal capitano di vascello Polacchini comandante
della base italiana di Betasom a Bordeaux, di inviare sottomarini
italiani in soccorso.
Ci si chiede perchè Donitz anziché
far partire per l'operazione di salvataggio propri
sommergibili, preferì far intervenire
quelli italiani e la risposta è che questi ultimi, di dimensioni
maggiori di quelli tedeschi, disponevano, ovviamente, di spazi
maggiori per caricare soccorsi per i naufraghi, e poi imbarcarli.
All'impresa furono destinati i
sommergibili Finzi, Calvi, Tazzoli e Torelli alleggeriti di tutto il
materiale non indispensabile ed anche di parte dell'equipaggio, il
che provocò reazioni degli esclusi evidentemente ansiosi,
generosamente, di partecipare all'avventura.
I sommergibili italiani accolti con
comprensibile entusiasmo, riuscirono a trasbordare su quelli tedeschi
3600 razioni di viveri da guerra, 11 quintali di miglioramento
vitto, 53.700 sigarette, 30 tonnellate di nafta e 2400 chilogrammi
di olio lubrificante, mentre i naufraghi imbarcati furono in totale
.254 con il che i sommergibili tedeschi, sgravati da tale peso,
poterono riprendere regolarmente la navigazione
I sommergibili italiani avevano
percorso circa 5000 miglia marittime ciascuno, il che costituì
l'azione di salvataggio a più lungo
raggio di tutta la storia navale.
Rientrati alla base , i comandanti
delle 4 unità italiane (De Giacomo del Torelli, Giudice del Finzi,
Fecia di Cossato del Tazzoli e Olivieri del Calvi) furono decorati,
in una solenne cerimonia, dall'Ammiraglio Donitz, con la Croce al
Merito dell'Ordine dell'Aquila tedesca con spade di seconda classe.
Giovanni Zannini